giovedì 1 dicembre 2011

Introduzione contabile per i signoraggisti

Con questa nota fornisco una piccola spiegazione integrativa a questo filmato signoraggista.
Il dott. Gigliobianco funzionario della banca d'italia risponde pazientemente alla domanda su signoraggio, falso in bilancio, bankitalia spa e menate varie. Pur nella sua semplice e chiara argomentazione, inevitabilmente da per scontato piccoli e basilari concetti di contabilità, senza accorgersi di aver di fronte gente che fonda il proprio pensiero sull'ignoranza di questi stessi particolari. Vediamo di scrivere brevemente due righe per comprendere la questione anche sapendo poco di contabilità.
La partita doppia è quel sistema contabile che prevede due movimenti per ogni registrazione, il movimento in dare (colonna sinistra) e avere (colonna destra); e qui c'è un primo concetto da mettersi in testa: ha poco a che vedere con lo schema entrate e uscite.
Del bilancio dell'azienda ci interessano due prospetti, lo stato patrimoniale e il conto economico.
Lo stato patrimoniale è composto da attività in dare (brevemente crediti, denaro in cassa, conti corrente, beni immobili) e le passività in avere (debiti, e patrimonio netto che è la differenza tra attività e debiti). Il conto economico è composto dai costi in dare (stessa colonna degli attivi patrimoniali; si ripeto i costi vanno nella stessa colonna degli attivi patrimoniali quella di sinistra) e ricavi in avere, l'utile d'esercizio è naturalmente dato dalla differenza tra ricavi e costi e viene altresi rilevato nel patrimonio netto per far quadrare lo stato patrimoniale.Pertanto alla premessa aggiungiamo un paio di spunti:
- la frase "mette la voce al passivo" di per se non vuol dire nulla o meglio è incompleta, si dovrebbe specificare "passività di stato patrimoniale" .
- il debito è un costo? No il debito è una variazione finanziaria posta nelle passività di stato patrimoniale, l'interesse è il costo che viene registrato nel conto economico (in dare) ma è un aspetto separato dal debito, se un'azienda contrae un debito non oneroso (ovvero senza interessi) registrerà sempre il debito nelle passività di stato patrimoniale ma non registrerà alcun costo in conto economico.
Detto questo abbiamo tutti gli elementi per capire la discussione; il funzionario della banca d'italia quando parla di carta moneta che non costa nulla intende proprio una passività finanziaria per la banca centrale (la moneta emessa) che non produce interessi, infatti nel conto economico della banca centrale non ci sono i costi di interessi passivi sulla moneta emessa.
Accenna anche la differenza con le banche commerciali dicendo chiaramente che queste ultime hanno il costo sui depositi e sulle obbligazioni ovvero l'interesse, non il valore nominale dei depositi o delle obbligazioni che sono componenti di stato patrimoniale (attività, passività) non di conto economico (costi e ricavi).
Chiaro? A quanto pare non per i nostri eroi che continuano a pensare che i costi vadano nelle passività di stato patrimoniale e non comprendono la differenza con i debiti.
MMST

lunedì 21 novembre 2011

Matrix e il complotto demoplutogiudaico massonico

La puntata di Matrix sui complotti riguardanti la nomina di Monti come presidente del consiglio ha visto per la prima volta sul grande schermo in una trasmissione di una rete nazionale come protagonisti un'intera squadra di signoraggisti, ovvero i sostenitori della più fanatica teoria del complotto.
In studio Messora, Barnard e Giulietto Chiesa hanno intrattenuto il pubblico con una serie di assurdità totalmente inattese da parte del conduttore e degli ospiti a giudicare dalle immediate reazioni.

Facce sgranate, incredulità e impreparazione all'evento da parte dei rimanenti ospiti hanno condito il tutto in quella che forse (mia impressione) è stata la prima puntata in cui una trasmissione televisiva (almeno dalle razioni di Vinci, Giannino, Bechis...) si sia finalemente imbattuta da cima a fondo nel pieno del fenomeno del complottismo ovvero una materia che andrebbe relegata alla competenza della psichiatria invece che all'economia, alla geopolitica o quant'altro.

Ma lasciamo stare le battute riguardanti il golpe finanziario organizzato dal criminale Mario Draghi che di giorno fa crollare l'italia chiudendo i rubinetti e di notte assassina i bambini africani mangiandoseli vivi presumibilmente, tralasciamo un attimino i nove padroni dell'universo che decidono le sorti del mondo in riunioni segrete pigiando un tasto e facendo crollare una volta la grecia, la volta dopo l'italia, l'altra il portogallo mentre ottengono miliardi di fantastiliardi di regalo a tasso zero dalla fed stampati nuovi, nuovi; accantoniamo pure per ora la filosofia sulla teoria del complotto, in fondo non è un complotto perchè non è un segreto, avviene palesemente sotto gli occhi di tutti, ma il problema è che nessuno lo sa (chiaro no?); chiudiamo per il momento i libri di logica in cui la ricapitalizzazione del governo americano in una banca americana crea per una insolita proprietà transitiva un credito dello stato italiano verso le banche che annulla il debito pubbico; assecondiamo la stranezza dello spread come nuova entità maligna che fa dimettere senza motivo un governo democratico in un paese in salute con i ristoranti pieni; concentriamoci invece su un punto tanto osannato da Barnard che criminalizza Draghi quando compra o accetta come garanzie titoli tossici (titoli debito pubblico greco) e criminalizza Draghi quando a suo avviso non compra o non accetta come garanzie titoli tossici (titoli debito pubblico italiano).

