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domenica 5 agosto 2012

BCE: deliri su carta

BCE: deliri su carta

Sin quando a inventare corbellerie sul signoraggio sono i soliti siti fogna e video su youtube, siamo nella norma. Ma leggere su una pagina di un giornale di tiratura nazionale, scritto da un deputato del parlamento europeo, frasi tipo
la Bce è un'istituzione che svolge una funzione pubblica ma è di proprietà privata
fa davvero accapponare la pelle.
Mi è stato chiesto da un lettore di commentare l'articolo, e anche se lo trovo piuttosto raccapricciante, ho deciso di accettare l'invito, anche se sarà un compito abbastanza arduo.
Infatti le sciocchezze è facile scriverle, mentre per spiegarle e correggerle bisogna saper pensare, ragionare,  documentare le  proprie affermazioni.

Leggiamo
Se tutti i giorni i Merkel, Monti, Barroso, Draghi scendono in campo per rassicurarci che «l'euro è irreversibile», vuol dire che stiamo assistendo a un rito scaramantico per allungare il più possibile la vita del moribondo.
 No, vuol dire che se il mercato ritiene l'euro a rischio tutti i bond dei paesi in difficoltà denominati in euro tendono a perdere di valore perché si teme l'uscita dall'euro di quel paese. Rassicurare sulla tenuta dell'euro serve a fare scendere gli spread.

Tutti gli indicatori dell'economia reale attestano in modo inequivocabile che giorno dopo giorno siamo prossimi al funerale. 

Quali indicatori? qui si confondono le cause la crisi economica  con l'euro. Peccato che la crisi nasce da lontano e riguarda tutto il mondo e non solo l'europa.

La recessione sempre più profonda, l'indebitamento pubblico che cresce, il Pil che si riduce, la produzione, le esportazioni e i consumi in calo, le tasse più alte al mondo, le imprese strangolate che chiudono, i disoccupati e i poveri che aumentano, i giovani senza prospettive
Vero quindi nulla a che fare con l'euro e con la politica monetaria.
Ebbene, come è possibile che, da un lato, la crisi è causata dall'euro e, dall'altro, siamo noi italiani, noi europei, a pagarne le conseguenze?
Semplicemente perché non  è causata dall'euro, quella è una sua invenzione. E di "conseguenze"  si parla quando c'è una causa, mentre qui si può semmai parlare di aspetti della crisi economica che stiamo vivendo. Se non ci fossero tali aspetti non ci sarebbe crisi. La frase distorce e manipola la realtà in modo funzionale alla tesi che cerca di sostenere.

La risposta è nella recente dichiarazione del governatore della Bce (Banca centrale europea) Mario Draghi a Le Monde: «Il nostro mandato non è di risolvere i problemi finanziari degli Stati, ma di garantire la stabilità dei prezzi e mantenere la stabilità del sistema finanziario in tutta indipendenza»

 Non è una risposta alla domanda ma una semplice verità. Mario Draghi è il governatore della BCE, la BCE è un'istituzione dell'Unione Europea ed è tenuta ad agire secondo lo Statuto che ha stabilito chi la ha istituita, ossia tutti gli Stati aderenti. Non può da un giorno all'altro mettersi a comprare titoli italiani o Greci o azioni della telecom a suo piacimento, glielo vieta lo Statuto.
Vediamo cosa dice l'art.21 dello Statuto BCE.

21.1. Conformemente all'articolo 123 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, è vietata la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia da parte della BCE o da parte delle banche centrali nazionali, a istituzioni, organi o organismi dell'Unione, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di settore pubblico o ad imprese pubbliche degli Stati membri, così come l'acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della BCE o delle banche centrali nazionali.
Quindi se si vuole che la BCE compri titoli di Stato, non è a Draghi che ci si deve rivolgere ma a chi ha scritto lo Statuto, e convincere tutti quanti gli Stati fondatori (Germania inclusa) a cambiarlo.

Continuiamo.
Ma come: la Bce dopo aver imposto condizioni spietatissime agli Stati per poter accedere al credito finalizzato al ripianamento del debito pubblico, ora ci dice che si lava le mani dei problemi degli Stati?

La BCE non ha imposto e non può imporre condizioni a nessuno Stato e tanto meno può fare credito a nessuno Stato, come abbiamo visto nel suo Statuto. Può dare dei consigli, ma non può imporre nulla. Ed è tenuta, sempre da Statuto (art.13 Statuto BCE), a collaborare lealmente con gli altri organi dell'Unione:


2. Ciascuna istituzione agisce nei limiti delle attribuzioni che le sono conferite dai trattati, secondo le procedure, condizioni e finalità da essi previste. Le istituzioni attuano tra loro una leale cooperazione.

