domenica 27 maggio 2012

Euro


“Noi dobbiamo essere pronti a cambiamenti continui per proteggerci dalla forte
concorrenza dei paesi asiatici, per non farci soffiare i mercati che sono la fonte della nostra ricchezza. Anche qui la storia insegna. Nel corso del Seicento lasciammo che l’Inghilterra, l’Olanda e la Francia producessero beni a costi inferiori ai nostri che piacquero di più dei nostri. In conseguenza nei neri decenni fra il 1620 e il 1680 le esportazioni italiane crollarono. E il crollo delle esportazioni significò la rovina dell’Italia” .
Questo scriveva Carlo Maria Cipolla negli anni ’90 e fa capire come mai lamentarsi con l’euro non serve a nulla. L’Italia importa quasi tutte le materie prime le lavora le trasforma ed esporta i prodotti.
Di nostro abbiamo il marmo, molta acqua (anche per questo le tariffe dell’acqua nonostante tutto sono le più basse d’Europa) e poco altro, questo vuol dire che a partire dall'energia dipendiamo dalle importazioni, ed è un dato concreto che si riscontra dalla bolletta della luce, alla benzina, fino all’incidenza del trasporto in tutti i prodotti che troviamo sugli scaffali. Industria manifatturiera ovvero trasformazione del prodotto e innovazione dovrebbero essere i pilastri della crescita economica che deve essere orientata all’estero secondo lo schema di qualsiasi manuale di economia aperta.
Se l’Italia non esporta e perde quote di mercato, muore è quello che stà succedendo. Non oggi è una tendenza da qualche decina d’anni, l’Italia non spende in ricerca non da oggi da qualche decina d’anni, investiamo in ricerca e sviluppo in proporzione del pil all’incirca la metà della Germania, due terzi della Francia, un terzo o poco di più nei confronti della Finlandia, Giappone, Sud Corea e Usa, un quarto nei confronti di Israele (Fonte).
Le università italiane strette nei sistemi feudal-baronali perdono posti nelle graduatorie bibliometriche (il libro di perotti “l’università truccata” ne da un buon riassunto), in questo contesto non vi può essere promozione dell’innovazione, ciò vuol dire che le imprese estere vivono in contesti più produttivi ed efficienti delle nostre, si ripercuote sull’economia, sui salari e la crescita si arresta.
La finanza pubblica poi fa il resto, senza crescita nessuno può credere che l’Italia sia in grado di mantenere le proprie promesse e in tempo di incertezza finanziaria i titoli nostrani sono i primi ad essere colpiti. E’ vero che l’Italia ha già superato la quota del rapporto tra debito pubblico e pil del 120% nel 1994, ma le prospettive di crescita erano maggiori di adesso e i programmi di riduzione del deficit che l’italia ha intrapreso sono stati credibili e hanno permesso al paese di entrare nell’unione monetaria.

Ci si può lamentare con l’euro che è sotto attacco e ciò è fondato, ma la verità e che ci si dimentica il periodo di entrata in vigore.
Il database della banca d’italia è a disposizione di tutti e chiunque può farsi un’idea dell’andamento dei rendimenti dei titoli di stato (fonte).
I btp decennali avevano rendimenti nella prima metà degli anni ’90 della lira costantemente sopra il 10%, il rendimento è calato dopo il ‘95 grazie alle manovre di correzione della spesa pubblica imposti dal trattato di Maastricht alla politica di contenimento dell’inflazione e al rientro della lira nello sme avvenuto nel 1996. Al momento dell’adozione dell’euro il rendimento è precipitato al 4%, per ristabilizzarsi tra il 99’-2000 al 5-5,5% e scendere nuovamente attorno al 4% nel 2004 e ulteriormente al 3,5% nel 2005.
Il rialzo dei tassi di interesse della banca centrale europea incise sull’evoluzione dal 2006 ma mantenne medie di rendimenti al di sotto del 5%. Ci si chiede cosa sarebbe successo senza le correzioni degli anni’90 senza la moneta unica a che livello sarebbero arrivati i tassi di interesse su i btp oppure se i btp sarebbero ancora scambiati sul mercato.
Pertanto i dati suggeriscono che l’euro è stata una manna per lo stato italiano, ha consentito finanziamenti ragionevoli per un’amministrazione pubblica che non li meritava.