Può la BCE ora intervenire comprando illimitatamente titoli italiani? 
La risposta è no. Lo statuto del Sebc non lo esplicita apertamente ma l'art. 2 sembra non lasciare spazio a troppe interpretazioni sebbene le discrezioni fioriscano nei momenti di crisi. L'obbiettivo principale (come poi ricordato nei regolamenti della BCE che prevale qualora più obbiettivi entrano in conflitto) è quello della stabilità dei prezzi nient'altro, non sono esplicitate deroghe. Vi è senz'altro la discrezione nel definire il significato quantitativo della stabilità dei prezzi (2% stabilito dal consiglio della BCE) e di come e quando raggiungerlo se nel breve o nel medio periodo, ma non vi può essere scelta di non seguire l'obbiettivo esplicitato dai ttrattati.
Un incremento eccessivo della base monetaria su mercato aperto a seguito dell'acquisto a mani basse di titoli a rischio non solo di portogallo e grecia ma soprattutto del secondo debito pubblico dell'eurozona tanto da volere spingerlo a ribassare gli spread in linea con quelli tedeschi sarebbe obbiettivamente un abbandono dell'obbiettivo della stabilità dei prezzi, magari può andare bene a tutti i paesi, non può di certo deciderlo in autonomia un governatore.
Gli stessi Securities Markets Programme già rappresentano una deroga dato che comportano l'acquisto in mercato aperto di titoli non sicuri per ragioni che esulano dalla rigorosa politica monetaria. I danni si vedono già nella ristrutturazione del debito greco che non può coinvolgere i titoli detenuti dalla banca centrale (ma così facendo limita la riduzione del carico di debito complessivo) pena una perdita netta nel bilancio della BCE con rischio di intaccamento del capitale proprio e in previsioni più serie o drammatiche di dover essere ricapitalizzata dagli stati senza considerare che a questo punto la propria credibilità sarà già andata a farsi benedire.
Nonostante ciò la BCE prevede comunque una convergenza di questo protoollo nella stabilità dei prezzi nel medioperiodo attraverso operazioni di sterilizzazione, ovvero vendita di altri titoli (non degli stati coinvolti) in modo da ridurre la base monetaria incrementata per l'acquisto dei titoli dei piigs.
Un acquisto senza controllo dei titoli del debito pubblico italiano non avrebbe nemmeno la possibilità di parziali sterilizzazioni e sarebbe una chiara e aperta violazione del trattato.
Si può pensare tutto quello che si vuole ma non si può imputare a Draghi di non aver fatto ciò che non poteva fare senza alcuna copertura politica.
MMST

http://www.ecb.int/pub/mb/editorials/2010/html/mb100513.en.html

giovedì 14 luglio 2011

Il debito illegittimo: debtocracy.


La Grecia da paese periferico dell’Europa e acquisto ai tempi supplementari dell’euro (sebbene firmataria di Maastricht non ebbe i requisiti per entrare alla nascita dell’euro  ma entrò due anni dopo) è sempre stata sotto osservazione da parte della commissione europea per gli sforamenti del patto di stabilità riassumibili nel tetto del 3% deifict pubbilco pil.
La crisi internazionale di ottobre 2009 fece peggiorare le stime attestando il deficit al 6%.
Ma passò solo qualche mese e il nuovo governo Papandreu dichiarò sostanzialmente che causa falsificazioni di bilancio a quella cifra prevista in realtà occorreva aggiungere un 1, (deficit definitivo 15,4%) e vennero rivisti in senso peggiorativo di 3 o 4 punti percentuali i deficit degli anni precedenti. Questa verità semplice e banale non è presente o non è ricordata nel film no profit debtocracy  di Aterina Kitidi e Aris Hatzistefanou, ammirevole dal punto di vista dello sforzo (produzione totalmente autofinanziata), ma che in quanto estremamente ideologico per stessa ammissione degli autori, rischia di diventare una zuppa in cui i contorni e le conseguenze vengono scambiati per cause e per fabbricare riscontri che coincidano con il pensiero degli autori.
Tra le cause più o meno imputate dal filmato si può elencare: la tirannia della Germania, dell’FMI, la consulenza di GS, le olimpiadi, l’euro, l’acquisto di cacciabombardieri, l’unione europea, la crisi del consumismo e del capitalismo (che ha colpito tutta la sfera globale ma in default c’è la grecia e non gli altri stati). Il tutto intermezzato da interventi di scrittori, sociologi, attivisti dei diritti umani imbevuti di terzomondismo e nostalgie marxiste con qualche economista in veste più da tifoso di calcio che da tecnico.
Ma andiamo con ordine, cos’è il debito illegittimo?
Di fatto non c’è una risposta esauriente, non esiste una definizione unanimemente condivisa riguardo l’illegittimità dei debiti sovrani di stato. E ancor più importante non esiste una giurisprudenza e un’autorità giudiziaria unanimemente riconosciuta a livello internazionale che certifichi o determini quando un debito non possa essere pagato.
In pratica uno stato insolvente perde credibilità di fronte ai creditori perché istituisce un precedente. Il che pone un’ipoteca sull’affidabilità dello  stato per le future richieste di credito influendo sul costo dei prestiti stessi e rendendo più probabili nuovi deficit che renderanno ancora più difficile la raccolta di nuovo credito e che determineranno un nuovo default. Sono default seriali insomma quando un paese fallisce è probabile che ciclicamente fallisca di nuovo.
Se inoltre noi non parliamo di un appartamento (uno stato), ma di un condominio (la comunità europea o meglio l’euro), si capisce la gravità della situazione e la minor tolleranza che debba essere data alle possibilità di danno del singolo condomino (la Grecia).
Questa banalità sembra dimenticata nel filmato da Lapavistas che come economista si rifugia  nello slogan un po' da ciarlatano  “si salvano le banche europee, mentre impoverisce l’economia greca” la razio degli interventi non è questa e dovrebbe saperlo bene. La realtà è che nessuno ha idea a cosa possa portare il primo default di un paese dell’euro (un paese sviluppato a tutti gli effetti non un paese in via di sviluppo), sia in termini di effetto domino che in termini di futuro credito per l’economia europea e futuri fallimenti seriali e adempiere o no alle scadenze obbligazionarie è tutt’altro che irrilevante.
E il debito illegittimo? Di fatto è una formula che gli stati in default usano per convincere gli investitori che questa volta è diverso, che non si paga non perché insolventi ma perché non si è tenuti a pagare perché quei contratti sono nulli, non perché il governo è inaffidabile ma perché il precedente era inaffidabile corrotto o dittatoriale e non ha nulla a che vedere con quello odierno, non perché il paese non è in grado di rispettare il contratto ma perché non era in grado di rispettare i precedenti contratti assurdi per qualsiasi tipo di economia o governo ma che nulla hanno a che vedere con i contratti che si propongono ora…
Insomma cercare di trasmettere ai creditori accompagnata da motivazioni filosofiche, economiche e morali, un’immagine di separazione tra il prima e il dopo una ripartenza da zero.
Può darsi che in un paese con riserve petrolifere che prima era sotto una feroce dittatura tenuto sotto embargo dalla comunità internazionale, mentre ora è governato da un’autorità riconosciuta, aperto a investimenti stranieri e soprattutto garantito indirettamente dalle maggiori economie occidentali Usa in primis, gli investitori percepiscano chiaramente la separazione (in irak); di certo questo caso non ha nulla a che vedere con il caso greco come erroneamente fa riferimento il filmato nel quale vi era una democrazia corrotta e in deficit prima e lo è pure dopo.
Ma è qui si entra nel merito la diffusa corruzione, l’acquisto di armamenti difficilmente in un futuro sistema giudiziario internazionale possono essere configurati come parametri di illegittimità del debito.
In pratica che credibilità possono avere bond in cui viene scritto sulle note informative “attenzione che se il tasso di corruzione del paese si alza il titolo può non essere rimborsato?”. Magari ci possono essere singoli prestiti tra stati in cui può essere dimostrato un interesse e un’influenza dello stato creditore rispetto a indirizzi di spesa non coerenti con le necessità del debitore, ma è obbiettivamente difficile immaginare parametri standard unanimemente accettati, impossibile se la controparte è un privato.

