sabato 31 luglio 2010

Moneta e debito


Piccola storia di una tesi interessante.. (ma non per questo vera)

In questi giorni ho pubblicato una nota che confuta il fatto che una banca centrale inneschi una spirale debitoria emettendo moneta, sotto ben precise condizioni.
C'è stato un commento che mi ha colpito, di Moris:

Quello che dici diventa ovvio se introduciamo un concetto importante.
DEBITO e MONETA sono la STESSA COSA.
Gli stati creano debito pubblico, le BC trasformano parte di questo in moneta.
Debito e moneta sono la stessa cosa
E' una affermazione molto forte che mi ha d'impatto affascinato. Anche se Moris, a dire il vero, non gode della mia considerazione dal punto di vista della conoscenza sull'argomento. Però è mia abitudine considerare le frasi per il loro contenuto, e non in base a chi le pronuncia.

Inizialmente ho fatto alcune considerazioni personali in favore di questa tesi:
1) La moneta è sempre emessa comprando debiti, sia quella delle banche centrali, che quella (scritturale) emessa dalle banche private
2) La moneta emessa dalla BCE è "debito" della BCE, anche se è un debito inesigibile. Questo è necessario affinché il suo portatore la possa considerare un credito.
3) Alcuni debiti, come i titoli di Stato a scadenza inferiore ai 2 anni, fanno parte dell'aggregato monetario M3. Quindi sono moneta in senso lato (denaro).

Dalla 3) ho pensato di poter dedurre, con un po' di apertura mentale, che qualsiasi debito il cui emittente goda di ottima fiducia nell'intera società, possa essere considerato moneta.

A questo punto la frase di Moris mi sembrava avere un fondamento, al punto che ho aperto nella pagina di facebook un post per avere le opinioni dei lettori.
Vinti i primi, prevedibili, scetticismi a causa dell'autore di quella frase (Moris), e inquadrata la frase stessa in un'ottica non complottista (altrimenti non l'avrei neanche proposta), mi è stato fatto notare (Massimiliano) che è più giusto dire che la moneta è credito, in quanto per chi la porta è credito non debito.
Tuttavia non mi è sembrato il caso di fossilizzarsi sulla dicotomia debito o credito, perché sono due facce della stessa medaglia. Non c'è credito senza debito e viceversa, quindi dire che la moneta è debito o è credito è equivalente, cambia solo il punto di vista.
Sono emerse alcune conseguenze della tesi (se fosse stata vera):
1) il debito è moneta (e magari questo avrebbe potuto far storcere il naso a qualcuno)
2) ognuno di noi indebitandosi (in qualsivoglia maniera) crea moneta, almeno potenzialmente
3) la moneta l'ha inventata l'uomo, il debito invece è qualcosa che esiste per natura a prescindere dall'esistenza della moneta (nel significato "ristretto" del termine); quindi questa frase assimila la moneta a qualcosa che esiste per natura, e che non è un "artificio" umano.
4) ampliando ancora il ragionamento si avrebbe: Ogni promessa è debito. Il debito e la moneta sono la stessa cosa. Quindi ogni promessa è moneta.

L'argomento si faceva via via interessante, e in particolare, cercavo qualche base scientifica o logica di spessore maggiore per poter affermare l'equivalenza debito=moneta, non foss'altro per quanto appassionanti apparivano le sue conseguenze.
Tuttavia ogni matematico sa che un teorema non è vero solo perchè sarebbe bello o interessante se fosse vero.
Cercavo voci fuori dal coro che smentissero la mia tesi. Senza una opposizione valida, da eventualmente smontare, la mia tesi mi appariva comunque debole.
Chi cerca solo opinioni concordi per provare le proprie tesi, sottovalutando quelle di segno opposto, di solito mente sapendo di mentire, o semplicemente va a finire che si sbaglia.

A questo punto ho avuto un scambio di vedute con MMST. MMST è uno che dice pane al pane e vino al vino e se c'è da affermare che una frase è una cazzata lo fa senza mezzi termini. Non lo fa solo con i signoraggisti. A me non crea problemi perché per me contano i fatti non i toni, a meno che non si inizia a insultare e fare attacchi personali. Ma MMST di solito non ne fa.

Io sostenevo che:
Moneta e debito parte di una stessa famiglia, differiscono per sfumature, come la frazionabilità e l'affidabilità, ossia la certezza che tutti l'accetteranno. Questo è il senso della frase "moneta e debito sono la stessa cosa".
Se tu l'accetti, viene poi scontato affermare che: non può essere ammesso l'emettere moneta senza debito, ossia "gratis" come vorrebbero i signoraggisti.
Il fatto è che il valore alla moneta lo può dare:
o il suo valore fisico, ossia usata come merce (es. moneta d'oro)
o un valore simbolico che gli proviene dal rappresentare un credito, ossia il valore nominale, che è quello che gli conferisce la BCE per aver immesso quel valore al posto di un debito di pari entità
Questo è il punto dove voglio arrivare. Non esiste un'altra possibilità di dare valore alla moneta.

Mentre MMST mi ha fatto notare che:
La moneta serve come potere liberatorio di un debito. Sono due cose diverse.
Non è una sfumatura la liquidità. E' il perno sul quale si basa la finanza.

Il potere liberatorio che la moneta ha sul debito mi ha subito messo in guardia. Se moneta e debito fossero la stessa cosa, a prescindere dall'apertura mentale con cui si possono considerare frazionabilità, affidabilità più o meno come sfumature, era veramente difficile accettare che la moneta avesse potere liberatorio sul debito. C'era una palese contraddizione che gettava la mia tesi nel buio inferno delle falsità.

Però a questo punto, incassato il colpo, rimaneva da capire dove avessimo sbagliato i ragionamenti precedenti con gli amici di facebook, o cosa ci fosse sfuggito.
Continuando a discutere con loro, Daniele ha postato un commento per me illuminante:

La moneta ha potere liberatorio sul debito quindi è credito del portatore. In effetti, uno scambio può considerarsi concluso definitivamente quando si paga.

Noi eravamo partiti ipotizzando che una persona di fiducia per tutta la comunità contragga un debito e utilizzi una sorta di "pagherò" cartaceo per saldare quel debito.
Quindi,questo diventa credito del portatore utilizzabile in qualsiasi scambio per pagare l'oggetto della compravendita.Cioè,la persona iniziale sta emettendo una forma di denaro utilizzabile dalla comunità per saldare qualsiasi debito contratto in uno scambio. Ma è realmente un debito per lui? Fino a quando quel "pagherò" continuerà ad essere accettato dalla società, no. E' come se avesse saldato il suo debito. E tutto questo senza escludere la possibilità che possa ritornargli indietro, visto che potrà riutilizzarlo.

Il nodo cruciale che emergeva dalle parole di Daniele, e che differenzia moneta e debito in modo inequivocabile è infatti la SCADENZA.
Se un debito fosse usato come moneta, e continuasse a circolare perché tutti lo accettano e si fidano della sua solvibilità, alla fine rischierebbe di non essere mai incassato, apportando un ingiusto e illecito profitto a chi lo ha emesso!
Sembrava quindi che:
Quindi il debito è moneta, si, ma con una scadenza, raggiunta la quale deve essere convertito in "moneta" in senso stretto del termine.

Ulteriore conferma del pericolo che vi fosse che un debito senza scadenza divenisse moneta l'ha data Giuseppe:
Bè, un debito che nella testa degli operatori è solvibile al 99,9%, rischia di diventare moneta. Non per niente c'è il divieto di "girata" negli assegni circolari, perchè appunto la gente potrebbe utilizzare l'assegno circolare per effettuare pagamenti, sapendo che la banca che lo emette sarà solvibile.
Ossia anche in quel caso ci sarebbe stato il concreto rischio di un illecito guadagno da parte dell'emittente se chi avesse ricevuto il titolo (l'assegno circolare) invece di incassarlo avesse continuato a farlo girare perennemente.

A questo punto il quadro mi è apparso più chiaro, come anche le funzioni della banca centrale.

Se da un lato vogliamo che la moneta, come è giusto che sia, possa essere accumulata, per consentirci di crearci delle riserve di denaro, dall'altro è anche vero che la moneta, di ogni genere, è emessa sempre comprando o creando (nel caso di moneta scritturale) dei debiti, che in effetti danno il "valore" a quella moneta, ma al contempo scadono.
Proprio la scadenza d'altronde fa si che chi ha emesso quei debiti non tragga un illecito profitto dal proprio debito. Alla scadenza i debiti vanno pagati con moneta.

Per garantirci la possibilità di accumulare moneta (che tra l'altro è anche uno degli scopi principali e che fanno parte della definizione di moneta), è necessario che, man mano che i titoli di debito retrostanti la moneta scadono, ne vengano acquistati dei nuovi.
Se non ci fosse la BCE ad effettuare continuamente questo lavoro di "rigenerazione" della moneta, non sarebbe possibile accumularne il valore.
Ad esempio, in un mondo senza moneta, sarebbe comunque possibile fare scambi con pagamenti dilazionati nel tempo in cambio di altre merci o promesse di servizi, ma alla scadenza, saremmo costretti ad incassare quella merce o servizio ed eventualmente cercare qualcuno a cui rifilarla nel caso a noi non servisse. I debiti potrebbero tranquillamente continuare ad esistere.
Il concetto di debito è molto più primitivo e remoto rispetto al concetto di moneta.
La moneta è solo un mezzo per agevolare gli scambi, ma gli scambi banalmente possono prevedere un pagamento dilazionato nel tempo o rateizzato da una delle due parti, ossia un debito.

Ecco che il senso di una banca centrale diventa chiaro: convertire quei debiti, ovviamente solo i più affidabili, come possono esserlo i titoli di Stato o le obbligazioni di solidi istituti privati, temporaneamente in moneta, sino al momento della loro scadenza (o anche prima ovviamente).
In questo modo, nessuno trae un illecito profitto dall'emissione della moneta, e nessuno può emettere debiti senza poi saldarli (che era il rischio principale qualora un debito fosse stato usato come moneta e quindi mai realmente incassato).

All'improvviso, il sistema di emissione della moneta in cambio di debiti appare come la soluzione più naturale e semplice quando si voglia rispettare la semplice condizione che abbiamo considerato:
nessuno deve potersi arricchire ingiustamente creando un debito senza mai saldarlo
che è del tutto equivalente a dire:
nessuno deve poter emettere moneta "gratis"

Se si concorda che ogni debito va pagato, senz'altro si dovrà concordare anche che nessuno deve poter emettere moneta appropriandosi del suo valore e facendo di tale valore un proprio profitto.
La banca centrale si comporta esattamente secondo questi canoni visto che non considera proprio utile i titoli di debito che acquista in contropartita, ma solo gli interessi sui titoli stessi, interessi che sono poi interamente redistribuiti alla comunità.

Queste sono le conclusioni a cui sono pervenuto e spero servano anche a voi come chiarimento o spunto per ulteriori riflessioni.

mercoledì 28 luglio 2010

No Debt No money.. beh? problemi?


30.09.1941
Marriner Eccles, Governor of the Federal Reserve System:
"That is what our money system is. If there were no debts in our money system, there wouldn't be any money".
Questa frase l'ho trovata su questa pagina ma anche in centinaia di altre quindi ritengo sia stata realmente detta.






In particolare riporto il contesto in cui fu detta e la frase per intero:

Federal Reserve Governor Marriner Eccles testified before the House Committee on Banking and Currency, September 30, 1941. Congressman Wright Patman asked Eccles how the fed got the money to purchase two billion dollars worth of government bonds in 1933. Eccles answered, "We created it." Patman asked, "Out of what?" Eccles replied, "Out of the right to issue credit money." Patman queried, "And there is nothing behind it, is there, except our government's credit?" Eccles responded, "That is what our money system is. If there were no debts in our money system, there wouldn't be any money."
A quanto pare ai tempi di Marriner succedeva, come ora, che la Federal Reserve emetteva moneta comprando titoli di Stato. Nulla di diverso da quanto succede oggi anche alla BCE. Anche se la BCE, come ho già illustrato, solo per il 40% compra titoli di Stato quando emette moneta. Per il resto compra obbligazioni private.

Beh, dirà qualcuno, dov'è la notizia? cosa c'è di strano?
C'è che qualche sedicente studioso dell'argomento su questa frase ci ha ricamato l'impossibile.
Innanzitutto vediamo cosa vuol dire veramente quella frase.
Dato che la BCE, come tutte le banche centrali, emette moneta comprando titoli o obbligazioni, o al più prestandola, accade che in cambio della moneta emessa (che è una propria passività), riceve un titolo che rappresenta un debito per chi lo emette, quindi per lei un credito.
Per come avviene l'emissione, se non esistessero debiti, la banca centrale non avrebbe contropartite da acquistare e quindi si troverebbe nell'impossibilità di svolgere la propria funzione.
Questo è tutto.
Quindi la BCE non può costringere un privato o uno Stato ad indebitarsi perché altrimenti lei non può emettere moneta. Anzi, la BCE ha sempre raccomandato gli Stati di ridurre il proprio debito.
Dicono che questo sistema impedisce al sistema di saldare i propri debiti. Questo l'ho ampiamente confutato dimostrando:
1) Che è possibile che la moneta circolate aumenti e simultaneamente il debito complessivo diminuisca
2) Che è possibile azzerare completamente il debito totale, ovviamente costringendo di fatto la BC a riassorbire tutta la moneta
Che altro manca?

