giovedì 14 luglio 2011

Il debito illegittimo: debtocracy.


La Grecia da paese periferico dell’Europa e acquisto ai tempi supplementari dell’euro (sebbene firmataria di Maastricht non ebbe i requisiti per entrare alla nascita dell’euro  ma entrò due anni dopo) è sempre stata sotto osservazione da parte della commissione europea per gli sforamenti del patto di stabilità riassumibili nel tetto del 3% deifict pubbilco pil.
La crisi internazionale di ottobre 2009 fece peggiorare le stime attestando il deficit al 6%.
Ma passò solo qualche mese e il nuovo governo Papandreu dichiarò sostanzialmente che causa falsificazioni di bilancio a quella cifra prevista in realtà occorreva aggiungere un 1, (deficit definitivo 15,4%) e vennero rivisti in senso peggiorativo di 3 o 4 punti percentuali i deficit degli anni precedenti. Questa verità semplice e banale non è presente o non è ricordata nel film no profit debtocracy  di Aterina Kitidi e Aris Hatzistefanou, ammirevole dal punto di vista dello sforzo (produzione totalmente autofinanziata), ma che in quanto estremamente ideologico per stessa ammissione degli autori, rischia di diventare una zuppa in cui i contorni e le conseguenze vengono scambiati per cause e per fabbricare riscontri che coincidano con il pensiero degli autori.
Tra le cause più o meno imputate dal filmato si può elencare: la tirannia della Germania, dell’FMI, la consulenza di GS, le olimpiadi, l’euro, l’acquisto di cacciabombardieri, l’unione europea, la crisi del consumismo e del capitalismo (che ha colpito tutta la sfera globale ma in default c’è la grecia e non gli altri stati). Il tutto intermezzato da interventi di scrittori, sociologi, attivisti dei diritti umani imbevuti di terzomondismo e nostalgie marxiste con qualche economista in veste più da tifoso di calcio che da tecnico.
Ma andiamo con ordine, cos’è il debito illegittimo?
Di fatto non c’è una risposta esauriente, non esiste una definizione unanimemente condivisa riguardo l’illegittimità dei debiti sovrani di stato. E ancor più importante non esiste una giurisprudenza e un’autorità giudiziaria unanimemente riconosciuta a livello internazionale che certifichi o determini quando un debito non possa essere pagato.
In pratica uno stato insolvente perde credibilità di fronte ai creditori perché istituisce un precedente. Il che pone un’ipoteca sull’affidabilità dello  stato per le future richieste di credito influendo sul costo dei prestiti stessi e rendendo più probabili nuovi deficit che renderanno ancora più difficile la raccolta di nuovo credito e che determineranno un nuovo default. Sono default seriali insomma quando un paese fallisce è probabile che ciclicamente fallisca di nuovo.
Se inoltre noi non parliamo di un appartamento (uno stato), ma di un condominio (la comunità europea o meglio l’euro), si capisce la gravità della situazione e la minor tolleranza che debba essere data alle possibilità di danno del singolo condomino (la Grecia).
Questa banalità sembra dimenticata nel filmato da Lapavistas che come economista si rifugia  nello slogan un po' da ciarlatano  “si salvano le banche europee, mentre impoverisce l’economia greca” la razio degli interventi non è questa e dovrebbe saperlo bene. La realtà è che nessuno ha idea a cosa possa portare il primo default di un paese dell’euro (un paese sviluppato a tutti gli effetti non un paese in via di sviluppo), sia in termini di effetto domino che in termini di futuro credito per l’economia europea e futuri fallimenti seriali e adempiere o no alle scadenze obbligazionarie è tutt’altro che irrilevante.
E il debito illegittimo? Di fatto è una formula che gli stati in default usano per convincere gli investitori che questa volta è diverso, che non si paga non perché insolventi ma perché non si è tenuti a pagare perché quei contratti sono nulli, non perché il governo è inaffidabile ma perché il precedente era inaffidabile corrotto o dittatoriale e non ha nulla a che vedere con quello odierno, non perché il paese non è in grado di rispettare il contratto ma perché non era in grado di rispettare i precedenti contratti assurdi per qualsiasi tipo di economia o governo ma che nulla hanno a che vedere con i contratti che si propongono ora…
Insomma cercare di trasmettere ai creditori accompagnata da motivazioni filosofiche, economiche e morali, un’immagine di separazione tra il prima e il dopo una ripartenza da zero.
Può darsi che in un paese con riserve petrolifere che prima era sotto una feroce dittatura tenuto sotto embargo dalla comunità internazionale, mentre ora è governato da un’autorità riconosciuta, aperto a investimenti stranieri e soprattutto garantito indirettamente dalle maggiori economie occidentali Usa in primis, gli investitori percepiscano chiaramente la separazione (in irak); di certo questo caso non ha nulla a che vedere con il caso greco come erroneamente fa riferimento il filmato nel quale vi era una democrazia corrotta e in deficit prima e lo è pure dopo.
Ma è qui si entra nel merito la diffusa corruzione, l’acquisto di armamenti difficilmente in un futuro sistema giudiziario internazionale possono essere configurati come parametri di illegittimità del debito.
In pratica che credibilità possono avere bond in cui viene scritto sulle note informative “attenzione che se il tasso di corruzione del paese si alza il titolo può non essere rimborsato?”. Magari ci possono essere singoli prestiti tra stati in cui può essere dimostrato un interesse e un’influenza dello stato creditore rispetto a indirizzi di spesa non coerenti con le necessità del debitore, ma è obbiettivamente difficile immaginare parametri standard unanimemente accettati, impossibile se la controparte è un privato.

