domenica 5 agosto 2012

BCE: deliri su carta

BCE: deliri su carta

Sin quando a inventare corbellerie sul signoraggio sono i soliti siti fogna e video su youtube, siamo nella norma. Ma leggere su una pagina di un giornale di tiratura nazionale, scritto da un deputato del parlamento europeo, frasi tipo
la Bce è un'istituzione che svolge una funzione pubblica ma è di proprietà privata
fa davvero accapponare la pelle.
Mi è stato chiesto da un lettore di commentare l'articolo, e anche se lo trovo piuttosto raccapricciante, ho deciso di accettare l'invito, anche se sarà un compito abbastanza arduo.
Infatti le sciocchezze è facile scriverle, mentre per spiegarle e correggerle bisogna saper pensare, ragionare,  documentare le  proprie affermazioni.

Leggiamo
Se tutti i giorni i Merkel, Monti, Barroso, Draghi scendono in campo per rassicurarci che «l'euro è irreversibile», vuol dire che stiamo assistendo a un rito scaramantico per allungare il più possibile la vita del moribondo.
 No, vuol dire che se il mercato ritiene l'euro a rischio tutti i bond dei paesi in difficoltà denominati in euro tendono a perdere di valore perché si teme l'uscita dall'euro di quel paese. Rassicurare sulla tenuta dell'euro serve a fare scendere gli spread.

Tutti gli indicatori dell'economia reale attestano in modo inequivocabile che giorno dopo giorno siamo prossimi al funerale. 

Quali indicatori? qui si confondono le cause la crisi economica  con l'euro. Peccato che la crisi nasce da lontano e riguarda tutto il mondo e non solo l'europa.

La recessione sempre più profonda, l'indebitamento pubblico che cresce, il Pil che si riduce, la produzione, le esportazioni e i consumi in calo, le tasse più alte al mondo, le imprese strangolate che chiudono, i disoccupati e i poveri che aumentano, i giovani senza prospettive
Vero quindi nulla a che fare con l'euro e con la politica monetaria.
Ebbene, come è possibile che, da un lato, la crisi è causata dall'euro e, dall'altro, siamo noi italiani, noi europei, a pagarne le conseguenze?
Semplicemente perché non  è causata dall'euro, quella è una sua invenzione. E di "conseguenze"  si parla quando c'è una causa, mentre qui si può semmai parlare di aspetti della crisi economica che stiamo vivendo. Se non ci fossero tali aspetti non ci sarebbe crisi. La frase distorce e manipola la realtà in modo funzionale alla tesi che cerca di sostenere.

La risposta è nella recente dichiarazione del governatore della Bce (Banca centrale europea) Mario Draghi a Le Monde: «Il nostro mandato non è di risolvere i problemi finanziari degli Stati, ma di garantire la stabilità dei prezzi e mantenere la stabilità del sistema finanziario in tutta indipendenza»

 Non è una risposta alla domanda ma una semplice verità. Mario Draghi è il governatore della BCE, la BCE è un'istituzione dell'Unione Europea ed è tenuta ad agire secondo lo Statuto che ha stabilito chi la ha istituita, ossia tutti gli Stati aderenti. Non può da un giorno all'altro mettersi a comprare titoli italiani o Greci o azioni della telecom a suo piacimento, glielo vieta lo Statuto.
Vediamo cosa dice l'art.21 dello Statuto BCE.

21.1. Conformemente all'articolo 123 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, è vietata la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia da parte della BCE o da parte delle banche centrali nazionali, a istituzioni, organi o organismi dell'Unione, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di settore pubblico o ad imprese pubbliche degli Stati membri, così come l'acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della BCE o delle banche centrali nazionali.
Quindi se si vuole che la BCE compri titoli di Stato, non è a Draghi che ci si deve rivolgere ma a chi ha scritto lo Statuto, e convincere tutti quanti gli Stati fondatori (Germania inclusa) a cambiarlo.

Continuiamo.
Ma come: la Bce dopo aver imposto condizioni spietatissime agli Stati per poter accedere al credito finalizzato al ripianamento del debito pubblico, ora ci dice che si lava le mani dei problemi degli Stati?