Dicono che se qualcuno possiede una grossa parte del debito di uno Stato, diventa padrone di quello Stato potendone influenzare le decisioni.
Ovviamente questo senza fornire alcuna argomentazione. Primo, sino a prova contraria, il creditore ha tutto l'interesse a che il debitore rimanga in salute.
Secondo, il fatto che qualcuno compri dei titoli di Stato di una qualsiasi nazione, al più lo renderà succube delle sorti di quello Stato, e mai artefice.
Pensiamo a cosa è successo a chi ha comprato tonnellate di titoli argentini prima del crack. Pensate che ci abbiano guadagnato qualcosa? o che invece si sono bruciati anche le mutande?


Questa storia del potere politico di chi compra debiti è un'invenzione bella e buona. Ad esempio Cina e Giappone posseggono buona parte del debito pubblico americano. Ma non mi pare abbiano voce in capitolo in alcuna decisione del governo USA. A voi risulta? Ovviamente è una sciocchezza. Al massimo SPERANO che il dollaro non si svaluti troppo ed è per questo che continuano a comprare bond americani.


Dunque assodato che:
1) La BCE distribuisce tutto il suo utile agli Stati per tramite delle BCN
2) Nessun potere politico è attribuito a chi compra dei titoli di Stato di una qualsiasi nazione
3) La BCE possiede solo una minima parte del debito pubblico
4) La rimanente parte del debito pubblico è posseduta da privati e/o investitori istituzionali (fondi pensione, fondi obbligazionari, risparmiatori etc.)
Qual'è questo problema nell'emissione della moneta da parte della BCE? Dov'è il complotto?

Non vi arrovellate troppo il cervello nella ricerca. Non ce n'è. C'è solo l'ignoranza di un gruppo di stolti.

Vi preannuncio a breve un articolo su moneta e debito, che sintetizzerà alcuni concetti di cui abbiamo discusso sulla pagina di facebook.

sabato 24 luglio 2010

Una vecchia favola signoraggista sull'emissione della moneta

C'è una fiaba riguardante l'emissione della moneta, su un banchiere che emette moneta chiedendone gli interessi, ma dato che non emette gli interessi, costringe chi riceve la moneta a contrarre sempre nuovi debiti.
E' una storiella abbastanza sciocca ma che ha molti seguaci, quindi intendo smontarla per sempre in questo articolo.




Iniziamo a dettagliare i termini della storiella.
1) Il banchiere compra titoli di debito ricavandone un utile, ad esempio del 10%
2) L'utile, a fine anno, è redistribuito allo Stato
3) I titoli alla scadenza devono essere ripagati interamente e in contanti, ossia con la moneta emessa dal banchiere
4) Si parte con una emissione di 1000 di euro. (Ma si può fare con qualsiasi cifra)
5) Gli interessi saranno calcolati arrotondando al centesimo di euro

Dimostrerò che sotto queste precise ipotesi, è possibile per il sistema (ossia chi usufruisce della moneta) estinguere il proprio debito per intero, senza sconti, trucchi o inganni.
Ossia pagare in contanti tutto il debito inclusivo di interessi, ovviamente azzerando in quell'istante la moneta circolante.

Molti si diranno: ma come farà a pagare i 100 euro di interessi se il banchiere non li ha emessi? e se li emette, a loro volta genereranno un interesse e così via senza fine.
Beh, forse costoro non hanno mai sentito parlare del paradosso di Achille e della tartaruga

Siete pronti?

1 gennaio 2000
Il banchiere compra un titolo di Stato del valore nominale di 1100 euro pagandolo 1000 euro (beato lui)
Moneta circolante:1000
Valore nominale dei titoli posseduti dal banchiere:1100

30 dicembre 2000
Lo Stato si rende conto che non esistono i soldi per pagare il debito (!). Chiede al banchiere come fare. Lui dice: io posso emettere moneta solo comprando debiti al 10%. (ipotesi 1)
Allora lo Stato emette un titolo dal valore nominale di 110 euro.
Il banchiere lo compra pagandolo 100 euro. (ipotesi 1)
Moneta circolante:1100
Valore nominale dei titoli in circolazione:1210

31 dicembre 2000
Lo Stato paga 1100 euro al banchiere.
Il banchiere consegue un utile di 100 euro che redistribuisce allo Stato (ipotesi 2)
A questo punto:
Moneta circolante:100
Valore nominale dei titoli posseduti dal banchiere:110
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Come si può notare, lo Stato ha decimato il debito e il valore nominale del debito.
Il gioco continua..



28 dicembre 2001
Lo Stato emette un titolo di debito da 11 euro
Il banchiere lo compra pagandolo 10 euro (ipotesi 1)
A questo punto:
Moneta circolante:110
Valore nominale dei titoli posseduti dal banchiere:121


29 dicembre 2001
Lo Stato paga il titolo da 110 euro al banchiere
Il banchiere consegue un utile di 10 euro
Moneta circolante:0
Valore nominale dei titoli posseduti dal banchiere: 11 euro

31 dicembre 2001
Il banchiere distribuisce l'utile (10 euro) allo Stato
Moneta circolante:10
Valore nominale dei titoli posseduti dal banchiere: 11 euro
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26 dicembre 2002
Lo Stato emette un titolo di debito da 1.1 euro
Il banchiere lo compra pagandolo 1 euro (ipotesi 1)
A questo punto:
Moneta circolante:11 euro
Valore nominale dei titoli posseduti dal banchiere:12.1

27 dicembre 2002
Lo Stato paga il titolo da 11 euro al banchiere
Moneta circolante:0
Valore nominale dei titoli posseduti dal banchiere:1.1

31 dicembre 2002
Il banchiere distribuisce l'utile (1 euro) allo Stato
Moneta circolante: 1
Valore nominale dei titoli posseduti dal banchiere:1.1
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25 dicembre 2003
Lo Stato emette un titolo di debito da 0.11 euro
Il banchiere lo compra per 0.1 euro
Moneta circolante: 1.1
Valore nominale dei titoli posseduti dal banchiere:1.21

26 dicembre 2003
Lo Stato paga il titolo da 1.1 euro
Moneta circolante: 0
Valore nominale dei titoli posseduti dal banchiere:0.11


31 dicembre 2003
Il banchiere distribuisce l'utile (0.1 euro) allo Stato
Moneta circolante: 0.1
Valore nominale dei titoli posseduti dal banchiere: 0.11
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25 dicembre 2003
Lo Stato emette un titolo di debito da 0.01 euro
Il banchiere lo compra per 0.01 euro (ipotesi 5, gli interessi sarebbero di 0.001)
Moneta circolante: 0.11
Valore nominale dei titoli posseduti dal banchiere: 0.12

26 dicembre 2003
Lo Stato paga il titolo da 0.11 euro
Moneta circolante: 0
Valore nominale dei titoli posseduti dal banchiere:0.01


31 dicembre 2003
Il banchiere distribuisce l'utile (0.01 euro) allo Stato
Moneta circolante: 0.01
Valore nominale dei titoli posseduti dal banchiere: 0.01
------------------------------------------------------------------------------
1 gennaio 2004
Lo Stato paga il titolo da 0.01 euro
Moneta circolante: 0
Valore nominale dei titoli posseduti dal banchiere: 0

Come volevasi dimostrare

venerdì 23 luglio 2010

Spirale debitoria innescata dall'emissione monetaria.. o no?

C'è una credenza che senz'altro deve essere sfatata, quella che la Banca centrale, emettendo moneta, innesca una spirale debitoria che impedisce a chi emette il debito di pagarlo e lo costringe ad indebitarsi sempre di più.


Prima di addentrarci nella dimostrazione, è opportuno fare alcune premesse.



1) La BCE svolge diverse attività per adempiere alle sue funzioni, ma in questo articolo, per semplicità, supporremo che l'unica attività che svolge sia acquistare titoli di Stato o obbligazioni private sul mercato.
Quindi ad esempio compra dei titolo o delle obbligazioni private a 95 euro per poi riscuotere 100 euro l'anno dopo (è solo un esempio).
in questo caso la BCE totalizza 5 euro di utile che distribuisce agli Stati membri mediante le loro BCN (banche nazionali)

2)Lo Stato eroga servizi ai cittadini pagandoli con le imposte che gli stessi cittadini gli versano. Quando queste risultano insufficienti, per motivi che non stiamo qui a discutere, emette titoli di Stato, ossia chiede in prestito ai privati delle somme di denaro che si impegna a restituire col tempo, maggiorati da interessi. Anche qui, ne esistono di vario genere, ma faremo riferimento più che altro ai BOT, per semplicità.

3)I cittadini privati, a loro volta, si indebitano per svariati motivi, dall'acquisto di una casa o di una macchina, all'investimento per l'impresa etc.

4)Il debito è un impegno per cui una persona si impegna a fornire un servizio o un bene ad un'altra entro certi termini. Un particolare tipo di debito è quello di denaro, e si ha ad esempio quando si compra della merce senza avere liquidità per farlo, impegnandosi ad effettuare il pagamento entro un certo tempo.

5) Il debito è un concetto non legato necessariamente alla moneta. Può esistere anche senza bisogno della moneta, ed è più correlato alla promessa di fornire qualcosa nel futuro in cambio di qualcosa ora. Ad ogni debito corrisponde sempre un credito di pari importo dalla parte opposta.





Arriviamo dunque alla questione.
Se la banca centrale emette moneta comprando titoli di Stato o obbligazioni di privati, ossia, in generale, debiti. Per funzionare, ha bisogno che questi debiti ci siano.
Su questo bisogna essere chiari. Se costruisco una macchina che va ad uranio, non è detto che io possa produrre uranio. Se c'è funziona altrimenti si ferma o non parte proprio.
Quindi il fatto che la BCE abbia bisogno di debiti per funzionare non implica affatto che la BCE possa costringere qualcuno ad indebitarsi per poterne poi comprare il debito. Anzi appare abbastanza ridicolo il sol pensarci.

La convinzione che alberga in alcune menti è questa: il meccanismo di emissione, così come l'ho descritto crea una spirale debitoria che impedisce a chi emette il debito di pagarlo e lo costringe ad indebitarsi sempre di più.
Questa convinzione è del tutto infondata e ne presento qui una semplice dimostrazione.

IPOTESI:

Ci sono debiti tra privati (obbligazioni) per un importo P e un debito dello Stato (titoli di Stato) per un importo S.
C'è una moneta circolante M0.
Supponiamo che P+S > M0.
Questa equazione vuol dire DEBT > MONEY
ossia la somma dei debiti è maggiore della moneta. E' una condizione indispensabile come abbiamo visto, per l'emissione della moneta da parte della banca centrale, altrimenti non avrebbe debiti da comprare per le emissioni.


TESI:

E' possibile che il debito complessivo P+S diminuisca e simultaneamente la moneta M0 circolante aumenti.


DIMOSTRAZIONE:

Consideriamo D = (P+S)-M0
ossia la differenza tra la somma totale dei debiti e la moneta emessa. Questo per calcolare i debiti esistenti non posseduti dalla BCE, che ammontano appunto a M0. Per semplicità consideriamo che gli interessi maturino improvvisamente nel giorno di scadenza.
Per l'ipotesi risulta D>0, e supponiamo sia D > 1000, per fare un esempio numerico semplice.

Ad un certo momento, la BCE vuole aumentare la moneta circolante di 95.
Ad esempio allora compra 100 del debito D (già esistente), pagandolo a sconto, come sempre accade, es. 95.

Effetto sul debito P+S : nulla. infatti quel debito comprato già esisteva, non aumenta ora che lo compra la BCE.
Effetto sulla moneta circolante: +95 quindi arriva a M0+95

I titoli stanno per scadere.
Allora la BCE anticipatamente emette altri 95 comprando altri titoli di debito per un valore nominale di 100
Sono debiti già esistenti, non aumentano per il fatto che la BCE ne compra.
Allora totale moneta circolante = M0+ 190
Variazione del debito P+S di privati o Stato: sempre nulla, nessun nuovo debito è creato

I titoli scadono.
La BCE incassa 100 dall'emittente del debito.
Effetto sul debito: -100
Quindi ora il debito totale è P+S -100
Effetto sulla moneta circolante: -95 (solo 95 sono assorbiti, gli altri 5 sono utili per la BCE)
Quindi ora la moneta circolante è M0+190-95 = M0+95
Utile BCE: 5

l’utile è poi redistribuito allo Stato.

quindi alla fine
nuovo debito P'+S' = P+S-100
nuova moneta circolante= M0+95

Complessivamente quindi, il debito D (totale tra Stato e privati) è diminuito di 100 e la moneta circolante è aumentata di 95

Abbiamo ottenuto l'effetto desiderato.
E' possibile continuare il procedimento sin quando risulta
D= P+S > M0
Ossia il debito può diminuire ma complessivamente la somma del debito pubblico e privato deve rimanere maggiore di M0 altrimenti la BCE non avrebbe debiti da comprare per l'emissione.