La realtà è che la Grecia estremizza mali presenti in tutti gli stati anche quelli sviluppati ma che sono di responsabilità propria e non possono essere trasferiti con scuse di illegittimità a soggetti altrui, il resto sono comparse, contorni e conseguenze non cause.
E’ la Grecia che ha falsificato i conti non informando i suoi coinquilini e il mercato della sua salute finanziaria, è la Grecia che ha truccato le carte per entrare nelle catene dell’euro di cui ora si lamenta, è il governo greco che ha chiesto alle banche d’affari strumenti atti a mascherare i deficit di esercizio e a spostarli nel tempo. In un paese dove pure le olimpiadi si trasformano in bombe di deficit pubblici, piuttosto che volani per la crescita economica, dove il fisco è un colabrodo assoluto  la linea vittimistica non può aiutare.
Si può terminare con la seguente frase di Lapavistas: “anche se il debito fosse provato legittimo, la grecia non dovrebbe comunque pagarlo, dovrebbe essere cancellato”.
Pertanto che piuttosto si sostenga la circostanza di fallire per inadempimento o meno senza ipocrisia, ma la richiesta di una commissione nominata e retribuita da chi è a malapena in grado di pagare il suo onorario a causa di quel debito che la commissione stessa deve giudicare se è corretto che chi l’ha nominata lo paghi o meno, è semplicemente una buffonata.
MMST

domenica 10 luglio 2011

Sovranità monetaria applicata: la sucretization

Nel 2008 in piena crisi finanziaria internazionale lo stato dell’Ecuador dichiarò default parziale rifiutandosi di pagare una parte del debito estero del paese contratto in condizioni ritenute dal governo locale illegittime. Pubblicò un apposito lavoro di una commissione governativa di esperti in cui riassume l’origine del debito governativo.
Tra le varie fasi e i vari contratti quello che ora ci interessa è la fase di sucretization ovvero l’atto in cui lo stato dell’Ecuador ha deciso di pagare i debiti delle società ecuadoregne semplicemente stampando moneta (il sucre).
Come gran parte dell’america latina l’ecuador è caratterizzato da un basso tasso di risparmio. Basso livello di risparmio (offerta) vuol dire che per far coincidere gli investimenti (domanda) vi sono due strade o un rialzo dei tassi di interesse reali (prezzo) a livelli probabilmente non sostenibili per l’economia, oppure l’apertura a prestiti esteri. Un risparmiatore estero però di fronte al finanziamento di un impresa ecuadoregna chiede due cose, un tasso di interesse che remuneri il rischio paese e il rischio specifico del mercato e dell’impresa (che è di certo più alto di una società americana) e che il contratto sia stipulato in dollari. Difficilmente chi presta i soldi a un ecuadoregno li presta in sucre con il rischio che la moneta venga svalutata da un momento all’altro e di azzerare di fatto dal punto di vista reale il proprio credito.
Pertanto al momento della crisi economica nel 1983 lo stato era di fronte a questo caso tipo: imprese indebitate con finanziatori esteri con prestiti in dollari.
Il governo decise di usare la BCE (banca centrale ecuadoregna) per risolvere il problema semplicemente comprandoli ovvero fondendo il loro debito con il debito pubblico. La banca centrale comprò delle imprese debiti per un valore nominale di circa 1 miliardo e 370 milioni di dollari.
Nel frattempo che l’immissione di liquidità determinava la svalutazione monetaria con un’inflazione che schizzava dal 25 al 50% nel giro di una sola annualità, l’ecuador concesse ai debitori condizioni particolarmente vantaggiose per la restituzione, dilazionò i termini di pagamento da 3 a 7 anni, fermò i tassi di interesse nominali al 16% mentre i tassi commerciali superavano il 28% e mantenne fisso per i loro debiti il tasso di cambio di 100 sucre per 1 dollaro.
Tradotto in parole povere per la banca centrale, mentre il costo del tasso di interesse dei suoi debiti saliva, i tassi di interesse sui suoi crediti già inferiori a quelli debitori rimanevano costanti; mentre i debiti li doveva saldare alle scadenze dovute i per i crediti si vedeva allungare le riscossioni, mentre doveva restituire debiti in dollari riscuoteva crediti in sucre che non valevano più nulla.
A conti fatti questa bella operazione tra il 1983 e il 1994 costò allo stato in termini di differenze di cambio circa 1 milardo e 560 milioni di dollari e 1 miliardo e 400 milioni di interessi.
Questo è un esempio di come le manovre monetarie irresponsabili possano condurre al fallimento, manovre tutt’altro che isolate nel caso ecuadoregno che hanno mantenuto un’inflazione galoppante per tutti gli anni’90 portando nel 2001 il paese alla dollarizzazione.
Un finale non proprio coerente con la sovranità monetaria.

MMST