La BCE non ha imposto e non può imporre condizioni a nessuno Stato e tanto meno può fare credito a nessuno Stato, come abbiamo visto nel suo Statuto. Può dare dei consigli, ma non può imporre nulla. Ed è tenuta, sempre da Statuto (art.13 Statuto BCE), a collaborare lealmente con gli altri organi dell'Unione:


2. Ciascuna istituzione agisce nei limiti delle attribuzioni che le sono conferite dai trattati, secondo le procedure, condizioni e finalità da essi previste. Le istituzioni attuano tra loro una leale cooperazione.

Ma non può andare oltre il proprio mandato.


Ma come: se questi problemi sono legati alla carenza di liquidità monetaria e l'unica istituzione titolata ad emettere l'euro è la Bce che si rifiuta di farlo? Ma come: quando le banche e le società quotate in borsa crollano si pretende il massiccio intervento degli Stati con denaro pubblico mentre quando gli Stati sono in crisi voltate loro le spalle?

I problemi non sono affatto dovuti ad una carenza di liquidità ma ad una crisi economica appesantita dai debiti sovrani degli Stati. La BCE non si rifiuta affatto di emettere euro inoltre, tant'è vero che ne ha emessi più di 1000 miliardi con aste senza precedenti. Nei limiti dello Statuto però. Non si può chiedere all'ingegnere di mettersi a fare anche l'avvocato ed il cardiochirurgo "perché servirebbe". Ad ognuno le sue responsabilità e doveri.


Il signoraggio è la differenza tra il costo reale e il valore nominale della moneta. Oggi la Bce stampa la banconota da 100 euro al costo di 3 centesimi e la vende alle banche commerciali a 100 euro, più l'1% di interesse, in cambio di titoli di garanzia
Ecco, qui si passa dalle stupidate alle minchiate astronomiche. Il vero e proprio cambio di marcia, ossia il copia incolla da qualche sito fogna. La BCE non "vende" moneta, bensì la emette, e lo fa con regole ben precise, ed è inutile dire che tali regole sono stabilite dal parlamento europeo. La banca emette moneta e l'utile non sta nella differenza tra costo di produzione (pressochè nullo) e valore nominale, ma negli interessi ricevuti dalle banche private che la ricevono, interessi che sono interamente girati agli Stati aderenti, tolti gli accantonamenti per le riserve tecniche. 
Le banche rivendono la banconota allo Stato a un tasso superiore in cambio di buoni del Tesoro che sono titoli di debito.


Ma neanche per niente. A parte che le banconote non si possono vendere, ma al massimo si possono comprare titoli di Stato alle aste (come fanno molti cittadini e imprese), i principali proprietari dei titoli di Stato italiani non sono banche ma fondi assicurativi ed obbligazionari, investitori di vario genere.

Lo Stato ripaga questi interessi facendoli gravare sulle tasse imposte ai cittadini. Quindi tutto il denaro in circolazione è gravato da interessi percepiti dalle banche e da tasse che gravano sulle nostre spalle.

Altri errori madornali. Non tutto il denaro in circolazione è emesso comprando titoli di Stato. La maggior parte è invece usato per comprare obbligazioni private.
Inoltre, si tralascia completamente il motivo per cui nasce il debito. Ossia perché lo Stato spende, per pensioni, sanità, istruzione, sicurezza, e via dicendo, più di quanto incassa con le entrate fiscali (le TASSE).
Se poi la differenza la ripaga (perché non può lasciare i dipendenti statali senza stipendio) emettendo titoli non è compra di chi compra i titoli, ma di chi spende più di quanto potrebbe, ossia LO STATO. Perché allora non si va ad agire sugli sprechi, sulle consulenze milionarie, sulle pensioni d'oro, sugli stipendi milionari dei dirigenti statali e si accusa invece la BCE? Per fare demagogia basata sull'ignoranza.



È così che noi siamo indebitati dal momento in cui nasciamo. È il sistema che di fatto corrisponde ad una «fabbrica del debito».Chi è il responsabile?
Il debito pubblico invece non ha nulla a che vedere con la BCE ma con gli sprechi e i deficit che ci sono stati negli anni precedenti, e che accumulandosi hanno creato 2000 miliardi di debito. Questa è la "macchina del debito": quelli che per raccattare qualche voto hanno assunto più personale di quello che era ammissibile assumere, quelli che hanno mandato la gente in pensione a 40 anni, quelli che hanno tolto l'ici prima casa, quelli che non hanno contrastato efficacemente l'evasione.