Con questo ne deduciamo che con il tipo di emissione attuale, è possibile che lo Stato e i privati paghino i propri debiti senza creare alla BCE problemi di emissione.
Dato che i debiti P+S superano di gran lunga M0, basti considerare che S=1800 miliardi e M0=130 miliardi, per parecchi anni a venire la situazione P+S=M0 è scongiurata ed è inutile farne un problema.


Se è possibile diminuire il debito complessivo a fronte di un aumento della moneta circolante è chiaro che non esiste e non ha senso parlare di alcuna spirale debitoria.

domenica 18 luglio 2010

Moneta, denaro, depositi,.. facciamo chiarezza sui termini!

Parlando di economia, di operazioni contabili e di banche spesso facciamo uso di termini di cui forse non tutti conosciamo bene il significato.
Esaminiamone alcuni.

denaro

Il denaro è il circolante accettato del mercato, ossia da tutti, in un distinto periodo storico. I gettoni telefonici, i miniassegni degli anni settanta, le caramelle date di resto al bar, le hours di Ithaca (N.Y.) sono un esempio di denaro.
da Wikipedia

Quindi denaro è un termine abbastanza generico, visto che anche le caramelle date di resto al bar sono considerabili denaro.

Moneta

La moneta (in senso stretto) è il circolante emesso dallo stato in un distinto periodo storico. La moneta quindi fa parte della categoria del denaro fino a quando viene accettata dal mercato. Le monete fuori corso e le monete svalutate non sono più denaro in quanto nessuno le accetta.
da Wikipedia

Quindi la moneta, nel senso stretto è solo quella emessa dallo stato, ovvero dagli organi da esso preposti, come le banche centrali. La moneta, quando è in corso, è essa stessa denaro.
Denaro infatti è un concetto più generico di moneta.

Aggregati monetari

In economia gli aggregati monetari sono grandezze aggregate che esprimono la quantità complessiva, esistente in un determinato momento nel sistema economico, di moneta e di attività finanziarie che, per il loro grado di liquidità, possono svolgere le stesse funzioni della moneta (la cosiddetta quasi-moneta).
Gli aggregati monetari servono quindi ad esprimere delle tipologie di denaro, ossia moneta e attività finanziarie, come i titoli di Stato o i depositi in conto corrente.
Anche gli elementi di tali aggregati sono comunemente considerati moneta, per il loro grado di liquidità, ossia perché sono facilmente convertibili in moneta.
Ad esempio, un deposito in conto corrente si trasforma facilmente in moneta (nel senso stretto) ritirando i soldi dal conto, ad esempio con un prelievo al bancomat.
Un titolo di Stato si converte facilmente in moneta, vendendolo.

Vediamo nel dettaglio quali siano questi aggregati monetari.
Le definizioni ufficiali BCE si trovano a questo indirizzo

M0 (o base monetaria), che comprende la moneta legale, ossia le banconote e le monete metalliche che per legge devono essere accettate in pagamento, e le attività finanziarie convertibili in moneta legale rapidamente e senza costi, costituite da passività della banca centrale verso le banche (e, in certi paesi, anche verso altri soggetti);
da wikipedia
In sostanza M0, o base monetaria, è quella che prima abbiamo definito "moneta" in senso stretto.
Sono le monete e le passività della banca centrale, ossia le banconote emesse dalla banca centrale e la moneta scritturale emessa dalla banca centrale.


M1 (o liquidità primaria), che comprende M0 più tutte le altre attività finanziarie che come la moneta possono fungere da mezzo di pagamento (essenzialmente i depositi in conto corrente[1], se trasferibili a vista mediante assegno, e i traveler's cheque);
In sostanza M1 include M0 più i depositi in conto corrente. Le monete non in circolazione non vengono conteggiati in M0 per evitare un doppio conteggio. Quindi depositando semplicemente i soldi in banca non fa aumentare M1


M2 (o liquidità secondaria), che comprende M1 più tutte le altre attività finanziarie che, come la moneta, hanno elevata liquidità e valore certo in qualsiasi momento futuro (essenzialmente i depositi bancari e d'altro tipo, ad esempio quelli postali, non trasferibili a vista mediante assegno);
M2 contiene, come spiega anche il sito BCE, i depositi a scadenza fissa sino a due anni, o che possono essere convertiti con un preavviso di 3 mesi

M3, che comprende M2 più tutte le altre attività finanziarie che come la moneta possono fungere da riserva di valore (ad esempio i titoli a reddito fisso con scadenza a breve termine, come i BOT italiani).
M3 contiene M2 più i pronti contro termine, le obbligazioni con scadenza fino a due anni, le quote di fondi di investimento monetario ed i titoli di debito con scadenza fino a 2 anni.


Possiamo quindi vedere come gli aggregati monetari includano anche titoli e obbligazioni.
Ossia lo Stato che emette un titolo di debito con scadenza sino a 2 anni a tutti gli effetti sta creando moneta visto che sta aumentando il valore dell'aggregato monetario M3.


Depositi bancari
Basato sul deposito irregolare disciplinato all'art. 1782 c.c., si caratterizza per la necessaria ed ovvia figura della banca come depositario. Mediante questo contratto la banca acquista direttamente la proprietà della somma in deposito, obbligandosi poi a restituirla (nella stessa specie monetaria) al cliente ad un termine convenuto ed ad una precisa scadenza fissata precedentemente. Nel primo caso il deposito è vincolato, altrimenti è libero. Il cliente ha diritti agli interessi[1].
Il deposito bancario, con relativo tasso d'interesse, è pattuito con contratto scritto o con un particolare documento, il libretto di risparmio. Se il tasso d'interesse non è determinato per iscritto, la banca dovrà pagare il tasso massimo dei buoni ordinari del tesoro annuali emessi nei 12 mesi precedenti alla costituzione del rapporto.
I depositi sono costituiti in conto corrente, oppure essere semplici o a risparmio. Le somme depositate non possono essere aumentate tramite versamenti né prelevate.
Da wikipedia
In sostanza il deposito è un particolare contratto, in cui il depositario diventa proprietario della somma in deposito, e si impegna a restituirla alla data prestabilita.
Quando parliamo di depositare dei soldi in banca quindi siamo imprecisi. Dovremmo dire "versare" sul conto corrente, visto che il deposito è un'altra cosa. E non è possibile aumentare o diminuire l'importo depositato mediante versamenti o prelievi.


Il conto corrente è uno strumento tecnico bancario che consente l'utilizzo di moneta bancaria ed elettronica.
Il conto corrente viene utilizzato sia da soggetti privati che dalle aziende. I primi lo adoperano principalmente per la canalizzazione dello stipendio, l'addebito delle utenze e come forma di risparmio. Le aziende lo utilizzano per convogliare i flussi di incassi e pagamenti nazionali ed internazionali.
Esso rientra nei cosiddetti contratti "tipici"; infatti nell'articolo 1823 del codice civile si trova la regolamentazione del conto corrente, con una distinzione fra conto corrente semplice e conto corrente di corrispondenza.
Il titolare di un conto corrente semplice può prelevare la somma solo alla scadenza, mentre nel conto corrente di corrispondenza il correntista ha l'esigibilità a vista delle somme in esso depositate.


Ricordiamo infine l'articolo 1834 del codice civile sui depositi di denaro
Art. 1834. Depositi di danaro.
Nei depositi di una somma di danaro presso una banca, questa ne acquista la proprietà, ed è obbligata a restituirla nella stessa specie monetaria,, alla scadenza del termine convenuto ovvero a richiesta del depositante, con l'osservanza del periodo di preavviso stabilito dalle parti o dagli usi.
Salvo patto contrario, i versamenti e i prelevamenti si eseguono alla sede della banca presso la quale si è costituito il rapporto.


Vediamo allora, forti di tutte queste definizioni, cosa succede quando del denaro è versato su un conto corrente e poi la banca lo presta a sua volta.


Supponiamo che M0 valga inizialmente 1000 (base monetaria) e non ci siano soldi depositati in nessuna banca. Quindi M1=M0=1000.
Io verso 100 euro sul mio conto corrente in una banca B1.
M1 non cambia perché abbiamo visto che la moneta non circolante non viene conteggiata in M0 per evitare un doppio conteggio (sia come circolante che come deposito).
Possiamo quindi affermare che versando soldi su un conto corrente non si crea moneta.

A questo punto però accade che: la somma che ho versato è divenuta di proprietà della banca (art. 1834 del codice civile), e io ho un credito di 100 euro con la banca. La banca dal canto suo ha ora: liquidità per 100 euro, e un debito di 100 euro con me.
In effetti la differenza rispetto alla situazione iniziale è che ora ad avere la disponibilità della liquidità è la banca e non io. E' vero però che io posso usare il mio credito come se fosse moneta a tutti gli effetti.

A questo punto la banca presta 90 euro a Ciccio.
Supponiamo che i 90 euro la banca li dia in contanti a Ciccio.
Totale moneta M1 =900 (M0 circolante)+ 100 (i miei depositi in conto corrente)+ 90 (moneta M0 circolante a seguito del prestito) = 1090
La banca ha creato moneta M1. O meglio, anche Ciccio ha creato moneta, visto che è stato Ciccio a chiedere il prestito.
In questo caso la banca avrà:
liquidità 10
debiti verso di me 100
crediti verso Ciccio 90 (esigibili ad una certa scadenza)

Anche se i soldi invece vengono versati sul conto di Ciccio, magari anche nella stessa banca, succede che:
M1= 900 (M0 circolante esclusi i miei 100) + 100 ( i miei depositi in conto corrente) + 90 (il deposito di Ciccio) = 1090
La moneta M1 è stata comunque creata.
In questo caso la banca avrà:
liquidità 100
debiti verso di me 100
debiti verso Ciccio 90
crediti verso Ciccio 90 (esigibili ad una certa scadenza)

In ambo i casi la banca dovrà applicare la riserva frazionaria nell'effettuare nuovi prestiti.
A quanto ammonta la riserva obbligatoria in entrambi i casi?
Nel primo caso i depositi sono 100, e la riserva obbligatoria vale 2. Quindi la banca può prestare in tutto 98 euro. Ossia della sua liquidità deve tenere da parte due euro.
Dato che la sua liquidità è 10 euro, ne può prestare ancora 8.

Nel secondo caso i depositi in tutto sono 198 e la riserva obbligatoria vale 3.96.
La sua liquidità è sempre di 100 euro, quindi ne può prestare 100-3.96 = 96.04
Ossia ora ne può prestare di meno.


Supponiamo che dopo un anno Ciccio restituisca il prestito di 90 euro + 5 di interessi.
Supponiamo che a quel punto il conto corrente di Ciccio abbia un saldo appunto di 95.
Cosa succede?
Il saldo del conto di Ciccio va a zero, e il debito di Ciccio verso la banca si annulla. La banca vede aumentata la propria liquidità di 95, e azzerato il proprio credito verso Ciccio.
La situazione della banca sarà:
liquidità 105 = i miei 100 più i 5 euro di interessi che ha avuto
debiti verso di me= 100 (più eventuali interessi attivi a me dovuti)
nessun debito/credito verso ciccio
Totale utile della banca = 5


Totale M1= 900 (M0 circolante esclusi i miei 100) + 100 (il mio deposito) = 1000
M1 è tornato quello originale. Si può dire che una parte di M1 è stata distrutta, allo stesso modo in cui era stata creata: con la creazione/estinzione di un debito.


Non c'è bisogno di "bruciare" nulla ovviamente. La moneta cartacea è sempre rimasta la stessa, al più una parte di essa, essendo depositata, compariva nell'aggregato M1 e non in M0, per una mera questione contabile. Ma all'estinzione del debito, la moneta creata scompare automaticamente, perché non c'è più quella moneta circolante aggiuntiva che c'era a seguito del prestito. Essendo stata restituita alla banca, nel conteggio complessivo della moneta, viene nuovamente contata una volta sola, quindi, il suo contributo aggiuntivo scompare.


Altri articoli sul tema:
Ma come prestano i soldi le banche?

Riserva frazionaria e inflazione

Alcune considerazioni sulla riserva frazionaria e sugli interessi sui prestiti

venerdì 16 luglio 2010

Depositi bancari e prestiti.. cosa dice la legge?

Voglio leggervi un articolo del codice civile che io stesso non sapevo esistesse.
Prendo questo articolo da questa fonte


Art. 1834. Depositi di danaro. (codice civile)
Nei depositi di una somma di danaro presso una banca, questa ne acquista la proprietà, ed è obbligata a restituirla nella stessa specie monetaria, alla scadenza del termine convenuto ovvero a richiesta del depositante, con l'osservanza del periodo di preavviso stabilito dalle parti o dagli usi.
Salvo patto contrario, i versamenti e i prelevamenti si eseguono alla sede della banca presso la quale si è costituito il rapporto.