La realtà è che la Grecia estremizza mali presenti in tutti gli stati anche quelli sviluppati ma che sono di responsabilità propria e non possono essere trasferiti con scuse di illegittimità a soggetti altrui, il resto sono comparse, contorni e conseguenze non cause.
E’ la Grecia che ha falsificato i conti non informando i suoi coinquilini e il mercato della sua salute finanziaria, è la Grecia che ha truccato le carte per entrare nelle catene dell’euro di cui ora si lamenta, è il governo greco che ha chiesto alle banche d’affari strumenti atti a mascherare i deficit di esercizio e a spostarli nel tempo. In un paese dove pure le olimpiadi si trasformano in bombe di deficit pubblici, piuttosto che volani per la crescita economica, dove il fisco è un colabrodo assoluto  la linea vittimistica non può aiutare.
Si può terminare con la seguente frase di Lapavistas: “anche se il debito fosse provato legittimo, la grecia non dovrebbe comunque pagarlo, dovrebbe essere cancellato”.
Pertanto che piuttosto si sostenga la circostanza di fallire per inadempimento o meno senza ipocrisia, ma la richiesta di una commissione nominata e retribuita da chi è a malapena in grado di pagare il suo onorario a causa di quel debito che la commissione stessa deve giudicare se è corretto che chi l’ha nominata lo paghi o meno, è semplicemente una buffonata.
MMST

domenica 10 luglio 2011

Sovranità monetaria applicata: la sucretization

Nel 2008 in piena crisi finanziaria internazionale lo stato dell’Ecuador dichiarò default parziale rifiutandosi di pagare una parte del debito estero del paese contratto in condizioni ritenute dal governo locale illegittime. Pubblicò un apposito lavoro di una commissione governativa di esperti in cui riassume l’origine del debito governativo.
Tra le varie fasi e i vari contratti quello che ora ci interessa è la fase di sucretization ovvero l’atto in cui lo stato dell’Ecuador ha deciso di pagare i debiti delle società ecuadoregne semplicemente stampando moneta (il sucre).
Come gran parte dell’america latina l’ecuador è caratterizzato da un basso tasso di risparmio. Basso livello di risparmio (offerta) vuol dire che per far coincidere gli investimenti (domanda) vi sono due strade o un rialzo dei tassi di interesse reali (prezzo) a livelli probabilmente non sostenibili per l’economia, oppure l’apertura a prestiti esteri. Un risparmiatore estero però di fronte al finanziamento di un impresa ecuadoregna chiede due cose, un tasso di interesse che remuneri il rischio paese e il rischio specifico del mercato e dell’impresa (che è di certo più alto di una società americana) e che il contratto sia stipulato in dollari. Difficilmente chi presta i soldi a un ecuadoregno li presta in sucre con il rischio che la moneta venga svalutata da un momento all’altro e di azzerare di fatto dal punto di vista reale il proprio credito.
Pertanto al momento della crisi economica nel 1983 lo stato era di fronte a questo caso tipo: imprese indebitate con finanziatori esteri con prestiti in dollari.
Il governo decise di usare la BCE (banca centrale ecuadoregna) per risolvere il problema semplicemente comprandoli ovvero fondendo il loro debito con il debito pubblico. La banca centrale comprò delle imprese debiti per un valore nominale di circa 1 miliardo e 370 milioni di dollari.
Nel frattempo che l’immissione di liquidità determinava la svalutazione monetaria con un’inflazione che schizzava dal 25 al 50% nel giro di una sola annualità, l’ecuador concesse ai debitori condizioni particolarmente vantaggiose per la restituzione, dilazionò i termini di pagamento da 3 a 7 anni, fermò i tassi di interesse nominali al 16% mentre i tassi commerciali superavano il 28% e mantenne fisso per i loro debiti il tasso di cambio di 100 sucre per 1 dollaro.
Tradotto in parole povere per la banca centrale, mentre il costo del tasso di interesse dei suoi debiti saliva, i tassi di interesse sui suoi crediti già inferiori a quelli debitori rimanevano costanti; mentre i debiti li doveva saldare alle scadenze dovute i per i crediti si vedeva allungare le riscossioni, mentre doveva restituire debiti in dollari riscuoteva crediti in sucre che non valevano più nulla.
A conti fatti questa bella operazione tra il 1983 e il 1994 costò allo stato in termini di differenze di cambio circa 1 milardo e 560 milioni di dollari e 1 miliardo e 400 milioni di interessi.
Questo è un esempio di come le manovre monetarie irresponsabili possano condurre al fallimento, manovre tutt’altro che isolate nel caso ecuadoregno che hanno mantenuto un’inflazione galoppante per tutti gli anni’90 portando nel 2001 il paese alla dollarizzazione.
Un finale non proprio coerente con la sovranità monetaria.

MMST

giovedì 2 giugno 2011

Di Pietro e interrogazione parlamentare sul signoraggio


Articolo anche presente su Giornalettismo
Lettera aperta all'Onorevole Antonio Di Pietro.

Onorevole Di Pietro, il 30/11/2011 lei ha presentato un'interrogazione parlamentare (4-12113) che non le fa onore. Mi auguro non sia stata ideata da lei ma infelicemente suggerita da qualche suo poco informato collaboratore. Oppure informato, ma attingendo l'informazione da qualche sito-complottista (io sono solito chiamarli siti-fogna) o video di youtube.
Non sono un politico e non mi piacciono i giochi di parole quindi verrò subito al merito.
Lei dice
l’emissione della moneta è obbligatoriamente collegata alla generazione del
signoraggio che è rappresentato dal guadagno e dal potere in mano al soggetto
predisposto alla creazione della moneta. Il signoraggio, dunque, è l’insieme dei redditi
derivanti dall’emissione di moneta.

