venerdì 1 giugno 2012

Consigli per gli acquisti

El salvador (1981-1996), Ruanda (1995), SriLanka (1996) sono alcuni fallimenti statali di cui sicuramente quasi nessuno ne ha mai sentito parlare non solo perché riguardano economie marginali, ma anche perché non hanno coinvolto direttamente alcun investitore straniero nemmeno i più spericolati; trattasi di default domestici.

La dinamica è più o meno la seguente: i deficit statali vengono sottoscritti in maniera più o meno coercitiva dalle banche nazionali e dalla banca centrale, limitando il più possibile l’esposizione estera verso istituzioni, banche o mercati esteri e imponendo in questo modo un tasso di interesse basso o quantomeno ragionevole .

Avendo finanze fragili e allegre questi paesi non ancora sviluppati arrivano al punto in cui la continua emissione di debito non è più sostenibile dai pochi risparmi nazionali, le banche e i risparmiatori materialmente non possono più continuare a sottoscrivere titoli e pertanto lo stato si trova di fronte a due vie:
 1- Esporsi maggiormente all'estero e fare in questo modo lievitare i tassi di interesse che porterebbero le chiavi delle finanze del paese immediatamente in mano al FMI
 2- Iperinflazionare per permettere alla banca centrale di acquistare tutte le emissioni presenti e future di debito nazionale
Ne hanno scelta una terza fare default domestico e pertanto scaricare le perdite sui propri cittadini bruciando i pochi risparmi del paese (che a risultati pratici è quasi identico al punto 2).

 L’elenco di tutti i default domestici (che alcune volte si mescolano con i default esteri) è presente nel libro “questa volta è diverso otto secoli di follia finanziaria” di Reinhart e Rogroff, due massimi esperti di finanza che illustrano in questo piccolo manuale delle crisi finanziarie, classificate per tipologia (valutarie, bancarie, domestiche, del debito estero), le caratteristiche che le hanno contraddistinte nel corso dei decenni o secoli e che le contraddistinguono con puntuale ripetitività tutt'ora.
 Si impara che le potenze di ora erano gli Stati a default seriali e inaffidabili di un tempo, che l’Inghilterra non ha più avuto alcun fallimento del debito pubblico dalla costituzione della Banca d’Inghilterra e le similitudini tra la crisi finanziaria odierna e le crisi passate.
 Naturalmente per chi crede che il debito pubblico sia automaticamente una ricchezza per la popolazione (Barnard) il libro è vivamente sconsigliato.

MMST