Questo articolo sancisce una cosa importante, ossia che quando depositiamo dei soldi in banca, quei soldi diventano della banca, che, ovviamente, è obbligata a restituirceli quando glieli chiediamo o quando scade il contratto di deposito (che di solito si rinnovano tacitamente). Tuttavia per ritirare i soldi dobbiamo osservare un periodo di preavviso stabilito nelle condizioni contrattuali.
Ad esempio per prelevare grosse cifre, di solito la banca pretende un certo preavviso.
La banca ha con chi deposita ovviamente un debito. E di solito paga anche una piccola percentuale di interessi su questo debito, ossia la remunerazione della giacenza del conto.

Ora però, il punto cruciale è che, se quella moneta diventa della banca, la banca è anche implicitamente autorizzata a farne ciò che vuole. Ovviamente non ci gioca al superenalotto. Invece di solito, quando ne ha la possibilità, presta quei soldi, guadagnando in tal modo dagli interessi sul prestito.
La banca quindi, quando presta i soldi raccolti con i versamenti dei correntisti, presta soldi propri.

La BCE impone un preciso regolamento per l'applicazione di riserve obbligatorie minime.
Questo serve a far si che la banca non possa prestare tutti i soldi presso di essa depositati ma solo una parte.
L'art.3 specifica a quale aggregato si applica la riserva:
a) depositi;
b) titoli di debito emessi.

L'art.1 definisce alcuni termini, tra cui

— per «conto di riserva» si intende un conto di un'istituzione presso una BCN partecipante, il cui saldo di fine giornata rileva ai fini del rispetto dell'obbligo di riserva dell'istituzione,

Quindi il conto di riserva è un conto che un istituto di credito (banca) ha presso una banca nazionale (BCN) di cui è rilevato il saldo di fine giornata per verificare se l'obbligo di riserva è stato rispettato.


— per «obbligo di riserva» si intende l'obbligo per le istituzioni di detenere riserve minime in appositi conti presso le BCN partecipanti,



— per «coefficiente di riserva» si intende la percentuale di cui all'articolo 4 per ogni specifica voce dell'aggregato soggetto a riserva,

Vediamo quindi a cosa si applica e come si calcola questa riserva.

L'art.4 stabilisce a quanto ammontano i coefficienti di riserva da applicare, che, per i normali depositi, in cui non si specifica per quanto tempo deve essere lasciato il denaro in deposito, è del 2%.
I depositi con termine oltre i due anni hanno invece coefficiente di riserva pari a 0.


Infine l'art.5 descrive il "Calcolo e notifica delle riserve obbligatorie minime" ossia come si calcola la riserva:

L'ammontare delle riserve obbligatorie minime che ogni istituzione deve detenere in un determinato periodo di mantenimento deve essere calcolato applicando a ciascuna voce dell'aggregato soggetto a riserva per quel periodo i coefficienti di riserva di cui all'articolo 4.

Quindi, per quanto riguarda i depositi normali, è calcolato il 2%, e la BCE si accerta, a fine giornata, che nel conto di riserva presso la propria sede, quell'istituto abbia un saldo almeno pari a quel valore.


Le riserve obbligatorie minime individuate dalla competente BCN partecipante e dall'istituzione, in conformità delle procedure menzionate nel presente
articolo, costituiscono la base per
i) la remunerazione degli importi detenuti ai fini dell'assolvimento dell'obbligo di riserva
e
ii) la valutazione dell'osservanza dell'obbligo di detenere riserve minime da parte dell'istituzione.

In sostanza la riserva obbligatoria che un istituto di credito tiene presso la BCE è remunerata dalla BCE, oltre ad essere il valore considerato valore minimo obbligatorio da detenere come riserva.

Chi deve controllare che la riserva obbligatoria sia effettivamente mantenuta? Lo dice l'art. 9
Articolo 9
Responsabilità di verifica
Le BCN partecipanti esercitano il diritto di verificare l'esattezza e la qualità delle informazioni fornite dalle istituzioni a riprova dell'adempimento dell'obbligo di riserva ai sensi dell'articolo 6 del regolamento (CE) n. 2531/98 del Consiglio, salva la facoltà per la BCE di esercitare essa stessa tale diritto.

Ossia sono le banche nazionali a verificare se gli istituti di credito hanno effettivamente adempito all'obbligo di riserva

Cosa possiamo concludere da questa lettura?
Innanzitutto quando guardiamo l'estratto del conto corrente, dobbiamo intenderlo come una sintesi del credito che noi abbiamo presso quella banca. Versamenti, prelievi non fanno altro che aumentare o diminuire il nostro credito verso la banca stessa.
Ho letto di una ragazza, alquanto sprovveduta, che diceva: ma quando la banca presta i soldi dei depositi, non mi avvisa telefonandomi, o con un messaggio del fatto che i miei soldi sono stati prestati a qualcuno, io li vedo sempre sul conto, quindi la banca ha creato soldi dal nulla.
Alla luce di quanto detto possiamo capire il macroscopico errore in cui è caduta la fanciulla. Quando depositiamo i soldi in banca, quei soldi diventano della banca, e certamente la banca non è tenuta a rendicontarci cosa ne fa. Tra l'altro non potrebbe neanche volendo, visto che finiscono insieme a tutti gli altri.
Quello che conta è che possiamo disporre del nostro credito come e quando vogliamo, rispettando i vincoli contrattuali. Quindi prelevare al bancomat, emettere assegni, fare bonifici etc.
Nel fare queste operazioni aumenteremo/diminuiremo il nostro credito con la banca, ma tutte le volte che versiamo dei soldi, il nostro credito aumenta, ma contemporaneamente la banca vede aumentata la propria liquidità, e ne può disporre secondo la legge.
Come si regge la giostra? si regge perché statisticamente è impossibile che venga prelevato in un giorno più del 2% dei depositi dai correntisti.
E' una questione di grandi numeri. Ovviamente con pochi correntisti il gioco del 2% non potrebbe stare in piedi.
Se la riserva si assottiglia, la banca dovrà rallentare l'erogazione di nuovi prestiti o cedere i propri crediti, ad esempio cartolarizzandoli. Oppure chiedere soldi in prestito. Infatti chiedendo soldi in prestito, la banca ha possibilità di riprestarne il 98%, andando quindi a compensare l'esiguità della riserva.
Chiedere un prestito per una banca è funzionalmente equivalente ad un deposito infatti. Non per nulla sono assimilati nell'art.3 succitato.

mercoledì 7 luglio 2010

Quella famosa frase di Tremonti sulla moneta sovrana

In diversi mi hanno chiesto il significato di una frase di Tremonti riguardo il signoraggio. Premesso che per me Tremonti è più abile come sonnifero che come economista, ho trovato un articolo abbastanza interessante in merito, su phastidio.net



Nuova esternazione mistico-moralistica del nostro ministro dell’Economia. Poiché siamo affetti da masochismo, ne tentiamo umilmente l’esegesi.


“Nessuna parte del mondo può vivere senza agricoltura ma credo che una parte del mondo senza finanza e il fatto che sulla terra non si parli inglese è un aiuto in questo senso”.


Ha detto Giulio Tremonti intervenendo oggi ad un convegno sull’Agricoltura ‘Terra e Persona‘. Aldilà della bizzarra anglofobia, non è chiaro se, quando parla di terra, il ministro si riferisca all’oggetto dell’agricoltura o al pianeta. In entrambi i casi è utile ricordare che la finanza è ovunque, dall’economia di sussistenza ed autoproduzione (alla quale speriamo Tremonti non stia guardando in questo suo ritorno all’antico), allo scambio dei surplus alimentari tra produttori, fino alla negoziazione di futures e opzioni per bloccare il prezzo di compravendita a termine dei raccolti, nell’interesse dei produttori, delle industrie di trasformazione alimentare e, in ultima analisi, del consumatore. In realtà pare che Tremonti stia cercando di convincere il CIO a introdurre la disciplina olimpionica di lancio del bambino con l’acqua sporca, dove è certo di poter trionfare.

Andiamo avanti:


”Dal ’90 gli Stati hanno rinunciato alla sovranità monetaria e hanno permesso che la moneta fosse stampata dalle banche. Accanto a una moneta buona, sovrana, si è aggiunta un’altra moneta non buona, stampata sul nulla. Così c’è stata una diffusione esponenziale di titoli che non rappresentano una proprietà, valori oggettivi”.

Questa è assai poco comprensibile, ma proviamo. Cosa è successo negli anni Novanta, e quando esattamente gli stati avrebbero rinunciato alla sovranità monetaria? Abbiamo tre ipotesi. Nella prima, Tremonti potrebbe riferirsi all’Atto Unico Europeo, che ha istituito l’Istituto Monetario Europeo, precursore della Banca Centrale Europea. Il riferimento alla cessione di sovranità monetaria sarebbe quindi relativo alla creazione dell’euro. Ma questa interpretazione contrasta con l’ultimo Tremonti, che non risparmia elogi alla moneta unica, oltre che piuttosto incoerente con l’insieme della frase. La seconda interpretazione è molto più preoccupante. Tremonti sta forse riferendosi al “divorzio” tra le banche centrali ed i Tesori nazionali, la fase storica che ha sancito la fine della monetizzazione del debito pubblico e che è alla base, in Europa, dell’edificazione della moneta unica? Se Tremonti sentisse pubblica nostalgia per i bei tempi andati, quelli in cui era lo stato a ordinare alle banche centrali di stampare moneta, ci troveremmo di fronte non tanto ad un atteggiamento filo-inflazionistico ed ostile alla moneta unica ed alla costruzione europea (che non sarebbe un grosso problema, rientrando nell’ambito del free speech), quanto ad un fondamentale ministro che sposa in toto la posizione di quegli sciroccati di signoraggisti, che in pratica affermano che dovrebbe essere lo stato a gestire direttamente la moneta, senza l’intermediazione non tanto delle banche centrali (che sono parte dello stato, anche quando sono indipendenti dal governo) quanto delle banche commerciali e del sistema di riserva frazionaria.

Se il Tremonti-pensiero è questo, potremmo organizzare una raccolta di firme a scelta tra abrogazione della legge Basaglia, destituzione del ministro, legalizzazione dell’uso di sostanze stupefacenti. Ma siamo ragionevolmente certi che il ministro volesse dire altro, anche se non sappiamo cosa. Forse Tremonti si riferiva semplicemente (terza ipotesi) al modello originate-to-distribute, cioè alle cartolarizzazioni ed al ruolo delle agenzie di rating, che hanno attribuito meriti di credito che non esistevano. Se questa è l’interpretazione corretta, è difficile non giungere alla conclusione che il deficit di regolazione (perché di questo staremmo parlando) c’entra con la “sovranità monetaria” come i cavoli a merenda (parlando di prodotti della terra). Ma si tratterebbe di una conclusione certamente più rassicurante, perché sembra rientrare nelle caratteristiche elucubrazioni tremontiane, alle quali il paese ha in più occasioni dimostrato di saper sopravvivere.

Che altro? Ah, si:


“Le crisi hanno sempre un termine e questa non è la fine del mondo ma la fine di un mondo, dominato dall’illusione della ricchezza costruita attraverso il debito e dominato dalla falsificazione dei bilanci. Il mondo al termine della crisi avrà dimensioni meno surreali e più reali, meno finanziari e più materiali. Ci si guadagnerà in termini di valori spirituali”.


Se questa non è la fine del mondo, l’invocazione del ritorno a non meglio precisati “valori spirituali” è lievemente ridondante. E comunque quelli possono tranquillamente coesistere con un’economia in sana espansione, a meno di pensare a forme di pauperismo con cilicio di serie come manifesto ideologico del tremontismo. Siamo assolutamente d’accordo con la critica all’eccesso di debito. Compito dei regolatori è quello di impedire che ciò accada. Noi, che siamo libertari assai imperfetti, non regoleremmo alcunché, affidandoci al vecchio adagio “lo sciocco e i suoi soldi si separano presto”. Sfortunatamente, i nodi sistemici dell’eccesso di debito ci impediscono di invocare il principio di responsabilità individuale, e ci costringono a ripiegare sulla regolazione. Quanto alla falsificazione dei bilanci, l’Italia e Tremonti hanno l’opportunità epocale di lanciare il primo legal standard della presidenza italiana del G8. Come? Dando l’esempio, e abrogando questo, ad esempio.

lunedì 5 luglio 2010

Signoraggio, tra mito e realtà


Ho trovato un articolo,

Signoraggio, tra mito e realtà

sul sito http://phastidio.net/ e l'ho trovato molto interessante.
Ve lo riporto.



Questo articolo rappresenta un tentativo di spiegare cosa è il signoraggio, come si produce ai nostri giorni, quale è la fondamentale differenza tra signoraggio nominale, reale ed imposta da inflazione, quale è il ruolo delle banche commerciali nel processo di creazione della moneta, attraverso il meccanismo del moltiplicatore dei depositi indotto dalla riserva obbligatoria. L’imperfetta conoscenza dei meccanismi economici alla base del processo di creazione della moneta ha concorso ad alimentare alcuni miti intorno al concetto di “moneta fiduciaria”. Riteniamo quindi opportuno e necessario tentare il debunking di tali miti.

