giovedì 2 settembre 2010

Perché le monete erano convertibili in oro?

Una nota inviatami in anteprima da Fotogian

Oggi le monete non sono più convertibili in oro mentre un tempo lo erano, o almeno era convertibile la base monetaria. Cosa è cambiato nel frattempo?

Immaginate di andare a fare un viaggio in Giappone. Al ritorno avete in tasca alcune banconote. Andate in banca, le versate sul vostro conto corrente e dopo qualche minuto sul vostro conto sarà accreditato l'equivalente in euro.

In ogni filiale bancaria si trova un foglio, stampato giornalmente, con i nomi delle monete acquistate e vendute e il prezzo a cui la banca compra e vende le diverse monete. Se la banca compra i vostri yen, potrà poco dopo venderli in mercati valutari che ogni giorno scambiano enormi quantità di dollari, euro, yen, franchi svizzeri, ecc. e fissano il prezzo incrociando le innumerevoli domande e offerte di valuta.

Un tempo tutto questo non esisteva. I mercanti che, come Marco Polo, partivano per terre lontane per acquistare beni da rivendere in patria dovevano pagare con beni accettati dai loro fornitori. Un commerciante cinese poteva forse essere interessato a un tessuto europeo? Se la risposta fosse stata sì, il mercante si sarebbe procurato un tessuto da scambiare con altri beni.

Più spesso ciò non accadeva. Il mercante europeo non aveva certezze sulle richieste dei fornitori. Sapeva però che alcuni beni, come l'oro e l'argento, erano accettati ovunque e li usava come merce di scambio, ovvero come moneta.

Fino a quando è stato in vigore il sistema di Bretton Woods prevalevano i cambi fissi. Ogni giorno una divisione della Banca d'Italia, l'Ufficio Italiano Cambi (UIC) riceveva i marchi che le banche compravano dai loro clienti e, dato un certo tasso di cambio fisso, chiedeva alla banca centrale tedesca l'equivalente in lire.

Lo stesso faceva la banca centrale tedesca con le lire ricevute dalle banche tedesche. Se la richiesta di marchi da parte della Germania superava l'offerta di marchi da parte italiana, la banca centrale italiana doveva pagare la differenza in oro o farsi prestare marchi o altre valute accettate dai tedeschi, usando l'oro come garanzia.

Come accadeva secoli prima con i mercanti che partivano per terre lontane, l'oro, l'argento e altri beni erano accettati ovunque e per questo si usavano come garanzia di prestiti o per pagare i debiti di una banca centrale verso un'altra o il debito di uno stato sconfitto in guerra verso i vincitori,

Per questa ragione le monete erano convertibili in oro e le leggi stabilivano un rapporto fisso tra la quantità di moneta in circolazione e le riserve in oro. Se si fosse creata troppa moneta rispetto alle riserve, queste avrebbero potuto risultare insufficienti a garantire i prestiti o il pagamento a favore di un'altra banca centrale.

Poi il mondo è cambiato. All'oro e all'argento si sono aggiunti nuovi beni accettati ovunque come il petrolio e i relativi diritti.

Quindi gli accordi di Bretton Woods sono saltati e i tassi fissi sono stati sostituiti dai tassi di cambio variabili: la domanda e l'offerta delle monete determinano il tasso di cambio. Non ci sono più debiti di una banca centrale verso un'altra dovuta a squilibri, al tasso di cambio, tra domanda e offerta e quindi la convertibilità di una moneta in oro non ha più ragione d'essere.