A differenza di quanto si tenderebbe a pensare, la Bce è un'istituzione che svolge una funzione pubblica ma è di proprietà privata, detenuta da banche private, comprese quelle dei Paesi europei che non aderiscono all'euro.

Ed invece, a differenza di quello che scrive l'autore di quell'articolo, la BCE è di proprietà pubblica visto che i suoi "azionisti" sono esattamente le banche centrali nazionali, a loro volte pubbliche e di proprietà dei relativi Stati.

 Ha la struttura di una società per azione e gode di autonomia assoluta dalla politica pur condizionando pesantemente la politica.
Sbagliato. 
L'Unione europea si da quindi un ordinamento, sempre consultabile nel documento indicato, e nel Titolo III, art. 13 recita:
DISPOSIZIONI RELATIVE ALLE ISTITUZIONI
Articolo 13
1. L'Unione dispone di un quadro istituzionale che mira a promuoverne i valori, perseguirne gli
obiettivi, servire i suoi interessi, quelli dei suoi cittadini e quelli degli Stati membri, garantire la coerenza, l'efficacia e la continuità delle sue politiche e delle sue azioni.
Le istituzioni dell'Unione sono:
— il Parlamento europeo,
— il Consiglio europeo,
— il Consiglio,
— la Commissione europea (in appresso «Commissione»),
— la Corte di giustizia dell'Unione europea,
— la Banca centrale europea,
— la Corte dei conti.
2. Ciascuna istituzione agisce nei limiti delle attribuzioni che le sono conferite dai trattati, secondo le procedure, condizioni e finalità da essi previste. Le istituzioni attuano tra loro una leale cooperazione.
3. Le disposizioni relative alla Banca centrale europea e alla Corte dei conti figurano,insieme a disposizioni dettagliate sulle altre istituzioni, nel trattato sul funzionamento dell'Unione europea.
4. Il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sono assistiti da un Comitato economico
e sociale e da un Comitato delle regioni, che esercitano funzioni consultive.
Quindi cade il mito in cui la BCE sia "indipendente" dagli Stati.
Lo Statuto dell'Unione Europea indica molto precisamente che ogni istituzione (tra cui la BCE), agisce secondo i limiti delle attribuzioni che le sono conferite dai trattati. Ovviamente i trattati non li scrive la BCE, ma gli Stati dell'Unione Europea.

La BCE quindi non è assolutamente una società privata e tanto meno una SPA.
E' infatti una Istituzione dell'Unione Europea.



Questa «fabbrica del debito» si è arricchita grazie a due nuovi trattati, il Fiscal Compact o Patto di stabilità, e il Mes o Fondo Salva-Stati, approvati il 19 luglio dal nostro Parlamento: così ci siamo ormai autocondannati ad essere indebitati a vita.

Il debito nasce solo se si spende più di quanto si incassa. Nessuna istituzione al mondo può costringere uno Stato ad indebitarsi. Semmai quelle citate sono istituzioni che possono dare credito a tassi agevolati.


Ci siamo impegnati, al fine di dimezzare il debito pubblico per portarlo al 60% del Pil, a ridurre i costi dello Stato di 45 miliardi di euro all'anno per i prossimi 20 anni, ciò che si tradurrà in nuove tasse e ulteriori tagli alla spesa pubblica; 
Continua a distorcere la realtà: ora sembra che se uno non può spendere più di quanto incassa (come qualsiasi buon padre di famiglia) la colpa sia del fatto che i soldi non piovono dal cielo. E' invece un bene risanare il bilancio e smetterla di rimandare il saldo dei conti alle generazioni successive.

mentre per creare il Fondo Salva-Stati, l'Italia si è accollata la quota di 125 miliardi di euro, che non abbiamo 

E' semplicemente la nostra quota, e che comunque non viene inclusa nel debito pubblico, visto che è un  credito nei confronti di una istituzione internazionale. Se non si da al fondo salva stati la licenza bancaria altre vie non ve ne sono. Ma sono sempre gli Stati a decidere.

Nasciamo indebitati perché la moneta non la emette lo Stato ma una banca privata e abbiamo sottoscritto degli accordi con istituzioni sovranazionali le cui sentenze sono inappellabili.  
Sempre lo stesso errore, invece di indagare su quali siano le vere cause del debito pubblico si preferisce trovare un caprio espiatorio. E la BCE non è privata, ma un organo dell'Unione Europea, come già dimostrato.