Cosa è
Il signoraggio è l’insieme delle risorse ottenute da chi emette moneta, in virtù del proprio potere di emissione. In un regime monetario metallico quale quello esistito in Occidente fino al Ventesimo secolo, il signoraggio deriva storicamente dall’inclusione dei costi di coniazione nelle ragioni di scambio tra metallo coniato e non coniato. Tale ragione di scambio è superiore all’unità (cioè produce un signoraggio) in quanto chi emette moneta deve recuperare i costi della coniazione. Con il progressivo rafforzamento dell’autorità centrale dello stato si afferma il monopolio statuale della coniazione e si attribuisce alla moneta legalmente certificata potere liberatorio nei confronti dei rapporti di debito, in primo luogo del debito fiscale. Il signoraggio viene così ad includere un vero e proprio profitto di monopolio. Il passaggio al corso forzoso della moneta, nel corso del Ventesimo secolo, implica che la carta moneta non rappresenta più una passività redimibile in risorse reali nei confronti dello stato. Quest’ultimo può quindi acquisire risorse reali emettendo debito irredimibile (la moneta) a fronte del quale non contrae alcuna obbligazione di pagamento per interessi.

Un esempio concreto
Nel caso canadese, il Ministero delle Finanze paga la Zecca (Royal Mint) per produrre e distribuire monete metalliche. Il “costo industriale” di produzione è attualmente pari a 12 centesimi per moneta di valore nominale pari a un dollaro. L’utile della Royal Mint equivale quindi ad un signoraggio di 88 centesimi per ogni dollaro posto in circolazione. Per le banconote, responsabile dell’emissione è la Bank of Canada. Qui il processo di contabilizzazione del signoraggio è diverso rispetto al caso delle monete metalliche. La banca centrale utilizza le banconote per acquisire titoli governativi fruttiferi. In Canada, il reddito da interessi ha oscillato tra 1,7 e 2,2 miliardi di dollari annui. Detratte le spese operative della banca, che includono i costi di stampa e distribuzione delle banconote e quelli per il ritiro e la distruzione delle banconote logore (spese complessivamente stimate in 130 milioni di dollari annui), la differenza viene acquisita dall’Erario. Il reddito da signoraggio su banconote rappresenta, quindi, una forma di finanziamento (peraltro piuttosto contenuta) della spesa pubblica federale, alternativa (o più propriamente aggiuntiva) all’imposizione fiscale.

Il signoraggio, oggi
Ai giorni nostri, un governo che voglia utilizzare il signoraggio per finanziare il proprio deficit non ricorre alla stampa diretta di moneta, ma utilizza un procedimento indiretto. Il Tesoro emette titoli governativi fruttiferi per un importo pari al deficit da finanziare. Ma, anziché essere collocati presso i risparmiatori, tali titoli vengono sottoscritti dalla banca centrale, che può essere costretta a farlo in caso non sia indipendente dal potere politico. La banca centrale stampa quindi il denaro necessario per acquistare i nuovi titoli di stato emessi, e lo consegna al Tesoro nazionale, che se ne serve per compiere i propri pagamenti. Questa operazione di stampa di cartamoneta per acquisto di titoli governativi di nuova emissione è del tutto equivalente alle c.d. “operazioni di mercato aperto”, attuate dalle banche centrali per regolare la liquidità di sistema.

Riassumendo: il nuovo deficit pubblico equivale alla variazione dello stock di titoli di stato circolanti. Quest’ultimo viene a sua volta disaggregato in stock detenuto dal pubblico e stock detenuto dalla banca centrale. Le variazioni di quest’ultimo equivalgono a variazioni della base monetaria, o moneta ad alto potenziale. L’aumento di base monetaria rappresenta il signoraggio nominale raccolto dal governo. Chi ritiene che il signoraggio rappresenti una rilevante fonte di risorse per i governi in tempo di pace dovrebbe trarre spunti di riflessione da questo esempio: negli Stati Uniti, la variazione media annua di base monetaria è di circa 30 miliardi di dollari, pari al 2 per cento del gettito prodotto dalle imposte federali. Ad evidenza, i governi non possono fare affidamento sul signoraggio per raccogliere risorse, e ciò a causa dell’inflazione.

Signoraggio reale ed imposta da inflazione
La base monetaria è collegata alla variazione dell’offerta di moneta attraverso il meccanismo del moltiplicatore dei depositi. Torneremo a breve su questo concetto. Per ora, è importante sapere che la quantità di reddito reale che i governi possono raccogliere dal signoraggio è limitata dal tasso d’inflazione. Il reddito reale da signoraggio è il valore reale della moneta appena creata, ed è uguale al reddito nominale da signoraggio diviso per il livello dei prezzi. In altri termini, il reddito reale da signoraggio è uguale al tasso di inflazione moltiplicato per l’offerta reale di moneta. Questa equazione spiega efficacemente perché gli economisti talvolta definiscono il signoraggio come “imposta da inflazione”. In ogni imposta, infatti, il gettito è dato dal prodotto tra aliquota d’imposta e base imponibile. Nel caso dell’imposta da inflazione, la base imponibile è data dall’offerta reale di moneta e l’aliquota d’imposta è data dal tasso d’inflazione. Il governo, quindi, raccoglie l’imposta da inflazione stampando moneta ed utilizzandola per acquistare beni. L’imposta da inflazione è pagata da chiunque detenga moneta, perché l’inflazione erode il potere d’acquisto della medesima. Ad esempio, quando il tasso d’inflazione è al 10 per cento annuo, una persona che detenga banconote per un anno perderà il 10 per cento di potere d’acquisto su quel denaro liquido; ciò equivale ad un’imposta del dieci per cento sul potere d’acquisto, che altro non è che la moneta reale.

Ora, ipotizzate che un governo intenda finanziare il proprio deficit attraverso la stampa di moneta. Pensate che il signoraggio reale aumenti in parallelo? La risposta è no. O almeno, non necessariamente. Aumentando l’offerta di moneta, il governo può aumentare il tasso d’inflazione. Tuttavia, nell’ipotesi di tasso d’interesse reale costante, un aumento dell’inflazione provoca un aumento equivalente del tasso d’interesse nominale, inducendo il pubblico a ridurre la propria domanda reale di moneta. Quindi, il reddito reale da signoraggio aumenta al crescere del tasso d’inflazione solo se l’aumento di quest’ultima eccede il calo nei saldi di moneta reale detenuti dal pubblico. Confusi? Per meglio visualizzare il concetto di imposta da inflazione, pensate all’impianto teorico della curva di Laffer. Avrete un grafico di questo tipo :



Vi risulta più familiare? Per approfondimenti e per comprendere le ipotesi sottostanti al modello, vi rinviamo a questo articolo (di cui è co-autore l’attuale presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke), da cui sono tratti anche gli esempi utilizzati in questo articolo.

Per riassumere, cosa è possibile affermare sul signoraggio di matrice “governativa”, quello derivante dalla stampa di cartamoneta per finanziare acquisti di beni? Sostanzialmente due cose. In primo luogo, che il signoraggio nominale rappresenta una frazione trascurabile delle risorse raccolte attraverso imposizione fiscale. Ma soprattutto che il signoraggio reale, l’unica grandezza rilevante ai fini dell’acquisizione di merci e servizi da parte del governo, è una grandezza che non può essere accresciuta indefinitamente attraverso l’espansione dell’offerta di moneta.

Signoraggio e banche commerciali
Come scritto sopra, il moltiplicatore dei depositi rappresenta il meccanismo attraverso il quale variazioni della base monetaria si trasformano in variazioni dell’offerta di moneta. Tale moltiplicatore è anche lo strumento che consente alle aziende di credito di creare moneta apparentemente dal nulla, attraverso il meccanismo della riserva frazionaria. Ipotizziamo che la banca centrale acquisti buoni del tesoro dalla banca commerciale. Il controvalore della transazione sarà disponibile per la banca commerciale, che potrà utilizzarlo concedendo prestiti. La banca commerciale non potrà tuttavia prestare l’intero importo del deposito, perché è obbligata a mantenere una frazione dell’incremento dei depositi presso la banca centrale sotto forma di riserva obbligatoria. Ipotizzando un coefficiente di riserva obbligatoria del 10 per cento, la banca commerciale (o meglio, l’intero sistema delle banche commerciali) potrà realizzare impieghi pari a 9 volte l’importo originario generato in contropartita con la banca centrale. Se tale importo fosse stato di 1000 euro, il sistema delle banche commerciali si troverà, al termine del processo di aggiustamento, con 9000 euro di impieghi e 10.000 euro di depositi, e questo riassume il processo di creazione della moneta. E’ importante precisare che questo esempio è frutto di semplificazione. Il valore effettivo del moltiplicatore dei depositi e della moneta è influenzato, oltre che dal coefficiente di riserva obbligatoria, anche dal quoziente di drenaggio di circolante (la propensione del pubblico a detenere banconote anziché depositarle presso la propria banca) e dal quoziente di riserve in eccesso, o riserve libere, detenute dal sistema delle banche commerciali a titolo prudenziale. Questi due quozienti impliciti tendono a ridurre il moltiplicatore della moneta, sommandosi al coefficiente di riserva obbligatoria imposto dalla banca centrale per finalità di regolazione dell’offerta di moneta.

Data la descrizione del processo di moltiplicazione dei depositi, è possibile affermare che le banche commerciali godano di un “pasto gratis” rappresentato dalla remunerazione dei prestiti concessi a partire dall’originario deposito in contropartita della banca centrale? Non esattamente. Si ricordi che le banche commerciali ricevono effettivamente una remunerazione sui prestiti, ma devono anche remunerare i depositi che il processo moltiplicativo genera. Nell’esempio precedente, ipotizzando una remunerazione media sugli impieghi pari al 6 per cento ed un costo medio dei depositi del 4 per cento, il sistema beneficia di un differenziale di circa l’1,55 per cento sul totale degli impieghi, il cosiddetto margine di interesse. Tale margine, che rappresenta la remunerazione del rischio d’impresa nell’intermediazione creditizia, entra nella determinazione dell’utile della banca, sul quale vengono prelevate le imposte. Nulla di così scandaloso o illusionistico, con buona pace delle leggende metropolitane sulla creazione di credito da parte delle banche commerciali.

Ogni paese necessita di un meccanismo per espandere la propria offerta di moneta in modo consistente con il tasso di crescita potenziale dell’economia. In linea di principio, non c’è un bisogno insopprimibile di banche private. Le loro funzioni potrebbero essere svolte direttamente dalla banca centrale, raccogliendo depositi da privati ed aziende, pagando interessi su tali depositi, e gestendo il trasferimento di fondi tra conti correnti in quanto parte del più generale sistema di pagamenti. Allo stesso modo, la banca centrale potrebbe fornire l’intera crescita dell’offerta di moneta concedendo prestiti e monetizzando il debito pubblico attraverso l’acquisto di titoli del Tesoro. Sfortunatamente, operare in questo modo equivale a gestire la crescita dell’economia attraverso una burocrazia centralizzata. Sistema di solito malfunzionante, come dimostra l’esperienza storica dell’Unione Sovietica. Le banche private che operano sotto l’incentivo del profitto possono allocare i fondi in modo più efficace ed efficiente, basandosi sulla propria conoscenza dei mercati locali e settoriali, e del rischio di credito<. Le banche hanno quindi l’esigenza di ottenere una remunerazione (sotto forma di margine d’interesse e/o di commissione su servizi) sui prestiti concessi. Diversamente, non sarebbe possibile coprire i costi operativi e non ci sarebbe ragione per restare in affari. Alcune banche fanno un buon lavoro, ed accrescono il proprio capitale assieme all’economia che sostengono. Altre prestano male, diventano insolventi e trascinano con sé i propri investitori-proprietari. In media, la profittabilità del sistema creditizio è comparabile a quella del sistema economico complessivo. Nel lungo periodo, le banche possono evidentemente crescere solo allo stesso passo dell’economia reale. Le banche private agiscono quindi come agenti della banca centrale, utilizzandone il credito ed operando sotto la sua supervisione. Esse sono regolamentate e nessuna può prestare oltre un dato multiplo del proprio capitale a rischio. Gli utili delle banche private dipendono dall’efficienza e dall’efficacia con cui le stesse gestiscono la propria attività.

Il sistema creditizio oggi funziona abbastanza bene, ma l’esperienza recente dimostra che vi sono prassi da correggere. Una è la tendenza a prestare pro-ciclicamente, cioè troppo durante le fasi di espansione dell’economia (e prima di rallentamenti e recessioni, attenuando gli standard di controllo del rischio e selezione dei debitori) e troppo poco durante le fasi iniziali della ripresa. O ancora, si pensi alla crescente propensione a prestare ad istituzioni finanziarie impegnate in attività eminentemente speculative, con scarso o nullo beneficio economico. Anche per questo, le banche centrali sono impegnate nella sfida della regolamentazione per correggere gli eccessi finanziari senza danneggiare l’innovazione finanziaria e la competizione tra intermediari, che sono alla base della crescita complessiva dell’economia.