Ma non può andare oltre il proprio mandato.


Ma come: se questi problemi sono legati alla carenza di liquidità monetaria e l'unica istituzione titolata ad emettere l'euro è la Bce che si rifiuta di farlo? Ma come: quando le banche e le società quotate in borsa crollano si pretende il massiccio intervento degli Stati con denaro pubblico mentre quando gli Stati sono in crisi voltate loro le spalle?

I problemi non sono affatto dovuti ad una carenza di liquidità ma ad una crisi economica appesantita dai debiti sovrani degli Stati. La BCE non si rifiuta affatto di emettere euro inoltre, tant'è vero che ne ha emessi più di 1000 miliardi con aste senza precedenti. Nei limiti dello Statuto però. Non si può chiedere all'ingegnere di mettersi a fare anche l'avvocato ed il cardiochirurgo "perché servirebbe". Ad ognuno le sue responsabilità e doveri.


Il signoraggio è la differenza tra il costo reale e il valore nominale della moneta. Oggi la Bce stampa la banconota da 100 euro al costo di 3 centesimi e la vende alle banche commerciali a 100 euro, più l'1% di interesse, in cambio di titoli di garanzia
Ecco, qui si passa dalle stupidate alle minchiate astronomiche. Il vero e proprio cambio di marcia, ossia il copia incolla da qualche sito fogna. La BCE non "vende" moneta, bensì la emette, e lo fa con regole ben precise, ed è inutile dire che tali regole sono stabilite dal parlamento europeo. La banca emette moneta e l'utile non sta nella differenza tra costo di produzione (pressochè nullo) e valore nominale, ma negli interessi ricevuti dalle banche private che la ricevono, interessi che sono interamente girati agli Stati aderenti, tolti gli accantonamenti per le riserve tecniche. 
Le banche rivendono la banconota allo Stato a un tasso superiore in cambio di buoni del Tesoro che sono titoli di debito.


Ma neanche per niente. A parte che le banconote non si possono vendere, ma al massimo si possono comprare titoli di Stato alle aste (come fanno molti cittadini e imprese), i principali proprietari dei titoli di Stato italiani non sono banche ma fondi assicurativi ed obbligazionari, investitori di vario genere.

Lo Stato ripaga questi interessi facendoli gravare sulle tasse imposte ai cittadini. Quindi tutto il denaro in circolazione è gravato da interessi percepiti dalle banche e da tasse che gravano sulle nostre spalle.

Altri errori madornali. Non tutto il denaro in circolazione è emesso comprando titoli di Stato. La maggior parte è invece usato per comprare obbligazioni private.
Inoltre, si tralascia completamente il motivo per cui nasce il debito. Ossia perché lo Stato spende, per pensioni, sanità, istruzione, sicurezza, e via dicendo, più di quanto incassa con le entrate fiscali (le TASSE).
Se poi la differenza la ripaga (perché non può lasciare i dipendenti statali senza stipendio) emettendo titoli non è compra di chi compra i titoli, ma di chi spende più di quanto potrebbe, ossia LO STATO. Perché allora non si va ad agire sugli sprechi, sulle consulenze milionarie, sulle pensioni d'oro, sugli stipendi milionari dei dirigenti statali e si accusa invece la BCE? Per fare demagogia basata sull'ignoranza.



È così che noi siamo indebitati dal momento in cui nasciamo. È il sistema che di fatto corrisponde ad una «fabbrica del debito».Chi è il responsabile?
Il debito pubblico invece non ha nulla a che vedere con la BCE ma con gli sprechi e i deficit che ci sono stati negli anni precedenti, e che accumulandosi hanno creato 2000 miliardi di debito. Questa è la "macchina del debito": quelli che per raccattare qualche voto hanno assunto più personale di quello che era ammissibile assumere, quelli che hanno mandato la gente in pensione a 40 anni, quelli che hanno tolto l'ici prima casa, quelli che non hanno contrastato efficacemente l'evasione.

A differenza di quanto si tenderebbe a pensare, la Bce è un'istituzione che svolge una funzione pubblica ma è di proprietà privata, detenuta da banche private, comprese quelle dei Paesi europei che non aderiscono all'euro.

Ed invece, a differenza di quello che scrive l'autore di quell'articolo, la BCE è di proprietà pubblica visto che i suoi "azionisti" sono esattamente le banche centrali nazionali, a loro volte pubbliche e di proprietà dei relativi Stati.