Che il signoraggio sia l'insieme dei redditi derivanti dall’emissione di moneta non ci piove. Ed è la definizione che trova anche sulla pagina della banca d'italia.

Quando però aggiunge la definizione di Krugman considerandolo flusso di
« risorse reali che un governo guadagna quando stampa moneta che spende in beni e servizi» dovrebbe contestualizzare e precisare che nessuno stato moderno stampa moneta per comprare beni e servizi, perchè quella moneta non avrebbe nessuna credibilità internazionale.
Non ci vuole un genio per capire che, se la Grecia ad esempio, tornasse alla dracma, e decidesse di stampare tante dracme quante ne servono per pagare il suo debito pubblico, annullerebbe di fatto il valore della dracma, che non varrebbe più nulla. E annullerebbe tutto il valore dei risparmi dei propri cittadini e delle proprie aziende. Se così non fosse, tutti i paesi del terzo mondo pagherebbero i propri debiti semplicemente stampando denaro proprio.
Sa perché non ci riuscirebbero onorevole Di Pietro? perché quel denaro creato varrebbe esattamente zero. Meno della carta di cui sarebbe fatto. Ossia avrebbe valore reale minore del prezzo di produzione.
Ecco perché nessuno Stato stampa moneta per spenderla in beni e servizi. Magari non ci aveva riflettuto? O davvero pensa che siano tutti stupidi o corrotti i politici di tutti i paesi del mondo? Sarebbero davvero stupidi se avessero un'arma così potente in mano e non la usassero no?
Invece sono stupidi coloro i quali credono in un simile miracolo della finanza.


Lei nell'interrogazione prosegue:
oggi, invece, alcuni studiosi di economia imputano al moderno signoraggio una dimensione che va ben al di là di una semplice tassa, in quanto il reddito monetario di una banca di emissione è dato solo apparentemente dalla differenza tra la somma degli interessi percepiti sulla cartamoneta emessa e prestata allo Stato e alle banche minori e il costo infinitesimale
di carta, inchiostro e stampa sostenuto per produrre denaro.

Questi sedicenti studiosi, che lei poi citerà, sono in realtà del tutto ignoranti nella materia in questione, e tra l'altro hanno anche indecorosamente avanzato denunce simili alla sua interrogazione perdendo la causa. Questo non gliel'avevano riferito vero?
Innanzitutto le banche di emissione sono le banche centrali, e in europa c'è la BCE (Banca Centrale Europea). Se non lo sa, lo può leggere sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea, Titolo 3, articolo 13 punto 1.
Le istituzioni dell'Unione sono:
il Parlamento europeo,
— il Consiglio europeo,
— il Consiglio,
— la Commissione europea (in appresso «Commissione»),
— la Corte di giustizia dell'Unione europea,
— la Banca centrale europea,
— la Corte dei conti.
Quindi la BCE (sempre se non lo sapeva già) è una istituzione dell'Unione Europea.
Al punto 2 dello stesso articolo:
2. Ciascuna istituzione agisce nei limiti delle attribuzioni che le sono conferite dai trattati, secondo le procedure, condizioni e finalità da essi previste. Le istituzioni attuano tra loro una leale cooperazione.
questo caso mai qualcuno potesse pensare che una istituzione della comunità Europea possa agire di proprio conto o per interessi privati.
Una volta chiarito quale sia la "nostra" banca di emissione, lei però afferma qualcosa di completamente errato parlando di "cartamoneta emessa e prestata allo Stato ".
Non è stato informato, Onorevole Antonio Di Pietro, che, sempre per LEGGE, in particolare per l'art.21 del trattato ("Operazioni con enti pubblici") :
21.1. Conformemente all'articolo 123 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, è vietata la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia da parte della BCE o da parte delle banche centrali nazionali, a istituzioni, organi o organismi dell'Unione, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di settore pubblico o ad imprese pubbliche degli Stati membri, così come l'acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della BCE o delle banche centrali nazionali.
Forse lei lo riterrà "politichese", ma quando si vieta "la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia" vuol dire che non si presta denaro carissimo Onorevole Di Pietro. Quindi cosa sta dicendo? LA BCE non presta soldi allo Stato, lo può riferire al suo poco informato suggeritore. E magari una tirata d'orecchie non farebbe male.

Procediamo, lei aggiunge che
Apparentemente, in quanto, de facto, il signoraggio moderno è eclissato nella contabilità dall’azione di dubbia legittimità della banca emittente che pone al passivo il valore
nominale della banconota. In buona sostanza, la banca dichiara di sostenere per la produzione della carta moneta un costo pari al suo valore facciale (euro 100 per una banconota del taglio di 100 euro);

Questo è falso, e la sfido a trovare un bilancio in cui la banca dichiari di sostenere un costo di produzione pari al valore facciale. C'è poco da smentire se uno se le inventa di sana pianta. E' vero che il valore facciale della moneta emessa è posto al passivo, d'altronde essendo appunto la moneta "emessa", non è nella disponibilità della BCE, ma di chi l'ha ricevuta, e dunque come potrebbe essere un'attività per la BCE stessa?

le Banche centrali sono le istituzioni che raccolgono sia la ricchezza, sia il profitto da signoraggio che dovrebbero essere trasferiti, una volta coperti i costi di coniatura, alla collettività rappresentata nello Stato;
Ed infatti il profitto da signoraggio, ossia il reddito proveniente dall'emissione della moneta è distribuito agli Stati membri, come testimoniato dai bilanci. Non ci vuole un economista per verificarlo, ed il tutto è regolato da ben precise leggi (art.33 dello Statuto) che lo impongono.


Arriviamo poi a quello che per i cospirazionisti del signoraggio è un autentico tormentone. Onorevole Di Pietro... mi è cascato sulla proprietà della moneta al momento dell'emissione:
con riferimento al sistema monetario attuale, da anni si discute sia in ambito accademico sia in ambito sociale sulle incongruenze relative alla proprietà del valore della moneta al momento della sua emissione: un valore che, in buona sostanza, non verrebbe riconosciuto in capo al suo creatore, ovvero la collettività, il popolo, ma che piuttosto le verrebbe sottratto;
Ma esiste già una sentenza che ha visto soccombente il suo baldo "studioso" (Auriti) che ha intentato una causa per denunciare questa fantomatica appropriazione del valore al momento dell'emissione. Per sua informazione, lo stesso baldo studioso non ebbe neanche la faccia di ricorrere nei successivi gradi di giudizio. Ma qual è il punto?
La moneta "nasce" nel momento in cui viene emessa. E in quell'istante è di proprietà di chi la riceve. Prima dell'emissione è solo carta straccia, "biglietti senza valore legale".
Ricapitolando,
1) La moneta quando è emessa non è "della banca" o "della Comunità" ma semplicemente di chi la riceve, e ovviamente in cambio cede qualcosa (ad esempio promette di restituire quei soldi e porta delle garanzie). La moneta è di solito emessa finanziando gli istituti di credito
2) La moneta è emessa da un istituto della Comunità Europea, che gira poi tutto l'utile agli Stati membri
Anche questa sua affermazione, quindi, è del tutto errata.