Le conclusioni
Per quanto premesso ed analizzato, ci pare possibile affermare che il tema del signoraggio rappresenta, soprattutto per insufficiente conoscenza dei meccanismi economici ad esso sottostanti, una sorta di matrice cospirazionista dalla quale origina una florida mitologia. Anche la genuina argomentazione libertaria contro il sistema creditizio a riserva frazionaria non riesce a cogliere l’effetto contro-intuitivo di un modello creditizio a riserva totale: un sistema di pagamenti centralizzato altamente rigido ed incapace di cogliere tempestivamente i segnali di evoluzione della domanda di credito proveniente dagli agenti economici, famiglie ed imprese. Meno libertà e meno crescita sarebbero l’ovvia risultante dell’abolizione del sistema creditizio privato. Ancora: la separazione, formale e sostanziale (cioè perseguita da banchieri centrali realmente autonomi), tra banca centrale e Tesoro rappresenta la migliore garanzia contro il ricorso da parte dei governi all’imposta da inflazione.

Una certa quantità di signoraggio è inerente ad un sistema economico fondato sulla moneta fiduciaria, ma la marginale perdita di benessere collettivo ad esso associata è più che compensata dallo sviluppo che l’attuale ordine monetario garantisce alle economie di mercato. Compito dei liberali è quello di restare vigili riguardo l’indipendenza della banca centrale ed il conseguimento e mantenimento di condizioni di concorrenza sui mercati. Incluso quello, fondamentale, del credito.

sabato 3 luglio 2010

Quanto ci costa il signoraggio delle banche centrali?

Mi è stato chiesto da più parti di esaminare gli scritti comparsi di recente di un certo Giovanni Passali, e visto che lo stesso ha citato questa pagina in un suo articolo, lo considero come un invito esplicito da parte sua.
Iniziamo da un articolo intitolato Quanto ci costa il signoraggio delle banche centrali?
Personalmente lo trovo molto noioso da leggere perché, per leggere 5 righe bisogna cambiare pagina, questo presumo sia fatto per gonfiare il numero di pagine viste e far si che per ogni 5 righe il lettore non abbia più davanti a se quello che aveva letto prima. Questo fa si che chi scrive possa continuamente aggiungere continuamente nuove sciocchezze scorrelate dalle precedenti.
Ma vieniamo al merito.

Il signoraggio è di fatto il profitto che ottiene chi crea moneta. Si distingue in primario e secondario a seconda che si tratti della creazione fisica di monete e banconote (operata dalla banca centrale) oppure della creazione elettronica di moneta (operata da una banca commerciale). Il signoraggio primario corrisponde, ovviamente, alla differenza tra il valore “facciale” della banconota e il costo per produrla (carta e inchiostro).
Iniziamo una lunghissima serie di definizioni del signoraggio con quella che evidentemente, dato che non ha alcuna fonte, è quella ritenuta vera da Passali.
Cosa è per lui il signoraggio? il profitto che ottiene chi crea moneta
Lo distingue in primario e secondario, chiamando secondario in sostanza gli interessi che i prestiti che le banche commerciali fanno. Infatti erogare prestiti (usando parte dei depositi dei correntisti) è il modo in cui, in senso lato, le banche commerciali creano moneta. Infatti effettuando un prestito una banca commerciale causa l'aumento dell'aggregato monetario M1, che è moneta.

Facciamo alcune considerazioni. L'euro (così come credo tutte le valute nei propri paesi di appartenenza) è il mezzo di pagamento imposto dalla legge, ossia qualunque venditore di uno stato membro dell'area euro è costretto ad accettarla come pagamento per legge. Non può rifiutarsi. La moneta serve come mezzo di scambio, quindi a sua volta assume il valore degli oggetti che con essa si possono comprare.
La differenza sta nel fatto che il valore della moneta non dipende dal suo costo di produzione, ,che è prossimo allo zero, ma dal suo valore nominale.
Se chi emette moneta considerasse un profitto il valore nominale, avendo avuto come costi solo quelli di produzione, agirebbe come un falsario
Sarebbe ingiusto anche dal punto di vista etico, con un costo irrisorio, appropriarsi di un valore molto più grande. Questo vale per chiunque, Stato, banca centrale o qualsiasi altro ente.
Come fare allora affinché questo non avvenga? Chi emette la moneta deve considerarla un proprio debito. Accade quindi che le banche centrali considerino la moneta che emettono come un proprio debito. Se una banca centrale stampa una banconota da 100 euro, non consegue alcun guadagno, perché non ha fatto altro che stampare un proprio titolo di debito, come se avesse in tasca un proprio assegno.
Il fatto che un debito possa essere usato come mezzo di pagamento non dovrebbe sorprendere.
Se un privato emette una cambiale, questa potrà circolare ed essere usata per dei pagamenti, sebbene nessuno sia obbligato ad accettarla. Però se chi ha emesso la cambiale gode di ottima fiducia, difficilmente quella cambiale sarà rifiutata.
Se chi emette la cambiale è lo Stato stesso, ad esempio, quella cambiale potrebbe circolare senza timori di essere rifiutata, ma sarebbe comunque scomoda da usare come moneta, perché avente un taglio troppo grande.
Allora cosa fa la banca centrale? compra quella cambiale, che se emessa dallo Stato sarà appunto un titolo di Stato, scambiandola con un proprio debito, ossia la moneta.
In questo modo, aumenta la moneta circolante perché nel sistema è sostituito un titolo di Stato con moneta fresca, più facile da usare per i pagamenti.
In realtà la banca centrale non compra solo titoli di Stato ma anche obbligazioni e altre attività.
Il debito della banca centrale gode di un privilegio però che i titoli di Stato e le obbligazioni dei privati non hanno, ossia non è soggetto ad interesse passivo.
D'altronde la BCE emette moneta non per una propria necessità di cassa ma proprio per adempiere alle proprie funzioni, quindi non avrebbe alcun senso pagare degli interessi sulle banconote emesse.
Accade quindi che all'emissione la banca centrale compra, dal mercato secondario, un titolo di Stato il cui valore nominale (ad esempio) è 100 euro pagandolo 95.
Da quel momento quel titolo inizia a maturare un interesse che culmina, al momento della sua scadenza, con la differenza tra il valore nominale ed il prezzo a cui l'ha pagato, ossia 5.
Dato che sarebbe comunque ingiusto che la banca centrale facesse suoi quei 5 euro, gli stessi 5 euro sono redistribuiti, fatte salve eventuali somme messe a riserva, agli Stati membri, attraverso le loro banche nazionali.
Fatte queste premesse, vediamo come procede l'articolo.

Ma non basta, poiché chi produce le banconote, cioè le Banche Centrali, di fatto le immette in circolazione acquistando titoli di stato, che hanno un loro rendimento. Quindi, in concreto, per produrre una banconota da 100 euro, la banca centrale spende circa 3 centesimi di euro. Con questa banconota viene acquistato un titolo di stato, dal rendimento (supponiamo) dell’1%. Il reddito da signoraggio primario è quindi pari 100+1%-0,03=101-0,03=100,97 euro.
Questo è la tipica sciocchezza trita e ritrita di chi non ha capito nulla dell'emissione della moneta.
Ho già spiegato nel passaggio precedente l'errore di fondo, ma voglio fare ancora un esempio.
Se io privato ho 100 euro e compro un titolo di Stato del valore nominale di 101 euro, alla scadenza avrò 101 euro, ossia avrò guadagnato un euro.
Perché se la stessa cosa la fa la banca dovrebbe guadagnarci di più? il titolo è lo stesso, il rendimento non cambia in base a chi lo compra.
Il guadagno aggiuntivo che vede Passali sta nella differenza valore nominale e costi di produzione. Ma abbiamo visto che sarebbe ingiusto per chiunque considerare un profitto (guadagno) il valore nominale della moneta emessa, ed è per quello che viene considerata come un debito da chi la emette.


Dove finisce questo lucrosissimo profitto? Per la maggior parte sparisce nei bilanci delle Banche Centrali, poiché esse, secondo un’antica consuetudine, mettono al passivo le “banconote in circolazione”, facendo risultare come reddito da signoraggio solo la parte di rendimento del titolo acquistato.
Non c'è alcun "lucrosissimo" profitto e non c'è nulla che sparisce. Espressioni come antica consuetudine cercano di distorcere la realtà. Se una cosa è giusta, rimane giusta anche se passano 100 anni, non necessariamente ciò che è antico è sbagliato.
Cosa succederebbe se la banca operasse come vorrebbe Passali? Facciamo un esempio:
Lo Stato emette un titolo da 101 euro
La banca lo compra al prezzo di 100 euro.
Alla scadenza la banca restituisce il titolo e ottiene 101 euro, che per assurdo consideriamo interamente come utile.
A questo punto a fine anno la banca distribuisce l'utile allo Stato, per un importo pari a 101 euro.
Cosa succederebbe per lo Stato in questo caso?
All'emissione del titolo incasserebbe 100 euro indebitandosi per 101
Alla scadenza del titolo pagherebbe 101 euro
Poi riceverebbe 101 euro di utile dalla banca.
Totale : +100 -101 + 101 = 100
Ossia lo Stato avrebbe, dal nulla, un utile di 100 euro, ossia tutto il valore nominale della moneta creata dal nulla. Ossia sarebbe addirittura premiato con 100 euro per il fatto di essersi indebitato della stessa somma. Equivale a stampare soldi gratis e farne ciò che si vuole.
Questo è inammissibile eticamente, e anche sciocco, perché nessuno accetterebbe una moneta che qualcuno emette come un falsario.


La vera moneta da un punto di vista legale è una convenzione; da un punto di vista sociologico è l’emergere di una fiducia sociale, che si afferma con l’accettazione collettiva e personale di uno strumento monetario, atto a misurare il valore dei beni e facilitare gli scambi commerciali. Si accetta moneta contro merci, perché si ha la certezza morale di poter ottenere in futuro merci in cambio della moneta accettata.
Passali parla di fiducia, omettendo di citare il motivo unico che genera la fiducia che quella moneta sarà accettata dalla collettività: il corso forzoso, ossia il fatto che l'accettazione è imposta dalla legge, la certezza morale è una novità, priva di alcun significato, di Passali.


Da questa descrizione risulta evidente che lo strumento monetario è portatore di una potenzialità di valore, un valore positivo, un valore attivo. La scrittura della moneta tra i passivi del bilancio è prima di tutto un’azione che non descrive la realtà. Se così è la regola, andrà cambiata la regola.
Tutto sbagliato. Visto che la moneta rappresenta un valore attivo per chi lo detiene, deve essere necessariamente una passività per chi lo emette, perché non si può creare una ricchezza semplicemente stampando un pezzo di carta. Questa è la realtà.
Se la moneta fosse un'attività anche per chi la emette, avremmo le storture e le assurdità appena descritte.



Come la Banca d’Italia giustifica questa scrittura contabile? La giustifica definendo il signoraggio in questo modo: “Per signoraggio viene comunemente inteso l’insieme dei redditi derivanti dall’emissione di moneta. Con riferimento all’euro, il reddito da signoraggio generato dall’emissione della moneta è definito come reddito originato dagli attivi detenuti in contropartita delle banconote in circolazione e viene ricompreso nel calcolo del reddito monetario che, secondo l’articolo 32.1 dello Statuto del SEBC, è ‘il reddito ottenuto dalle Banche Centrali Nazionali nell’esercizio delle funzioni di politica monetaria del Sistema Europeo delle Banche Centrali’”.
La BCE definisce il signoraggio nella maniera corretta e logica, ossia come reddito originato dagli attivi detenuti in contropartita delle banconote in circolazione
In sostanza i frutti dei titoli che vengono acquistati, ad esempio gli interessi sugli stessi.


Per la verità, chiedere alla Banca d’Italia cos’è il signoraggio è come chiedere all’oste se il vino è buono; in questo caso, la Banca d’Italia ci conferma che il vino è buono perché lo dice pure il vignaiuolo (il SEBC, cioè il Sistema Europeo delle Banche Centrali). In ogni caso, secondo questa definizione, il signoraggio, di fatto, è il reddito che si ottiene dai rendimenti di investimenti in titoli, di stato e non. Quindi una modesta percentuale della moneta prodotta.
Sino a prova contraria, la Banca d'Italia è un'istituzione pubblica, quindi non è paragonabile all'oste che vende il vino. Allora chiedere alla Banca d’Italia cos’è il signoraggio è anche paragonabile a chiedere l'interpretazione di una legge ad un giudice, o a chiedere la diagnosi di una malattia ad un medico. Se si parte con il pregiudizio e con la malafede si arriva solo a conclusioni complottiste.

Ora, con tutta la buona volontà, se Bankitalia ha i suoi onesti profitti dai rendimenti dei titoli acquistati, dovrebbe anche farci sapere da dove viene il denaro con cui acquista questi titoli. E dovrebbe dircelo nel bilancio.
Da dove viene il denaro con cui acquista questi titoli? c'è bisogno di chiederlo? dal nulla. Questo non dovrebbe scandalizzare, visto che è un debito della BCE.
E nel bilancio, c'è scritto, basta saperlo leggere, e a patto che Passali ci spieghi cosa non trova esattamente.
Eppure a suo dire, la buona volontà ce la mette tutta.. insomma il ragazzo si applica, però ha dei limiti..