Ci si lamenta con Maastricht perché non ha portato i risultati sperati, il rapporto tra il debito pubblico e il pil ha avuto un andamento discontinuo dal 94 è calato per arrivare fino al 103% del 2003 ( fonte )ma non è mai sceso al di sotto del 100% ed è risalito dopo la crisi al 120% odierno, questo a prima vista parrebbe sensato. Ma non si contesta il fatto che i provvedimenti e le riforme non siano stati sufficienti, si rimpiange il vecchio sistema, quello degli anni ’80 in cui a colpi di deficit pubblici del 10% del pil annuale si è portato il rapporto debito pil dal 60% degli anni ’70 al 120%, una via che inevitabilmente ci avrebbe portato al collasso già da più di un decennio.
La verità è che l’euro per l’italia è una scusa più che un problema, è fonte di complotti da parte di qualche mentecatto ( fonte ) che si inventa pianificazioni naziste a tavolino fatte 70 anni fa (per gli storici l’unione economica europea è uno dei più rilevanti successi di pace dopo la seconda guerra mondiale altro che complotto), ma queste non sono obiezioni serie.

MMST


sabato 5 maggio 2012

Denaro creato dal nulla

C'è una affermazione abbastanza stravagante che circola in certi ambienti e riguarda la possibilità che le banche commerciali hanno di creare denaro dal nulla attraverso il meccanismo di riserva frazionaria.

Abbiamo già trattato più volte (es. quiqui e qui) il tema, ed il meccanismo con cui il denaro è creato è noto a tutti.
In sostanza l'applicazione obbligatoria di una riserva impone alle banche di poter prestare solo una parte dei soldi che hanno a deposito.
In particolare, al momento la BCE impone una riserva del 2%, mentre i trattati di Basilea impongono una riserva maggiore, che si aggira intorno al 10%.
Ma non è la percentuale di riserva l'oggetto del contendere quindi è inutile ora provare a dettagliare con maggior precisione quali siano i vincoli che i trattati di Basilea impongono in base alla composizione del patrimonio.
Il punto è un altro: le banche commerciali creano o no denaro dal nulla? E secondo quali basi c'è chi, nonostante conosca perfettamente il meccanismo della riserva frazionaria si ostina comunque a suffragare una simile affermazione?
L'errore che compiono è non considerare con la dovuta attenzione il significato del termine "denaro".
Abbiamo già fornito  una descrizione del significato di tale termine. Ma al di la dai tecnicismi, basti sapere che il denaro include sia il contante sia i depositi presenti sui conti correnti (oltre a molte altri tipi di attività).
Il denaro contante sappiamo tutti cosa sia. Forse non tutti sanno invece che un deposito in un conto corrente è un credito che il correntista vanta nei confronti della banca, ed è quindi un debito della banca verso di esso. Quindi dato che il denaro include i depositi vuol dire che include i debiti della banca verso i correntisti.
Dato che una banca privata non può creare contante, può creare moneta solo aumentando i propri depositi ma questo non può certamente farlo da sola, ha bisogno che i propri correntisti effettuino dei versamenti.

Vediamo allora alcuni esempi pratici e valutiamo la veridicità della tesi.

Supponiamo che il sig. Sandro crei una banca. Tralasciamo tutti passi burocratici e tecnici che debba espletare a tal fine perché irrilevanti per i nostri scopi.
A questo punto si presenta allo sportello il dr. Gaetano e chiede l'accensione di un mutuo di 100 mila euro.
La banca lo può erogare?
No, perché non ha depositi a sufficienza. Potrebbe avviare le pratiche, si potrebbe far rilasciare le garanzie del caso ma NON potrebbe erogare i fondi prima di esserseli procurati a sua volta. Magari richiedendo a sua volta un prestito alla banca centrale utilizzando l'ipoteca sulla casa di Gaetano come garanzia. Ma in ogni caso: non potrà erogare il mutuo prima di essersi materialmente procurata il denaro.
Domanda: la banca ha creato denaro dal nulla?
Risposta: No.
Infatti
1) si è dovuta indebitare per effettuare il prestito.
2) non ha creato lei il denaro ma la banca centrale che le ha prestato i soldi
Quindi in questo caso la tesi non è applicabile.