principio fermo di ogni democrazia è che la « sovranità » appartiene al popolo e
la nostra Carta costituzionale sancisce chiaramente questo principio all’articolo 1; ne consegue che derivazione diretta di tale sovranità è anche la sovranità monetaria, che determina il potere di chi detiene il controllo della moneta e del credito

"Sovranità monetaria" è uno sciocco slogan neofascista Onorevole Di Pietro e io mi guarderei attentamente da chi lo pronuncia. Un neologismo che fa presa sul popolino, ma la realtà è che lo Stato ha delegato, partecipando all'Euro, la politica monetaria alla BCE, alle cui decisioni partecipa come tutti gli altri. Se il suo scopo è fare uscire l'Italia dall'Euro, lo dica apertamente, ma mi auguro sinceramente di no. Forse sono parole che ha pronunciato senza pensarci? In un aula di parlamento occorrerebbe maggiore attenzione, e prima di chiedere che l'Italia esca dell'Euro fossi in lei interrogherei la base del partito... magari potrebbe non trovare molti consensi.

Lei poi nell'interrogazione cita diverse denunce di Auriti, omettendo di precisare che in tutte è risultato soccombente. Forse perché diceva stupidate? Al posto suo me lo chiederei Onorevole Di Pietro.
Avendo già risposto alla sua domanda "di chi è la proprietà della moneta al momento dell'emissione", ossia: chi la riceve le posso rispondere alla sua ultima domanda:
quale sia la reale efficacia degli strumenti di controllo a disposizione della Banca
centrale sulla massa monetaria messa in circolazione dalle banche commerciali

dicendole che, dato che ad ogni euro in circolazione corrisponde un euro in attività della banca centrale (di solito in titoli), la banca è in grado, in ogni istante, di assorbire la moneta emessa e tramite la leva della riserva frazionaria, diminuire a piacimento la massa di moneta creditizia in circolazione. Oltre al fatto che può cambiare il tasso ufficiale con cui rifinanzia le banche.
Se invece emettesse la moneta come vorrebbe il suo suggeritore, ossia "spendendo in beni e servizi" (parole sue ricorda?) non potrebbe assorbire proprio nulla se non chiedendo allo Stato di tassare i cittadini e di consegnarle i proventi delle tasse. Solo l'idea di una tassa "per assorbimento" è sinceramente grottesca. Oltre al fatto che quella moneta (di uno Stato che "stampa e spende") varrebbe quanto i soldi del monopoli.
Le consiglio di riflettere su questa frase Onorevole Di Pietro: dagli amici mi guardi iddio e
sinceramente sembra che qualche suo amico o collaboratore le abbia tirato davvero un tiro mancino.

venerdì 29 aprile 2011

Bankitalia: verità scomode

Voglio farvi leggere un'intervista che mi ha fatto un giornalista-signoraggista di repubblica, promettendo che l'avrebbe pubblicata sul suo blog. Lo stesso ha poi pensato di convincermi a cambiare idea su ogni punto, ritenendo le mie convinzioni irrazionali. A voi il giudizio.
Secondo me se si fa un'intervista, la si pubblica così com'è... non si cerca a posteriori di concordarla per adeguarla ad una linea editoriale.


1) E' vero che lo Stato Italiano prende in prestito i soldi da BankItalia indebitandosi con essa ?


No, è espressamente vietato dal trattato di Maastricht (art.104):

1. È vietata la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia, da parte della BCE o da parte delle Banche centrali degli Stati membri (in appresso denominate “Banche centrali nazionali”), a istituzioni o organi della Comunità, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di diritto pubblico o a imprese pubbliche degli Stati membri, così come l'acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della BCE o delle Banche centrali nazionali.

e dallo statuto della SEBC

21.1. Conformemente all'articolo 104 del trattato è
vietata la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia da parte della BCE o da parte delle banche centrali nazionali, a istituzioni, organi o organismi dell'Unione, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di settore pubblico o ad imprese pubbliche degli Stati membri, così come l' acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della BCE o delle banche centrali nazionali

Quindi è assolutamente falso che lo Stato si indebita con bankitalia o con la BCE. Quando lo Stato spende più di quanto incassa, emette titoli di debito, collocandoli sul mercato e alle banche centrali è fatto espresso divieto di partecipare a tali aste.
Questo dice la legge, non lo dico io.


2) E' vero che i soci proprietari di BankItalia sono per lo più banche private ?


Bankitalia è un istituto di diritto pubblico ed è di proprietà dello Stato. I partecipanti al capitale sono per lo più banche private ma non ne sono i proprietari. Non hanno alcuna influenza sullo svolgimento delle funzioni pubbliche della stessa. Infatti esse sono espletate dal Direttorio che è di nomina politica e non dipende in alcun modo dal Consiglio Superiore che invece nominano i partecipanti.
Ho spiegato bene l'argomento in questa nota:


Ma basta leggersi l'art.21 dello Statuto bankitalia per capire molte cose:
Art. 21
Il Direttorio è costituito dal Governatore, dal Direttore generale e da tre Vice direttori generali.
Al Direttorio spetta la competenza ad assumere i provvedimenti aventi rilevanza esterna relativi all’esercizio delle funzioni pubbliche attribuite dalla legge alla Banca o al Governatore per il perseguimento delle finalità istituzionali, con esclusione delle decisioni rientranti nelle attribuzioni del SEBC.
Nell’ambito delle proprie competenze, il Direttorio può rilasciare deleghe al personale direttivo della Banca, stabilendone forme e modalità di esercizio, per l’adozione di provvedimenti che non richiedono valutazioni di carattere discrezionale, quali acclaramenti, accertamenti e altri che comportino mere ricognizioni di fatti, circostanze e requisiti.



Quindi le "funzioni pubbliche attribuite dalla legge alla Banca o al Governatore per il perseguimento delle finalità istituzionali", ossia le operazioni che servono ad attuare la politica monetaria, fatte salve le decisioni rientranti nelle attribuzioni BCE, sono di competenza del Direttorio.