Al contrario, il volume “Economia Monetaria” di Bagliano e Marotta (Il Mulino, pag. 18), riporta invece: “In linea di principio, la creazione di base monetaria in condizioni di monopolio dà la possibilità alla banca centrale di ottenere redditi (il cosiddetto signoraggio) pari alla differenza tra i ricavi ottenibili dall’investimento in attività finanziarie e reali e i (trascurabili) costi di produzione”.
In generale, i ricavi di un investimento in attività finanziarie sono, per delle azioni, i dividendi, mentre per le obbligazioni sono gli interessi percepiti.
Infatti il Bagliano dice ricavi ottenibili dall’investimento in attività finanziarie e non ricavi ottenibili dalla VENDITA di attività finanziarie
Invece molto abilmente il Passali come prosegue?
Quindi, secondo gli autori, la differenza non è tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita dei titoli (cioè il nostro1% nell’esempio di sopra), ma tra il ricavo e il costo di produzione della moneta (cioè inclusi i 100 euro nell’esempio di sopra). La cosa veramente simpatica (o ridicola, fate voi) è che la pagina di Wikipedia in cui viene definito il signoraggio riporta entrambe le citazioni, e poi l’ignoto estensore di quella pagina prosegue come se le due citazioni dicessero la stessa cosa:
Sbagliato. Bagliano parla di ricavo ottenibile dall'investimento e NON di ricavo e basta. Invece Passali lo intende, stranamente come ricavo della vendita
Da che mondo e mondo un investimento non è una vendita.
Se ho 100 euro e li voglio investire, devo prima COMPRARE qualcosa, poi nel tempo in cui la possiedo godo dei suoi frutti, e infine la VENDO.
C'è una bella differenza tra ricavo di una vendita e ricavo dell'investimento!
Se compro qualcosa a 100 euro e la vendo a 105, il ricavo della vendita è 105, ma il ricavo dell'investimento è solo 5 !!
La definizione di bankitalia coincide quindi con quella del Bagliano, se non si cambiano le frasi a proprio gusto.
Certo se non si sa distinguere tra "investimento" e "vendita" non ci si dovrebbe mettere a fare i professorini..
Abbiamo quindi accertato che: bankitalia e Bagliano concordano nella definizione di signoraggio. L'articolo di Passali prosegue riportando la definizione presente in wikipedia:


"Il signoraggio derivante dall’emissione diretta di moneta da parte dello stato viene incassato da questo, mentre quello derivante dall’emissione di moneta da parte della banca centrale viene in parte prelevato dallo stato, sotto forma d’imposta, e il rimanente resta alla banca centrale, dove viene utilizzato per coprire i costi di funzionamento e, per l’eventuale parte eccedente, costituisce utile netto”. La frase lascia chiaramente intendere che lo stato, in entrambi i casi, prende la gran parte dei profitti. Invece, nel caso delle banconote della Banca d’Italia, il valore della banconota sparisce tra i passivi del bilancio."
E invece come dimostrato, tutti i profitti, ossia il ricavo degli investimenti, e non, ovviamente, della sola vendita, perché non ci può essere vendita senza acquisto, sono distribuiti allo Stato. La parte che Passali ritiene non distribuita semplicemente non esiste.

La confusione culturale è tale che la stessa Banca d’Italia vi contribuisce. Nella sua definizione di “Funzione di emissione” afferma letteralmente che essa “produce il quantitativo di banconote assegnatole, [...] immette le banconote in circolazione e provvede al ritiro e alla sostituzione dei biglietti deteriorati”. Quindi, per ammissione della stessa Banca d’Italia, la funzione di emissione comprende la produzione, ma di tale produzione nel bilancio non c’è traccia.
La confusione abbiamo già visto che è tutta nella testa di Passali, che ovviamente cerca di confondere anche chi legge.
Dice ora che nel bilancio non c'è traccia della produzione della moneta, ossia i costi derivanti dalla funzione di emissione.
Diamo un'occhiata al bilancio di bankitalia e vediamo se ha ragione.
Che il tapino le abbia cercate nello Stato Patrimoniale?
Trattandosi di costi, le troviamo nelle voci di conto economico. A pagina 325 (318 del documento) troviamo:
10.8 Costi per servizi di produzione di banconote -18.220 (espressi in migliaia di euro)
Ossia bankitalia ha speso più di 18 milioni di euro per produrre banconote.
Insomma siamo davanti a qualcuno che di economia non capisce assolutamente NULLA.
Confonde vendita con investimento, non sa leggere un bilancio.
A dire il vero neanche io sono un'economista, ma con un po' di impegno e studio le informazioni le trovo. Al Passali invece piace solo scrivere ciò che gli passa per la mente in quel momento.


Ma veniamo al sodo. Proprio la differente contabilizzazione tra Banca Centrale e Stato rende evidente l’applicazione di un’ideologia contro l’applicazione del buon senso. Infatti, nel bilancio dello stato la produzione delle monetine viene messa tra gli attivi. Mentre nel bilancio della Banca d’Italia (la Bce fa lo stesso), le banconote appaiono solo al passivo, sotto la voce “banconote in circolazione”.
Ora è introdotta una nuova sciocchezza. Si parla di differente contabilizzazione tra Banca Centrale e Stato riferendosi, per la Banca Centrale, all'emissione delle banconote, ma per lo Stato, all'emissione delle monetine!
Abbiamo visto come la BCE emette le banconote, e perché sia giusto che queste vengano poste al passivo nello Stato patrimoniale. La BCE le emette in cambio di titoli o obbligazioni.
Quando i titoli scadono, le banconote tornano alla BCE. Questo, tra l'altro, fa sì che la BCE possa decidere di riemetterle oppure no in base a quanta liquidità il sistema necessita.

Analizziamo ora cosa succede quando lo Stato emette le monetine. Lo Stato le emette (sempre "dal nulla") in cambio di denaro. Non tornano più indietro, non c'è un titolo che scade e che determina la restituzione delle monetine allo Stato. Ossia le monetine sono sempre emesse a titolo definitivo, per sempre. Il guadagno sull'emissione delle monetine è un "una-tantum", tra l'altro abbastanza misero, perché se è vero che per quelle da 1-2 euro vale qualcosina, accade che per quelle di taglio inferiore i costi di produzione possano anche superare il valore nominale.
Se consideriamo anche i costi di trasporto, non rimane un granché, ed è per questo che la BCE decentralizza questa funzione delegando ad essa i vari Stati membri. Per risparmiare almeno sui costi di trasporto.

Ovviamente lo Stato non considera le monetine una propria passività, proprio per il carattere che ha l'emissione, ed è per questo che, correttamente, considera un ricavo il valore nominale delle monetine prodotte.
Essendo il ricavo che ne consegue abbastanza modesto, rappresenta il costo del servizio di emissione delle monetine che lo Stato incassa in quanto eroga il servizio stesso.

Le due emissioni sono quindi totalmente differenti, ed è proprio per questo che sono anche contabilizzate in modo differente.


La schizofrenia ideologica appare ancora più evidente se si tiene conto dei numeri. Dal bilancio della Banca d’Italia del 2009 pubblicato pochi giorni fa (pag. 345) sappiamo che lo Stato incassa circa un miliardo di euro (l’utile è stato di 1,6 miliardi) come reddito da signoraggio su un circolante di oltre 130 miliardi di euro. Ma dal signoraggio per la produzione delle monete, lo Stato ha messo in bilancio circa 154 milioni, su un circolante di circa 3,8 miliardi di euro. In altre parole, il signoraggio sulle banconote ha fruttato il 7 per mille del circolante (contando l’acquisto di titoli), mentre il signoraggio sulle monete ha fruttato il 4 per cento delle monetine in circolazione (semplice produzione).
La schizofrenia ideologica è tutta sua, infatti sta confrontando valori che tra loro non hanno nulla a che vedere.


E pensare che questo anno passato è stato straordinariamente fruttuoso. Nell’esercizio 2007, il signoraggio riconosciuto dalla Banca d’Italia ha fruttato allo Stato appena 57 milioni di euro. Rispetto ai 110 miliardi di euro di banconote circolanti di allora, una vera elemosina, pari allo 0,052%. Ma la vera posta in gioco non è tanto un mancato o minore profitto per lo Stato, cioè per tutti noi. Occorre ricordare e tenere presente cosa è in realtà la moneta. La moneta è anche un fenomeno sociologico che induce un comportamento. Il comportamento indotto è quello di accettare moneta in cambio di merce, nella convinzione di poter ottenere merce in cambio di moneta.
L'utile della BCE e la quota redistribuita alle banche nazionali dipende da molti fattori, non solo dalla quantità di banconote circolanti.
Proprio per questo, ossia il non dipendere solo dal circolante, i risultati del 2009 sono molto diversi da quelli del 2008.
A pagina 305 del pdf, (298 del documento), la relazione di bankitalia infatti spiega:
Il miglioramento del risultato del 2009 è da ricondurre principalmente all’assenza
sia di svalutazioni da cambio (1.222 milioni nel 2008) sia di accantonamenti al fondo
connesso con le operazioni di politica monetaria dell’Eurosistema (1.031 milioni nel
2008). Il Consiglio direttivo della BCE ha inoltre deliberato il ridimensionamento
del citato fondo, determinando un ulteriore effetto positivo per il conto economico
dell’Istituto per 310 milioni.

Dunque l'utile dipende ad esempio, dalle svalutazioni, e dall'aumento o diminuzione della consistenza delle riserve.
Non si possono confrontare cavoli e patate!



Nei moderni sistemi monetari, tutta la moneta circolante è a debito, un debito che grava su tutta la comunità che utilizza quella moneta. Poiché si tratta di un ambiente chiuso, alla fine tutti i maggiori debiti si caricheranno sullo stato, poiché lo stato è l’unico soggetto (nei limiti di uno sviluppo crescente, ma anche perché non vi sono alternative) autorizzato a indebitarsi indefinitivamente.
Sbagliato. La moneta che emettono le banche è debito, vero, ma per le banche centrali non per il resto della comunità.
Tutte le banche centrali infatti considerano la moneta emessa un proprio debito. Alla fine dei conti, il Passali dovrebbe lamentarsi del contrario, ossia se la banca centrale NON lo considerasse un proprio debito, ma visto che lo fa, perché si lamenta?
Perchè dice tutta la moneta circolante è a debito lagnandosene?
Perché in realtà, da buon signoraggista, confonde le acque, e invece di evidenziare come giustamente le banche già considerino la moneta un proprio debito, vede un problema nel fatto che all'atto dell'emissione, quella moneta serve per comprare un debito di qualcun'altro.
Delle operazioni della BCE per emettere denaro ne ho già parlato e descritto come la BCE compra vari generi di attività all'atto dell'emissione, di cui il 40% formato da titoli di Stato, ed il resto altri tipi di titoli e obbligazioni.
Insomma di solito la BCE emette moneta comprando un debito di qualcun'altro.
Riflettiamo un attimo però. Perché questo dovrebbe essere un problema?
Supponiamo che lo Stato abbia venduto a ME un titolo dal valore nominale di 1000 euro, e io l'abbia pagato 950.
Lo Stato ha con me un debito, che alla scadenza sarà di 1000 euro.
Lo Stato, in base alle sue entrate, dovrà garantirmi il pagamento dei soldi che mi spettano.
La BCE in tutto questo, sin'ora, non c'entra nulla.
A questo punto entra in gioco quella birbantella della BCE.
Cosa fa? viene da me, mi da 960 euro (perché intanto è passato del tempo e io ho maturato degli interessi), e io le cedo il titolo.
In giro, ora ci sono 960 euro in più, perché io ho convertito il MIO titolo in moneta sonante.
A questo punto, lo Stato allo scadere del titolo, dovrà pagare alla BCE i 1000 che avrebbe dovuto dare a me.
Perché, di grazia, a questo punto lo Stato ha un problema? Rispetto a prima, la moneta in circolazione è addirittura aumentata! al più gli sarà PIU' FACILE trovare i soldi per pagare, visto che ora gira più moneta.
Lo Stato ha anche un'ulteriore vantaggio nel fatto che la BCE abbia comprato il titolo da ME.
Infatti IO mi sarei tenuto TUTTI PER ME i 50 euro che avrei guadagnato, alla scadenza.
La BCE invece redistribuirà ai vari Stati, i suoi 40 euro di profitto.
QUINDI? Dov'è il complotto?
Perché Passali evita di dire che l'ambiente è talmente chiuso che gli utili (interessi) incassati dalla BCE sono totalmente redistribuiti agli Stati (fatti salvi aumenti/diminuzioni di consistenza dei fondi di riserva)?
Ovviamente perché non gli conviene.


Un debito sempre crescente richiederà sempre nuova moneta, che farà crescere ancora di più il debito. Prima o poi arriva la crisi. E proprio nei momenti di crisi, il peso dell’elemento sociologico della moneta diventa determinante. Il debito sempre crescente dello stato induce a un comportamento: la vendita dei beni dello stato. Le chiamano privatizzazioni, ma molto spesso si tratta di svendere non solo un bene pubblico, ma soprattutto un potere che dovrebbe essere in mano a pubbliche autorità. Uno degli esempi più significativi è l’assegnazione della raccolta dei tributi a ditte private.
Qui Passali fa un minestrone davvero stravagante. Chi l'ha detto che il debito debba essere crescente? Basta che lo Stato spenda meno di quanto incassa e destini la differenza al pagamento del debito. Ha per caso dimostrato che questo non è possibile? NO, infatti è possibile.
Lo Stato eroga servizi ai cittadini, i cittadini devono pagare i servizi. Questo avviene con le TASSE, parola sconosciuta a chi fa disinformazione sul signoraggio. Lo Stato si fa pagare tramite i vari moduli 730, Unico, 770, etc. Oppure incarica delle ditte in caso di inadempienze.