D'ora in poi lavoreremo sempre di più e vivremo sempre peggio per pagare i debiti. Ci limiteremo a produrre per consumare beni materiali, non ci saranno né risorse né tempo per occuparci della dimensione spirituale.

Vivremo nelle nostre possibilità e non al di sopra sperando che un domani i nostri figli ci paghino i debiti. Produrremo quello che potremo consumare e non consumeremo più di quanto siamo in grado di pagare. Il tempo per la meditazione lo si trova sempre se si spegne la tv e si lasciano stare i siti fogna.


Siamo ad un bivio epocale: salvare l'euro per morire noi come persona, oppure riscattare la sovranità monetaria per salvaguardare la nostra umanità.
Il bivio è: continuare a vivere di populismo e alimentare una macchina statale sempre più costosa oppure renderla più efficiente. La sovranità monetaria è solo uno slogan neofascista, privo di alcun significato. Stampare moneta non produce valore, quindi neanche ricchezza.


 Ecco perché solo una nuova valuta nazionale emessa direttamente dallo Stato, che ci affranchi dalla schiavitù del signoraggio e scardini dalle fondamenta la «fabbrica del debito», emessa a parità di cambio con l'euro per prevenire fenomeni speculativi e inflazionistici,
Qui si evidenzia la totale ignoranza in materia economica. La parità con una moneta la si può garantire solo se ci si impegna a restituire la valuta estera (in questo caso l'euro) con lo stesso tasso di cambio. Ma per un paese che importa le principali materie prime, tra cui l'energia, come noi, questo non è possibile.

 potrà darci la libertà di essere pienamente noi stessi nella nostra Italia che ha tutti i requisiti di credibilità e solidità per andare avanti a testa alta e con la schiena 

Ma di andare a lavorare e informarsi seriamente invece di copiare e incollare spazzatura da youtube non se ne parla proprio vero? E certo, nessuno vuole rinunciare ai propri privilegi, figuriamoci un parlamentare europeo. Un minimo di  meritocrazia spazzerebbe via il 99 per cento della classe dirigente, ma figuriamoci se ce lo vengono a dire.


venerdì 1 giugno 2012

Consigli per gli acquisti

El salvador (1981-1996), Ruanda (1995), SriLanka (1996) sono alcuni fallimenti statali di cui sicuramente quasi nessuno ne ha mai sentito parlare non solo perché riguardano economie marginali, ma anche perché non hanno coinvolto direttamente alcun investitore straniero nemmeno i più spericolati; trattasi di default domestici.

La dinamica è più o meno la seguente: i deficit statali vengono sottoscritti in maniera più o meno coercitiva dalle banche nazionali e dalla banca centrale, limitando il più possibile l’esposizione estera verso istituzioni, banche o mercati esteri e imponendo in questo modo un tasso di interesse basso o quantomeno ragionevole .

Avendo finanze fragili e allegre questi paesi non ancora sviluppati arrivano al punto in cui la continua emissione di debito non è più sostenibile dai pochi risparmi nazionali, le banche e i risparmiatori materialmente non possono più continuare a sottoscrivere titoli e pertanto lo stato si trova di fronte a due vie:
 1- Esporsi maggiormente all'estero e fare in questo modo lievitare i tassi di interesse che porterebbero le chiavi delle finanze del paese immediatamente in mano al FMI
 2- Iperinflazionare per permettere alla banca centrale di acquistare tutte le emissioni presenti e future di debito nazionale
Ne hanno scelta una terza fare default domestico e pertanto scaricare le perdite sui propri cittadini bruciando i pochi risparmi del paese (che a risultati pratici è quasi identico al punto 2).

 L’elenco di tutti i default domestici (che alcune volte si mescolano con i default esteri) è presente nel libro “questa volta è diverso otto secoli di follia finanziaria” di Reinhart e Rogroff, due massimi esperti di finanza che illustrano in questo piccolo manuale delle crisi finanziarie, classificate per tipologia (valutarie, bancarie, domestiche, del debito estero), le caratteristiche che le hanno contraddistinte nel corso dei decenni o secoli e che le contraddistinguono con puntuale ripetitività tutt'ora.
 Si impara che le potenze di ora erano gli Stati a default seriali e inaffidabili di un tempo, che l’Inghilterra non ha più avuto alcun fallimento del debito pubblico dalla costituzione della Banca d’Inghilterra e le similitudini tra la crisi finanziaria odierna e le crisi passate.
 Naturalmente per chi crede che il debito pubblico sia automaticamente una ricchezza per la popolazione (Barnard) il libro è vivamente sconsigliato.