Per l'art.di legge n.262 del 2005 accade inoltre che
8. La nomina del governatore e' disposta con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d'Italia. Il procedimento previsto dal presente comma si applica anche, nei casi previsti dall'articolo 14.2 del Protocollo sullo statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea, per la revoca del governatore. Le disposizioni del presente comma e del
primo periodo del comma 7 entrano in vigore alla data di pubblicazione della presente legge nella Gazzetta Ufficiale.

Questa è LEGGE dello Stato e da questa legge si evince in modo INEQUIVOCABILE che i partecipanti non hanno alcuna voce in capitolo sulla scelta del governatore.
Possono esprimere solo un parere, che non ha alcun potere vincolante
Infatti accade puntualmente che quando esprimono il loro parere la nomina è già stata fatta con effetto di legge.


3) E' vero che seppure approvato dal Governo il Governatore di Bankitalia non è da esso deciso ?

No è falso come appena dimostrato


4) A chi vanno i redditi di Bankitalia?


Allo Stato fatto salvi lo 0.5% delle riserve prese dai frutti delle stesse. E' da notare che questi non sono tecnicamente definibili utili da signoraggio, essendo presi dai frutti degli investimenti delle riserve.
Quando le riserve sono diminuite (perché ritenute eccessive), il totale decurtato da esse è girato completamente allo Stato, come è successo nel 2009.
Ho scritto una nota specifica sul tema:

Per appurarlo basta leggersi gli articoli 39 e 40 dello Statuto di bankitalia, o consultare l'ultima pagina di un qualsiasi bilancio di bankitalia.
Ad esempio, vediamo cos'è successo nel 2009

Imposte sul reddito: 805.068.431
Utile netto: 1.668.576.514
Utili versati allo Stato: 1.001.130.308
frutti distribuiti ai privati 59.415.000

Quindi un totale redistribuito allo Stato pari a 805.068.431 + 1.001.130.308 = circa 1 miliardo e 800 milioni di euro
mentre ai privati 59 milioni di euro.
I numeri parlano chiaro.


5) come può essere un buon controllore il Governatore della Banca d'Italia se i proprietari dell'ente su cui siede sono gli stessi controllati?



Per il semplice fatto, come illustrato in precedenza, e in questa nota, che non hanno alcuna voce in capitolo sulle funzioni pubbliche della stessa.

Per esteso, l'art. 18 spiega quali sono le competenze del Consiglio Superiore (di nomina dei partecipanti):
Al Consiglio superiore spettano l’amministrazione generale nonché la vigilanza sull'andamento della gestione e il controllo interno della Banca.
In conformità alle disposizioni legislative e regolamentari nonché, per le delibere di cui ai successivi punti 9) e 10), nel rispetto dello statuto del SEBC e delle disposizioni stabilite dalla Banca centrale europea (BCE), il Consiglio:
1) esamina ed approva, su proposta del Direttorio, il progetto di bilancio e ne delibera la presentazione al Collegio sindacale e all'assemblea dei partecipanti per la definitiva approvazione. Sentito il Collegio sindacale, delibera i dividendi da corrispondere ai partecipanti;
2) approva il bilancio annuale di previsione degli impegni di spesa;
3) autorizza i contratti che importano alienazione di immobili per somma superiore a 1 milione di euro e le transazioni, i concordati e le cessioni riguardanti crediti di somme superiori a 200.000 euro, e si pronunzia su tutti quegli altri contratti e sulle azioni giudiziarie che, per la loro importanza, il Governatore ritenga di sottoporre alla sua approvazione;
4) emana i regolamenti interni dell’Istituto;
5) determina la pianta organica del personale, nomina gli impiegati e adotta i provvedimenti per la cessazione dal servizio dei medesimi;
6) approva gli accordi stipulati con le organizzazioni sindacali;
7) adotta le deliberazioni riguardanti l’articolazione territoriale nonché l’assetto organizzativo generale della Banca;
8) nomina e revoca i reggenti presso le sedi e i consiglieri presso le succursali, determinandone il numero e stabilendo quali tra essi debbano assumere l’ufficio di censore;
9) nomina i corrispondenti della Banca all'estero;
10) determina le norme e le condizioni per le operazioni della Banca;
11) fissa il limite annuo per l’eventuale erogazione di somme a scopo di beneficenza o per contributi a iniziative d’interesse pubblico;
12) delibera su tutte le altre materie concernenti l’amministrazione generale della Banca che, non demandate all'assemblea dei partecipanti, il Governatore ritenga di sottoporgli.
Il Consiglio viene informato dal Governatore sui fatti rilevanti concernenti l’amministrazione della Banca e in particolare:
– sui contenuti del piano d’istituto;
– sul consuntivo annuale degli impegni di spesa;
– sui risultati degli accertamenti ispettivi interni;
– sugli impieghi delle disponibilità dei fondi, delle riserve statutarie e degli accantonamenti a garanzia del trattamento integrativo di quiescenza del personale.


Si tratta insomma di funzioni del tutto marginali e che nulla hanno a che fare con le attività a valenza "esterna" di bankitalia (si faccia il confronto con l'art.21 già citato)



6 ) Nel sito della BCE, le quote di partecipazione al capitale della BCE (in %) riportano che solo il 69.9% è detenuto dalle banche centrali degli stati. Chi sono i rimanenti detentori delle quote BCE ?
E' possibile che fra di essi siedano persone fisiche e giuridiche private ?


Sempre nella stessa pagina, c'è una seconda scheda chiamata "BCN dei paesi non appartenenti all’area dell’euro", che sono appunto i rimanenti possessori delle quote della BCE che però non hanno aderito completamente all'euro e hanno versato solo una piccola parte del capitale dovuto. Tra queste Bank of England. Le stesse, come ben descritto nella stessa pagina, "non hanno titolo a partecipare alla distribuzione degli utili, né sono tenute al ripianamento delle perdite della BCE.". E questo smentisce anche la bufala di "bank of england che prende utili della BCE senza aver aderito all'euro".
Quindi la risposta è: sono tutte banche centrali.



7) L'art.33 dello statuto BCE dice che "il rimanente profitto netto viene distribuito ai detentori di quote della BCE in proporzione alle quote sottoscritte."
E' escluso che fra i dentetori delle quote ci siano persone fisiche e giuridiche di proprietà privata (come Bankitalia) ?