 Ha la struttura di una società per azione e gode di autonomia assoluta dalla politica pur condizionando pesantemente la politica.
Sbagliato. 
L'Unione europea si da quindi un ordinamento, sempre consultabile nel documento indicato, e nel Titolo III, art. 13 recita:
DISPOSIZIONI RELATIVE ALLE ISTITUZIONI
Articolo 13
1. L'Unione dispone di un quadro istituzionale che mira a promuoverne i valori, perseguirne gli
obiettivi, servire i suoi interessi, quelli dei suoi cittadini e quelli degli Stati membri, garantire la coerenza, l'efficacia e la continuità delle sue politiche e delle sue azioni.
Le istituzioni dell'Unione sono:
— il Parlamento europeo,
— il Consiglio europeo,
— il Consiglio,
— la Commissione europea (in appresso «Commissione»),
— la Corte di giustizia dell'Unione europea,
— la Banca centrale europea,
— la Corte dei conti.
2. Ciascuna istituzione agisce nei limiti delle attribuzioni che le sono conferite dai trattati, secondo le procedure, condizioni e finalità da essi previste. Le istituzioni attuano tra loro una leale cooperazione.
3. Le disposizioni relative alla Banca centrale europea e alla Corte dei conti figurano,insieme a disposizioni dettagliate sulle altre istituzioni, nel trattato sul funzionamento dell'Unione europea.
4. Il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sono assistiti da un Comitato economico
e sociale e da un Comitato delle regioni, che esercitano funzioni consultive.
Quindi cade il mito in cui la BCE sia "indipendente" dagli Stati.
Lo Statuto dell'Unione Europea indica molto precisamente che ogni istituzione (tra cui la BCE), agisce secondo i limiti delle attribuzioni che le sono conferite dai trattati. Ovviamente i trattati non li scrive la BCE, ma gli Stati dell'Unione Europea.

La BCE quindi non è assolutamente una società privata e tanto meno una SPA.
E' infatti una Istituzione dell'Unione Europea.



Questa «fabbrica del debito» si è arricchita grazie a due nuovi trattati, il Fiscal Compact o Patto di stabilità, e il Mes o Fondo Salva-Stati, approvati il 19 luglio dal nostro Parlamento: così ci siamo ormai autocondannati ad essere indebitati a vita.

Il debito nasce solo se si spende più di quanto si incassa. Nessuna istituzione al mondo può costringere uno Stato ad indebitarsi. Semmai quelle citate sono istituzioni che possono dare credito a tassi agevolati.


Ci siamo impegnati, al fine di dimezzare il debito pubblico per portarlo al 60% del Pil, a ridurre i costi dello Stato di 45 miliardi di euro all'anno per i prossimi 20 anni, ciò che si tradurrà in nuove tasse e ulteriori tagli alla spesa pubblica; 
Continua a distorcere la realtà: ora sembra che se uno non può spendere più di quanto incassa (come qualsiasi buon padre di famiglia) la colpa sia del fatto che i soldi non piovono dal cielo. E' invece un bene risanare il bilancio e smetterla di rimandare il saldo dei conti alle generazioni successive.

mentre per creare il Fondo Salva-Stati, l'Italia si è accollata la quota di 125 miliardi di euro, che non abbiamo 

E' semplicemente la nostra quota, e che comunque non viene inclusa nel debito pubblico, visto che è un  credito nei confronti di una istituzione internazionale. Se non si da al fondo salva stati la licenza bancaria altre vie non ve ne sono. Ma sono sempre gli Stati a decidere.

Nasciamo indebitati perché la moneta non la emette lo Stato ma una banca privata e abbiamo sottoscritto degli accordi con istituzioni sovranazionali le cui sentenze sono inappellabili.  
Sempre lo stesso errore, invece di indagare su quali siano le vere cause del debito pubblico si preferisce trovare un caprio espiatorio. E la BCE non è privata, ma un organo dell'Unione Europea, come già dimostrato.


D'ora in poi lavoreremo sempre di più e vivremo sempre peggio per pagare i debiti. Ci limiteremo a produrre per consumare beni materiali, non ci saranno né risorse né tempo per occuparci della dimensione spirituale.

Vivremo nelle nostre possibilità e non al di sopra sperando che un domani i nostri figli ci paghino i debiti. Produrremo quello che potremo consumare e non consumeremo più di quanto siamo in grado di pagare. Il tempo per la meditazione lo si trova sempre se si spegne la tv e si lasciano stare i siti fogna.


Siamo ad un bivio epocale: salvare l'euro per morire noi come persona, oppure riscattare la sovranità monetaria per salvaguardare la nostra umanità.
Il bivio è: continuare a vivere di populismo e alimentare una macchina statale sempre più costosa oppure renderla più efficiente. La sovranità monetaria è solo uno slogan neofascista, privo di alcun significato. Stampare moneta non produce valore, quindi neanche ricchezza.