MMST

domenica 27 maggio 2012

Euro


“Noi dobbiamo essere pronti a cambiamenti continui per proteggerci dalla forte
concorrenza dei paesi asiatici, per non farci soffiare i mercati che sono la fonte della nostra ricchezza. Anche qui la storia insegna. Nel corso del Seicento lasciammo che l’Inghilterra, l’Olanda e la Francia producessero beni a costi inferiori ai nostri che piacquero di più dei nostri. In conseguenza nei neri decenni fra il 1620 e il 1680 le esportazioni italiane crollarono. E il crollo delle esportazioni significò la rovina dell’Italia” .
Questo scriveva Carlo Maria Cipolla negli anni ’90 e fa capire come mai lamentarsi con l’euro non serve a nulla. L’Italia importa quasi tutte le materie prime le lavora le trasforma ed esporta i prodotti.
Di nostro abbiamo il marmo, molta acqua (anche per questo le tariffe dell’acqua nonostante tutto sono le più basse d’Europa) e poco altro, questo vuol dire che a partire dall'energia dipendiamo dalle importazioni, ed è un dato concreto che si riscontra dalla bolletta della luce, alla benzina, fino all’incidenza del trasporto in tutti i prodotti che troviamo sugli scaffali. Industria manifatturiera ovvero trasformazione del prodotto e innovazione dovrebbero essere i pilastri della crescita economica che deve essere orientata all’estero secondo lo schema di qualsiasi manuale di economia aperta.
Se l’Italia non esporta e perde quote di mercato, muore è quello che stà succedendo. Non oggi è una tendenza da qualche decina d’anni, l’Italia non spende in ricerca non da oggi da qualche decina d’anni, investiamo in ricerca e sviluppo in proporzione del pil all’incirca la metà della Germania, due terzi della Francia, un terzo o poco di più nei confronti della Finlandia, Giappone, Sud Corea e Usa, un quarto nei confronti di Israele (Fonte).
Le università italiane strette nei sistemi feudal-baronali perdono posti nelle graduatorie bibliometriche (il libro di perotti “l’università truccata” ne da un buon riassunto), in questo contesto non vi può essere promozione dell’innovazione, ciò vuol dire che le imprese estere vivono in contesti più produttivi ed efficienti delle nostre, si ripercuote sull’economia, sui salari e la crescita si arresta.
La finanza pubblica poi fa il resto, senza crescita nessuno può credere che l’Italia sia in grado di mantenere le proprie promesse e in tempo di incertezza finanziaria i titoli nostrani sono i primi ad essere colpiti. E’ vero che l’Italia ha già superato la quota del rapporto tra debito pubblico e pil del 120% nel 1994, ma le prospettive di crescita erano maggiori di adesso e i programmi di riduzione del deficit che l’italia ha intrapreso sono stati credibili e hanno permesso al paese di entrare nell’unione monetaria.

Ci si può lamentare con l’euro che è sotto attacco e ciò è fondato, ma la verità e che ci si dimentica il periodo di entrata in vigore.
Il database della banca d’italia è a disposizione di tutti e chiunque può farsi un’idea dell’andamento dei rendimenti dei titoli di stato (fonte).
I btp decennali avevano rendimenti nella prima metà degli anni ’90 della lira costantemente sopra il 10%, il rendimento è calato dopo il ‘95 grazie alle manovre di correzione della spesa pubblica imposti dal trattato di Maastricht alla politica di contenimento dell’inflazione e al rientro della lira nello sme avvenuto nel 1996. Al momento dell’adozione dell’euro il rendimento è precipitato al 4%, per ristabilizzarsi tra il 99’-2000 al 5-5,5% e scendere nuovamente attorno al 4% nel 2004 e ulteriormente al 3,5% nel 2005.
Il rialzo dei tassi di interesse della banca centrale europea incise sull’evoluzione dal 2006 ma mantenne medie di rendimenti al di sotto del 5%. Ci si chiede cosa sarebbe successo senza le correzioni degli anni’90 senza la moneta unica a che livello sarebbero arrivati i tassi di interesse su i btp oppure se i btp sarebbero ancora scambiati sul mercato.
Pertanto i dati suggeriscono che l’euro è stata una manna per lo stato italiano, ha consentito finanziamenti ragionevoli per un’amministrazione pubblica che non li meritava.