Come già dimostrato, i detentori delle quote BCE sono le banche centrali elencate alla pagina http://www.ecb.int/ecb/orga/capital/html/index.it.html , e di quelle, solo quelle che hanno versato il capitale percepiscono gli utili.
Bankitalia non è di proprietà privata, infatti, come da Statuto,
ART. 1
La Banca d’Italia è istituto di diritto pubblico. Nell’esercizio delle proprie funzioni, la Banca d’Italia e i componenti dei suoi organi operano con autonomia e indipendenza nel rispetto del principio di trasparenza, e non possono sollecitare o accettare istruzioni da altri soggetti pubblici e privati.
Quale banca centrale della Repubblica italiana, è parte integrante del Sistema europeo di banche centrali (SEBC). Svolge i compiti e le funzioni che in tale qualità le competono, nel rispetto dello statuto del SEBC.

il fatto che i partecipanti al capitale siano private non la rende in alcun modo una proprietà privata. I partecipanti di bankitalia non hanno voce in capitolo sulle sue attività pubbliche (inclusa quella di controllo ovviamente), non percepiscono gli utili provenienti dall'emissione della moneta, e non possono neanche cedere le proprie quote. Non possono neanche cambiarne lo Statuto, ad esempio, infatti c'è una legge dello Stato,
Decreto Legislativo 10 marzo 1998, n. 43 che tra le altre cose dice:
Art. 10.
Modifiche dello statuto della Banca d'Italia 1. Lo statuto della Banca e' adeguato alle previsioni contenute nel presente decreto.
2. Le modifiche dello statuto della Banca sono deliberate dall'assemblea straordinaria dei
partecipanti e sono approvate dal Presidente della Repubblica con proprio decreto, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri.


Ossia le modifiche allo Statuto devono essere proposte dal Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro del tesoro, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri e poi devono passare dall'approvazione del Presidente della Repubblica.
Quindi in realtà in materia di cambio dello Statuto i partecipanti hanno, come si può capire, voce in capitolo pressoché nulla. D'altronde è quello che ci si può aspettare da un istituto di diritto pubblico.

Continuando a leggere lo Statuto,
Art. 9
Hanno diritto di intervenire all'assemblea i partecipanti che siano titolari, da almeno tre mesi, di 100 o più quote di partecipazione. I partecipanti aventi diritto di intervenire hanno un voto per ogni 100 quote sino a 500 quote, ed un voto per ogni 500 quote in più delle
500, purché ne siano titolari da non meno di tre mesi.
Ciascun partecipante non ha diritto in alcun caso a più di 50 voti.
Ossia anche i partecipanti con quote maggiori di bankitalia, non hanno diritto a più di 50 voti.
Questo fa si che il potere decisionale di ogni partecipante sia sempre molto limitato, a prescindere da quante quote egli possegga.

Questo articolo fa si, ad esempio, che Banca Intesa, proprietaria di 91035 quote di bankitalia, ossia circa il 30% del capitale, abbia, come risulta nel documento ufficiale, abbia solo 50 voti su 539, ossia il 9% dei voti.
Unicredit, che detiene 66342 quote, ossia il 22% del capitale, abbia altrettanti voti (50), ossia il 9%.
Se le due banche la cui somma delle quote fa 50% abbia solo il 18% dei voti, chi ha i rimanenti? i partecipanti via via più piccoli, seguendo una linea che fa si che non ci siano posizioni particolarmente forti nel controllo da parte dei partecipanti.
Ad esempio, Cassa di Risparmio in Bologna S.p.A. con sole 18.602 partecipazioni ha 41 voti, ossia il 7,6%.

Quindi bankitalia non solo non è privata, ma nella sua struttura e sostanza non ha nulla che la faccia rassomigliare in alcun modo ad una società privata.




P.S.

Attenzione. Ho appena scoperto che non era  di repubblica.it ma repubblica.(un'altra cosa).. questo spiega molte cose! A voi le conclusioni.

mercoledì 27 aprile 2011

Monete complementari: lo Scec

Lo Scec è una moneta (per i consorziati), ma non è una moneta (per lo stato).

E’ un classico per gli alternativi avere un linguaggio per le istituzioni pubbliche e uno per se stessi, solo l’autorità pubblica è titolata a battere moneta; ne consegue che i privati che lo fanno non possono affermare di battere moneta.
Lo stesso Simec di auriti in tribunale si trasformava per opera del suo inventore in francobollo
d’antiquariato . Pertanto lo scec diventa uno sconto (per il fisco), ma non uno sconto per gli adepti verso i quali viene reclamata la spendibilità per illustrarne la conseguenza.
Di fatto lo scec non è uno sconto bensì un corrispettivo vero e proprio, applicato dai consorziati in percentuali variabili sulle vendite dei propri prodotti o servizi.
Funziona in modalità analoga al pagamento in moneta all'interno del circuito convenzionato.
Pagare il medico 80 in euro e 20 in scec può essere uno sconto per chi ha ottenuto 20 scec gratis ma non diventa alla fine diverso da un reddito per il medico se può usare i 20 scec per pagare l’elettricista che gli fa l’impianto in casa e via via per tutti i soggetti a catena che ne usufruiranno una volta rodata la circolazione. Segue una produzione di reddito parallela ai redditi in euro.
Ma sono dei perfetti sostituti?
No, primo lo scec non può essere utilizzato per coprire l’intero prezzo a differenza degli euro, secondo è accettato esclusivamente nei circuiti convenzionati, terzo non funge da risparmio (non può essere depositato su conto corrente, non può essere usato per comprare titoli... può essere solo usato per essere speso), in ultimo sebbene il suo valore nominale sia equivalente a un euro l’estrema soggettività dei criteri di emissione possono azzerarne di fatto il suo valore.
Ma allora perché uno dovrebbe scegliere di essere pagato in scec piuttosto che essere interamente pagato in euro dato che comporta solo svantaggi?
In realtà nei redditi derivati da questo circuito parallelo un soggetto è assente, ovvero non prende la sua fetta di torta: lo Stato. Che ne dicano gli ideatori lo scec è un fantastico strumento di elusione fiscale dato che il 20%, 30% dei ricavi contabilizzato come “sconto” non entra nella base imponibile ma viene comunque speso per acquistare beni e servizi come una moneta parallela, pertanto producendo un notevole risparmio fiscale, compenserà abbondantemente gli svantaggi e fino a quando lo scec varrà qualcosa ci saranno sempre consorziati disposti ad accettarlo.
In conclusione l’eventuale successo non è determinato da fantomatici benefici della sovranità monetaria ma la ragione è molto più semplice e pratica.