Ricominciamo e proviamo un altro scenario. Stesso caso, banca appena creata con tutte le poltrone ancora rivestite della plastica protettiva.

Supponiamo allora che il dr. Marco depositi in banca 200 mila euro.
Si presenta il dr. Gaetano e chiede l'accensione di un mutuo di 100 mila euro.
La banca glielo concede, e può farlo perché la legge le consente di prestare sino al 90%  dei 200 mila che ha in cassa.
La banca ha creato denaro?
La risposta è: Si. Infatti il totale del denaro ora è pari a 200+100 = 300 mila euro.

La banca ha creato denaro dal nulla ?
La risposta è di nuovo: No. Infatti anche in questo caso ha avuto la necessità di indebitarsi PRIMA di poter erogare il prestito. Con chi si è indebitata? Con Marco!
Infatti quando Marco deposita i 200 mila euro in banca accade che  (art.1834 del codice civile)  la banca diventi proprietaria di quei soldi e contemporaneamente debitrice verso Marco di 200 mila euro. Un debito esigibile in qualsiasi momento fatte salve le clausole contrattuali sull'uso del conto corrente.
Senza l'apporto del deposito di Marco la banca non avrebbe potuto "creare" neanche un centesimo.
E cosa ha creato precisamente la banca? un proprio DEBITO, ma per indebitarsi ha avuto bisogno di un creditore, il correntista che ha depositato i propri soldi presso di essa.


Facciamo ora il caso più complicato. Useremo il 2% come percentuale di riserva obbligatoria, anche se non è quello praticamente applicato, perché molti degli esempi che circolano in rete adottano questa percentuale come parametro.

Supponiamo di avere un deposito iniziale di 100 euro in un sistema bancario. Ossia non una sola banca ma N banche (10, 100 non importa), tutte appena create.
La banca che riceve i 100 euro in deposito potrà prestare 98 euro (la riserva è al 2% questa volta).
Chi riceve quei soldi potrà depositarne una parte o tutto nella propria banca (che fa sempre parte del sistema bancario). A quel punto la banca che riceve quei soldi potrà prestarne una parte (massimo il 98%) e così via.
Ad ogni passaggio però notiamo che:
1) è necessario che chi riceve i soldi li depositi su un conto corrente.
2) è necessario che qualcun altro chieda un nuovo prestito alla banca
Il punto 1) implica che la banca si sta indebitando di una certa somma X
Il punto 2) implica che qualcuno si rivolga alla banca per chiedere un prestito (non superiore ad una parte di X) e che magari trovi le condizioni offerte soddisfacenti e convenienti
Ad ogni passo dunque il sistema bancario crea del denaro esattamente come accadeva nell'esempio precedente. Quindi NON dal nulla.
La somma del denaro creato può eccedere il deposito iniziale, ed in particolare, nella pura teoria, potrebbe arrivare sino a   deposito iniziale /p  dove p è la percentuale di riserva applicata. Nel nostro caso, sino a 50 volte il deposito iniziale.
La differenza è stata creata dal nulla? No, infatti visto che in nessun passo è stato creato dal nulla, anche considerando l'unione di tutti i passi si avrà che neanche un euro è stato creato dal nulla.
Il denaro creato è dato dalla somma dei depositi impiegati, ma dato che ogni deposito è un debito per la banca, la verità è che la banca per poter creare denaro ha bisogno sia di qualcuno che le presti il denaro (con un deposito) e sia di qualcuno che le chieda il prestito (che non potrà eccedere il denaro avuto).
Questo di certo non vuol dire "creare dal nulla".

Concludendo, sia la definizione di denaro che gli esempi pratici portano univocamente  ad affermare che la banca privata crea denaro indebitandosi e poi prestando parte del denaro ricevuto. Stessa cosa per il sistema bancario nel suo complesso. Visto che il proprio debito verso i correntisti è conteggiato come "denaro", questo fa si che il "denaro" aumenti, per definizione.
Ma questa creazione avviene "dal nulla"?
La creazione avviene solo se c'è la volontà e la disponibilità di qualcuno a depositare del denaro presso la banca e qualcun altro che richieda un prestito. Questo non può essere definito "nulla" neanche con uno sforzo di immaginazione.