Ci si lamenta con Maastricht perché non ha portato i risultati sperati, il rapporto tra il debito pubblico e il pil ha avuto un andamento discontinuo dal 94 è calato per arrivare fino al 103% del 2003 ( fonte )ma non è mai sceso al di sotto del 100% ed è risalito dopo la crisi al 120% odierno, questo a prima vista parrebbe sensato. Ma non si contesta il fatto che i provvedimenti e le riforme non siano stati sufficienti, si rimpiange il vecchio sistema, quello degli anni ’80 in cui a colpi di deficit pubblici del 10% del pil annuale si è portato il rapporto debito pil dal 60% degli anni ’70 al 120%, una via che inevitabilmente ci avrebbe portato al collasso già da più di un decennio.
La verità è che l’euro per l’italia è una scusa più che un problema, è fonte di complotti da parte di qualche mentecatto ( fonte ) che si inventa pianificazioni naziste a tavolino fatte 70 anni fa (per gli storici l’unione economica europea è uno dei più rilevanti successi di pace dopo la seconda guerra mondiale altro che complotto), ma queste non sono obiezioni serie.

MMST


sabato 5 maggio 2012

Denaro creato dal nulla

C'è una affermazione abbastanza stravagante che circola in certi ambienti e riguarda la possibilità che le banche commerciali hanno di creare denaro dal nulla attraverso il meccanismo di riserva frazionaria.

Abbiamo già trattato più volte (es. quiqui e qui) il tema, ed il meccanismo con cui il denaro è creato è noto a tutti.
In sostanza l'applicazione obbligatoria di una riserva impone alle banche di poter prestare solo una parte dei soldi che hanno a deposito.
In particolare, al momento la BCE impone una riserva del 2%, mentre i trattati di Basilea impongono una riserva maggiore, che si aggira intorno al 10%.
Ma non è la percentuale di riserva l'oggetto del contendere quindi è inutile ora provare a dettagliare con maggior precisione quali siano i vincoli che i trattati di Basilea impongono in base alla composizione del patrimonio.
Il punto è un altro: le banche commerciali creano o no denaro dal nulla? E secondo quali basi c'è chi, nonostante conosca perfettamente il meccanismo della riserva frazionaria si ostina comunque a suffragare una simile affermazione?
L'errore che compiono è non considerare con la dovuta attenzione il significato del termine "denaro".
Abbiamo già fornito  una descrizione del significato di tale termine. Ma al di la dai tecnicismi, basti sapere che il denaro include sia il contante sia i depositi presenti sui conti correnti (oltre a molte altri tipi di attività).
Il denaro contante sappiamo tutti cosa sia. Forse non tutti sanno invece che un deposito in un conto corrente è un credito che il correntista vanta nei confronti della banca, ed è quindi un debito della banca verso di esso. Quindi dato che il denaro include i depositi vuol dire che include i debiti della banca verso i correntisti.
Dato che una banca privata non può creare contante, può creare moneta solo aumentando i propri depositi ma questo non può certamente farlo da sola, ha bisogno che i propri correntisti effettuino dei versamenti.

Vediamo allora alcuni esempi pratici e valutiamo la veridicità della tesi.

Supponiamo che il sig. Sandro crei una banca. Tralasciamo tutti passi burocratici e tecnici che debba espletare a tal fine perché irrilevanti per i nostri scopi.
A questo punto si presenta allo sportello il dr. Gaetano e chiede l'accensione di un mutuo di 100 mila euro.
La banca lo può erogare?
No, perché non ha depositi a sufficienza. Potrebbe avviare le pratiche, si potrebbe far rilasciare le garanzie del caso ma NON potrebbe erogare i fondi prima di esserseli procurati a sua volta. Magari richiedendo a sua volta un prestito alla banca centrale utilizzando l'ipoteca sulla casa di Gaetano come garanzia. Ma in ogni caso: non potrà erogare il mutuo prima di essersi materialmente procurata il denaro.
Domanda: la banca ha creato denaro dal nulla?
Risposta: No.
Infatti
1) si è dovuta indebitare per effettuare il prestito.
2) non ha creato lei il denaro ma la banca centrale che le ha prestato i soldi
Quindi in questo caso la tesi non è applicabile.