MMST

mercoledì 20 aprile 2011

Quattro domande sul signoraggio

Mi è capitato di trovare in rete una pagina denominata "La truffa del signoraggio spiegata ai bambini".
C'era una prefazione in cui si avvisava il lettore che ciò che avrebbe trovato proseguendo nella lettura, avrebbe cambiato completamente la sua visione del mondo.
La prima cosa che ho pensato è stata: ma certa gente ci crede davvero a quello che scrive! da un lato sono anche degli esseri umani che, poverini, sono stati abbindolati e raggirati da tante pagine come quella e ora a loro volta ne pubblicano di nuove, ammassando sciocchezze su sciocchezze avendo come basi il nulla più totale.

Proseguendo, affermava che la politica è tutta una farsa e solo continuando a leggere si poteva intuire chi può far crescere o annientare interi Stati.
Qui subentra il tipico nichilismo dei complottisti. Ossia se tutto va male, se non trovano lavoro, se la vita non è bella come credevano quando bigiavano le lezioni per andare a giocare ai videogames, non è per colpa loro, e nemmeno di chi ci governa. Neanche dell'opposizione. Insomma vivremmo in un mondo ideale se non fosse per colpa di... di chi? ovviamente loro lo hanno scoperto, e per nostra (s)fortuna ce lo vogliono rivelare.
Come sono arrivati a queste loro illuminate visioni? ovviamente guardando qualche video su youtube, navigando un po' in rete e persino guardando trasmissioni televisive come "Mistero" su Italia Uno.

A questo punto l'autore della pagina poneva al lettore quattro domande, per poi presentare una storia assurda come ne girano parecchie sul debito inestinguibile (ne ho già analizzate due in precedenza: Bankenstein e L'isola dei naufraghi, oltre ad averne presentata una mia, quindi non analizzerò quest'altra, uguale nella sostanza alle altre.
Però stranamente non presentava le risposte alle quattro domande. Visto che non è stato capace lui stesso di rispondervi, provvedo io.



1) Di chi è il denaro (compreso quello che avete nel portafoglio)?
2) Dove prende i soldi una banca quando ve li presta?
3) Cos'è l' interesse sul prestito applicato dalla B.C.E.?
4) Cos'è il debito pubblico? A chi dobbiamo tutti quei soldi? Perchè aumenta sempre?


Vediamole una per una

1) Di chi è il denaro (compreso quello che avete nel portafoglio)?
La risposta che da il signoraggista di solito è "delle banche".
In realtà la risposta corretta è: di chi lo possiede. La risposta è talmente banale da rendere idiota la domanda.
L'art. 832 del codice civile recita
Il proprietario ha diritto di godere e disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo, entro i limiti e con l'osservanza degli obblighi stabiliti dall'ordinamento giuridico.
Ora, dato che è indubbio che se ho 10 euro in tasca ho pieno diritto di disporne in modo pieno ed esclusivo, entro i limiti imposti dalla legge (ad esempio non posso infilarli nell'occhio del primo che passa), non c'è alcun dubbio che il proprietario di quei 10 euro sono io.

2) Dove prende i soldi una banca quando ve li presta?
Una banca fornisce due fondamentali servizi: il deposito e il credito.
Ossia c'è chi va in banca per depositare del denaro e c'è chi invece chiede soldi in prestito.
Per poter erogare credito, la banca attua la "trasformazione delle scadenze", argomento sul quale ho pubblicato una nota specifica. In sintesi, contando sul fatto che in media ha una certa giacenza proveniente dai  depositi, presta parte di quella liquidità a chi chiede prestiti.
Ma di chi sono quei soldi una volta depositati in banca?
C'è un articolo del codice civile che risponde al quesito 2, ed è il 1834:
Art. 1834. Depositi di danaro. (codice civile)
Nei depositi di una somma di danaro presso una banca, questa ne acquista la proprietà, ed è obbligata a restituirla nella stessa specie monetaria, alla scadenza del termine convenuto ovvero a richiesta del depositante, con l'osservanza del periodo di preavviso stabilito dalle parti o dagli usi. Salvo patto contrario, i versamenti e i prelevamenti si eseguono alla sede della banca presso la quale si è costituito il rapporto.
La risposta è quindi: la banca presta soldi propri.


3) Cos'è l' interesse sul prestito applicato dalla B.C.E.?
Innanzitutto la BCE  fa varie operazioni, avendo come controparti vari tipi di enti, prevalentemente istituti di credito (banche). Nessuna di queste operazioni è un "prestito" erogato nel modo in cui lo conosciamo nella terminologia  comune. Fa diversi tipi di aste e pretendendo delle specifiche garanzie quando emette moneta. 
Nella testa dei signoraggisti c'è la convinzione che la BCE presti soldi allo Stato, cosa che invece è assolutamente vietata. Vediamo cosa dice l'art.21 dello Statuto BCE.

21.1. Conformemente all'articolo 123 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, è
vietata la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia
da parte della BCE o da parte delle banche centrali nazionali, a istituzioni, organi o organismi dell'Unione, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di settore pubblico o ad imprese pubbliche degli Stati membri, così come l'acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della BCE o delle banche centrali nazionali.

Inoltre, analizzando lo Statuto della BCE e di bankitalia, è anche facile stabilire a chi vanno gli utili che la BCE consegue nell'emissione della moneta, ossia il "signoraggio", che sarebbero i redditi derivanti dall'emissione della moneta. In realtà il signoraggio è quello che, grossolanamente, nella domanda chiama "interesse sul prestito". Ed è facile scoprire che tale utile va agli Stati membri per tramite delle proprie banche nazionali.
Il tutto è anche documentato in questa nota.

4) Cos'è il debito pubblico? A chi dobbiamo tutti quei soldi? Perchè aumenta sempre?
Il debito pubblico è dato dall'insieme di tutti i titoli di debito che uno Stato emette (in Italia Bot, CCT, Ctz, Btz) quando si trova a far fronte a deficit.
Alla chi dobbiamo tutti quei soldi? Esattamente a chi possiede quei titoli. Ad esempio piccoli risparmiatori, investitori privati ma anche istituzionali, quali gestori di fondi  nazionali e internazionali.
Perché aumenta sempre? Non è vero che aumenta sempre, a volte diminuisce. Aumenta quando lo Stato va in deficit, ossia spende più di quanto incassa.
Vedasi a proposito questa tabella. Ho anche pubblicato una nota specifica sul debito pubblico, per chi fosse interessato a vedere "chi l'ha creato".

Visto che ho risposto a suon di articoli di legge spero che non cadiate in trappole simili quando le troverete cercando in rete la parola "signoraggio"