Una cosa è certa: se la moneta fosse stampata dallo stato e se tutti fossero certi che lo stato stamperà moneta, qualora fosse necessario per il bene comune, nessuno penserebbe di privatizzare compiti e funzioni che sono tipicamente statali, cioè quei compiti e quelle funzioni che implicano la gestione del bene comune.
Non è attraverso la stampa della moneta che si deve perseguire il bene comune, nel senso di adempiere alle funzioni economiche ed assistenziali di uno Stato. La moneta va stampata con fini anticiclici, per contrastare l'inflazione, insomma con gli obiettivi di politica monetaria.
Lo Stato deve garantirsi la quadratura del bilancio facendosi pagare i servizi dai cittadini e al contempo facendo in modo che questi servizi non abbiano dei prezzi inaccettabili perché gonfiati da voci di costo quali la corruzione.


E veniamo al signoraggio secondario. Tale signoraggio è il reddito che viene conseguito da una banca commerciale, tipicamente quando presta della moneta. Chiariamo questa possibilità con un esempio. Il cliente A deposita 20mila euro presso la banca. Ora nella banca risultano depositati 20mila euro.
Innanzitutto le banche commerciali non hanno come unica fonte di reddito il prestito, ma anche e spesso soprattutto le gestioni patrimoniali, di fondi etc.
Proseguiamo la lettura non senza qualche patema d'animo viste le sciocchezze lette sin'ora.

Il cliente B entra in banca e chiede un prestito. La banca valuta i propri depositi (olte alle garanzie offerte dal cliente B) e concede un prestito di 16mila euro. Il cliente B, ottenuto il prestito, spende il denaro con un cliente C, il quale, incassati i 16mila, li deposita in banca. Ora nella banca risultano depositati 36mila euro. I depositi sono cresciuti di 16mila euro, grazie al prestito effettuato dalla banca. Questa modalità di creare moneta (con l’ausilio di moneta depositata da altri) è detta signoraggio secondario, il quale consiste nel reddito da interessi su denaro creato dal nulla.
E qui casca l'asino. Passali si dimentica che non esiste un'unica banca sulla faccia della terra, e tanto meno il cliente C è obbligato a ridepositare i soldi iin una banca, e tanto meno nella stessa banca.
Vediamo cosa succede, supponendo di avere una riserva obbligatoria del 2%.
Quando la banca riceve il deposito di 20'000 euro di A è autorizzata a prestarne il 98%.
Quando la banca presta i 16'000 a B, potrà da quel momento prestare altri 20000*0.98 - 16000.
Quando la banca (sempre se è così fortunata che C ridepositi i soldi presso di lei) riceve i 16000 euro, è come se fosse un nuovo deposito che non c'entra nulla col precedente. Potrà a questo punto prestare:
(20000*0.98 - 16000) + 16000*0.98 =
20000*0.98 - 16000*0.02
che è meno di quanto poteva prestare prima, ossia è meno di 20000*0.98
Quindi la disponibilità a prestare, anche in questo fortunato caso, non è affatto aumentata, ma diminuita!
E' vero che è stata creata moneta, nel senso LATO del termine, ossia è aumentato M1. Ma complessivamente, la banca:
ha un debito di 20000 euro con A, e un debito di 16000 euro con C per un importo totale di 36000 euro di DEBITO verso i correntisti.
Ha un credito di 16000 euro con B, e una capacità di effettuare nuovi prestiti diminuita. Questi sono fatti.


Quali sono i punti deboli di questi processi monetari? Perché non può funzionare un sistema in cui si paga un debito passato con un debito sempre crescente, da pagare in futuro? Se ha funzionato fino a oggi, perché non può continuare a funzionare?
Certo da uno che non distingue vendita da investimento, non sa leggere un bilancio, e non sa farsi due conti sulla riserva frazionaria, sembra strano sentirsi spiegare quali siano i punti deboli di questi processi di cui ha capito poco o perlomeno finge di farlo.
Chi l'ha detto che si paga un debito passato con un debito sempre crescente? Lui. Quindi ora è diventato attendibile per caso? Lo sta dimostrando? Lo sta argomentando? No, semplicemente, da buon signoraggista, ha preso il volo!

Anzitutto occorre rispondere che il sistema non funziona. Se la crescita economica impetuosa di un paese, sostenuta da un eccesso di liquidità, può temporaneamente nascondere il problema, questo in ogni caso non tarda a manifestarsi nei suoi tre elementi tipici: stagnazione economica a causa di una rarefazione monetaria (la moneta viene spostata nei mercati finanziari), disoccupazione crescente, aumento della differenza di benessere economico e sociale tra i pochi molto benestanti e la gran parte della popolazione. E siamo alla recessione. Un continuo alternarsi di bolle speculative e crisi recessive, questo sembra essere il nostro destino.
Sciocchezze. Non c'è alcun problema da nascondere, e tanto meno lui ha evidenziato alcun problema reale (che tra l'altro ci sarebbero pure, ma non riguardano il signoraggio).
La stagnazione economica non avviene per rarefazione monetaria, ma al più quando manca il credito, o quando viene a mancare la fiducia dei consumatori, ad esempio perché perdono posti di lavoro.
Le bolle speculative nascono, è vero, ma per colpa della speculazione finanziaria, attuata in modo aggressivo e spregiudicato, non del signoraggio!
Insomma sta facendo un minestrone senza ne' capo ne' coda


Ma vediamo meglio le cause per cui tale sistema non può funzionare. Le cause principali sono due. La prima si fonda sulla presunta efficienza del mercato. Tale presupposto è puramente ipotetico, nella realtà il mercato economico è denso di punti di inefficienza, che dipendono dalle peculiarità del territorio locale. In tali contesti, la rarefazione monetaria e la difficoltà a far circolare la moneta può provocare più facilmente il collasso del sistema economico.
Quale sarebbe il presupposto dell'efficienza del mercato? Ad ogni modo ogni BCN emette moneta nel proprio Stato, non è che (per esempio) il denaro sia emesso tutto in Spagna. Non si capisce quindi cosa c'entri la peculiarità del territorio locale.
La rarefazione monetaria non è un problema, visto che è proprio compito della BCE evitare che la liquidità sia troppa o troppo poca.

La seconda causa è la tipica confusione di questi tempi, quella per cui gli interventi a sostegno della liquidità di Bernanke (Fed) e Trichet (Bce) risultano inutili e risulteranno dannosi. La confusione è tra liquidità e moneta. Le Banche Centrali hanno stampato moneta per fornire liquidità, preparando così le condizioni ideali per la famosa “trappola della liquidità”. Infatti le stesse Banche Centrali contano di ritirare la liquidità fornita in eccesso con opportune manovre sui tassi e interventi sul mercato aperto. Ma non si rendono conto (o fanno finta di non sapere, non so cosa sia peggio) che non hanno alcun mezzo per impedire alla liquidità di ridiventare moneta nel momento meno opportuno, preparando così le condizioni per una iperinflazione distruttiva.
Sull'eccessivo interventismo della FED per pompare liquidità sono d'accordo, ma i danni non li ha fatti Bernanke, ma Greenspan, anche se all'epoca era ritenuto dai più il guru incontestabile della politica monetaria, quasi un dio della moneta. Ce ne siamo dimenticati? ora tutti giustamente a dargli addosso.
In sostanza le banche centrali non dovrebbero sconfinare in un eccessivo interventismo (specie nel senso di iniettare liquidità) per risolvere problemi di economia. Su questo posso concordare, ma non mi pareva che in questo articolo c'entri molto.

Proprio in questo sta la qualità distruttiva della moderna definizione di signoraggio. L’antico signoraggio creava moneta, cioè una vera ricchezza, che si manifestava nella circolazione della stessa moneta. Lo dice una bellissima frase del volume “Fine della finanza” (Amato-Fantacci, Donzelli Editore, pag. 216). “Nella misura in cui consente alla moneta di circolare, ciò che questo signoraggio realizza è un guadagno pubblico a cui non corrisponde la perdita privata di nessuno”.
Follia. L'antico signoraggio non creava ricchezza, convertiva metallo in moneta, prendendosene una fetta (appunto il signoraggio). Questa era a tutti gli effetti una tassa all'atto della conversione del metallo in moneta, e se una tassa non è una perdita privata fate voi..


Con il moderno signoraggio, non solo non viene riconosciuto il “guadagno pubblico”, ma addirittura la moneta prodotta viene addebitata, impegnando così il futuro (possibile) sviluppo. Infatti, il concetto di liquidità, a ben pensarci, è l’esatto contrario di quello di moneta. La moneta, per essere veramente tale, deve circolare effettivamente. Al contrario, il concetto di liquidità, implica uno strumento che ha la potenzialità di potersi trasformare in qualsiasi merce o altro strumento finanziario. Ciò che è liquido, per definzione “è pronto per”, quindi è in una posizione di eterna attesa. È statico. Non circola. Moneta e liquidità sono l’una l’opposto dell’altra.
Tutto sbagliato, mente sapendo di mentire. Il reddito da signoraggio è tutt'ora redistribuito agli stati membri, e la moneta non viene addebitata, tipica espressione (idiota) signoraggista, ma emessa per acquistare debiti esistenti.
Quindi la presenza di questa nuova moneta, dato che non aumenta i debiti esistenti, ne facilita il pagamento, non di certo lo rende più difficoltoso.
L'affermare che ciò che è liquido è statico, poi, a parte che anche come terminologia è totalmente inadatta (avete mai provato ad afferrare un liquido?), è anche del tutto falsa.
Cosa è più facile da far circolare, un titolo di Stato da 1000 euro o 1000 euro in banconote da 10? Provate ad andare a comprare 1 kg di pane e 1 litro di latte con un BOT in mano..

La confusione in questa materia è tale che la vediamo riproposta proprio in questi giorni. Venerdì abbiamo avuto una caduta delle borse per il diffondersi di voci sul possibile default dell’Ungheria. I giorni successivi tutti abbiamo visto in televisione servizi dall’Ungheria in cui cittadini ungheresi testimoniavano il fatto che di questa crisi non vedono alcuna traccia.
Cosa c'entri un rumor nella finanza con il signoraggio è assolutamente incomprensibile, ma si sa, quando si tratta di confondere le acque, vale tutto.
Ecco infatti che torna sul concetto della liquidità:

Moneta e liquidità vengono confuse continuamente, come se fossero la stessa cosa, solo per il fatto che entrambe si chiamano euro. Eppure, proprio questa confusione potrà generare il disastro: il crollo dello stato e del sistema bancario, a causa di insormontabili difficoltà finanziarie, difficoltà di liquidità, non dell’economia reale.
Ormai è un delirio incomprensibile. La moneta sono M0, M1, M2, M3. La liquidità è solo M0. Ma cosa caspita c'entra questo con il crollo dello Stato (ammesso che vi sia)?
Secondo Passali ci sono problemi di liquidità, non di economia reale.
Questa è una sciocchezza enorme. Quando si perdono posti di lavoro, perché alle aziende mancano le commesse, non è perchè c'è un problema di liquidità. E' l'economia che non va.
La causa del problema può essere stata l'esplosione di una bolla speculativa, perché le banche commerciali ad esempio hanno fatto un credito su immobili sopravvalutandoli del 100%.
La quantità di moneta che emettono le banche centrali è irrilevante in tal senso. Stessa cosa accadde per la bolla dell'hi-tech.
Non è un problema di banca centrale, è un problema di uso spericolato di strumenti finanziari molto rischiosi. E' su quello che bisognerebbe vigilare, e magari imporre dei limiti e tasse più alte.

Ma moneta e liquidità stanno sullo stesso supporto, stanno sulla stessa convenzione, stanno sulla stessa moneta: l’euro. Questa è la grande ambiguità non risolta; o meglio, già risolta in partenza, perché tutti gli elementi di potenza sono a favore della liquidità, contro la moneta come strumento di circolazione dei beni. E questa ambiguità trova la sua forza nel principio fondante il nichilismo moderno, quello che definisce la proprietà privata come il potere personale di fare dei miei beni ciò che mi pare e piace.
Secondo me questa frase non l'ha capita neanche lui che l'ha scritta e sfido chiunque a trovarne un senso compiuto. Più che affermare qualcosa sembra una supercazzola in versione economista.

Vi risparmio il resto, è tutto un delirio sul nichilismo moderno, sulla dottrina sociale della Chiesa, sulla religione e sulla fede, per poi concludere:

Ora che abbiamo analizzato la questione del signoraggio
A dire il vero sono state dette davvero tante sciocchezze, tante che mi sorprende di essere arrivato sin qui senza vomitare.
Buon complottismo a tutti!