Ricominciamo e proviamo un altro scenario. Stesso caso, banca appena creata con tutte le poltrone ancora rivestite della plastica protettiva.

Supponiamo allora che il dr. Marco depositi in banca 200 mila euro.
Si presenta il dr. Gaetano e chiede l'accensione di un mutuo di 100 mila euro.
La banca glielo concede, e può farlo perché la legge le consente di prestare sino al 90%  dei 200 mila che ha in cassa.
La banca ha creato denaro?
La risposta è: Si. Infatti il totale del denaro ora è pari a 200+100 = 300 mila euro.

La banca ha creato denaro dal nulla ?
La risposta è di nuovo: No. Infatti anche in questo caso ha avuto la necessità di indebitarsi PRIMA di poter erogare il prestito. Con chi si è indebitata? Con Marco!
Infatti quando Marco deposita i 200 mila euro in banca accade che  (art.1834 del codice civile)  la banca diventi proprietaria di quei soldi e contemporaneamente debitrice verso Marco di 200 mila euro. Un debito esigibile in qualsiasi momento fatte salve le clausole contrattuali sull'uso del conto corrente.
Senza l'apporto del deposito di Marco la banca non avrebbe potuto "creare" neanche un centesimo.
E cosa ha creato precisamente la banca? un proprio DEBITO, ma per indebitarsi ha avuto bisogno di un creditore, il correntista che ha depositato i propri soldi presso di essa.


Facciamo ora il caso più complicato. Useremo il 2% come percentuale di riserva obbligatoria, anche se non è quello praticamente applicato, perché molti degli esempi che circolano in rete adottano questa percentuale come parametro.

Supponiamo di avere un deposito iniziale di 100 euro in un sistema bancario. Ossia non una sola banca ma N banche (10, 100 non importa), tutte appena create.
La banca che riceve i 100 euro in deposito potrà prestare 98 euro (la riserva è al 2% questa volta).
Chi riceve quei soldi potrà depositarne una parte o tutto nella propria banca (che fa sempre parte del sistema bancario). A quel punto la banca che riceve quei soldi potrà prestarne una parte (massimo il 98%) e così via.
Ad ogni passaggio però notiamo che:
1) è necessario che chi riceve i soldi li depositi su un conto corrente.
2) è necessario che qualcun altro chieda un nuovo prestito alla banca
Il punto 1) implica che la banca si sta indebitando di una certa somma X
Il punto 2) implica che qualcuno si rivolga alla banca per chiedere un prestito (non superiore ad una parte di X) e che magari trovi le condizioni offerte soddisfacenti e convenienti
Ad ogni passo dunque il sistema bancario crea del denaro esattamente come accadeva nell'esempio precedente. Quindi NON dal nulla.
La somma del denaro creato può eccedere il deposito iniziale, ed in particolare, nella pura teoria, potrebbe arrivare sino a   deposito iniziale /p  dove p è la percentuale di riserva applicata. Nel nostro caso, sino a 50 volte il deposito iniziale.
La differenza è stata creata dal nulla? No, infatti visto che in nessun passo è stato creato dal nulla, anche considerando l'unione di tutti i passi si avrà che neanche un euro è stato creato dal nulla.
Il denaro creato è dato dalla somma dei depositi impiegati, ma dato che ogni deposito è un debito per la banca, la verità è che la banca per poter creare denaro ha bisogno sia di qualcuno che le presti il denaro (con un deposito) e sia di qualcuno che le chieda il prestito (che non potrà eccedere il denaro avuto).
Questo di certo non vuol dire "creare dal nulla".

Concludendo, sia la definizione di denaro che gli esempi pratici portano univocamente  ad affermare che la banca privata crea denaro indebitandosi e poi prestando parte del denaro ricevuto. Stessa cosa per il sistema bancario nel suo complesso. Visto che il proprio debito verso i correntisti è conteggiato come "denaro", questo fa si che il "denaro" aumenti, per definizione.
Ma questa creazione avviene "dal nulla"?
La creazione avviene solo se c'è la volontà e la disponibilità di qualcuno a depositare del denaro presso la banca e qualcun altro che richieda un prestito. Questo non può essere definito "nulla" neanche con uno sforzo di immaginazione.