 Ecco perché solo una nuova valuta nazionale emessa direttamente dallo Stato, che ci affranchi dalla schiavitù del signoraggio e scardini dalle fondamenta la «fabbrica del debito», emessa a parità di cambio con l'euro per prevenire fenomeni speculativi e inflazionistici,
Qui si evidenzia la totale ignoranza in materia economica. La parità con una moneta la si può garantire solo se ci si impegna a restituire la valuta estera (in questo caso l'euro) con lo stesso tasso di cambio. Ma per un paese che importa le principali materie prime, tra cui l'energia, come noi, questo non è possibile.

 potrà darci la libertà di essere pienamente noi stessi nella nostra Italia che ha tutti i requisiti di credibilità e solidità per andare avanti a testa alta e con la schiena 

Ma di andare a lavorare e informarsi seriamente invece di copiare e incollare spazzatura da youtube non se ne parla proprio vero? E certo, nessuno vuole rinunciare ai propri privilegi, figuriamoci un parlamentare europeo. Un minimo di  meritocrazia spazzerebbe via il 99 per cento della classe dirigente, ma figuriamoci se ce lo vengono a dire.


venerdì 1 giugno 2012

Consigli per gli acquisti

El salvador (1981-1996), Ruanda (1995), SriLanka (1996) sono alcuni fallimenti statali di cui sicuramente quasi nessuno ne ha mai sentito parlare non solo perché riguardano economie marginali, ma anche perché non hanno coinvolto direttamente alcun investitore straniero nemmeno i più spericolati; trattasi di default domestici.

La dinamica è più o meno la seguente: i deficit statali vengono sottoscritti in maniera più o meno coercitiva dalle banche nazionali e dalla banca centrale, limitando il più possibile l’esposizione estera verso istituzioni, banche o mercati esteri e imponendo in questo modo un tasso di interesse basso o quantomeno ragionevole .

Avendo finanze fragili e allegre questi paesi non ancora sviluppati arrivano al punto in cui la continua emissione di debito non è più sostenibile dai pochi risparmi nazionali, le banche e i risparmiatori materialmente non possono più continuare a sottoscrivere titoli e pertanto lo stato si trova di fronte a due vie:
 1- Esporsi maggiormente all'estero e fare in questo modo lievitare i tassi di interesse che porterebbero le chiavi delle finanze del paese immediatamente in mano al FMI
 2- Iperinflazionare per permettere alla banca centrale di acquistare tutte le emissioni presenti e future di debito nazionale
Ne hanno scelta una terza fare default domestico e pertanto scaricare le perdite sui propri cittadini bruciando i pochi risparmi del paese (che a risultati pratici è quasi identico al punto 2).

 L’elenco di tutti i default domestici (che alcune volte si mescolano con i default esteri) è presente nel libro “questa volta è diverso otto secoli di follia finanziaria” di Reinhart e Rogroff, due massimi esperti di finanza che illustrano in questo piccolo manuale delle crisi finanziarie, classificate per tipologia (valutarie, bancarie, domestiche, del debito estero), le caratteristiche che le hanno contraddistinte nel corso dei decenni o secoli e che le contraddistinguono con puntuale ripetitività tutt'ora.
 Si impara che le potenze di ora erano gli Stati a default seriali e inaffidabili di un tempo, che l’Inghilterra non ha più avuto alcun fallimento del debito pubblico dalla costituzione della Banca d’Inghilterra e le similitudini tra la crisi finanziaria odierna e le crisi passate.
 Naturalmente per chi crede che il debito pubblico sia automaticamente una ricchezza per la popolazione (Barnard) il libro è vivamente sconsigliato.

MMST

giovedì 14 luglio 2011

Il debito illegittimo: debtocracy.


La Grecia da paese periferico dell’Europa e acquisto ai tempi supplementari dell’euro (sebbene firmataria di Maastricht non ebbe i requisiti per entrare alla nascita dell’euro  ma entrò due anni dopo) è sempre stata sotto osservazione da parte della commissione europea per gli sforamenti del patto di stabilità riassumibili nel tetto del 3% deifict pubbilco pil.
La crisi internazionale di ottobre 2009 fece peggiorare le stime attestando il deficit al 6%.
Ma passò solo qualche mese e il nuovo governo Papandreu dichiarò sostanzialmente che causa falsificazioni di bilancio a quella cifra prevista in realtà occorreva aggiungere un 1, (deficit definitivo 15,4%) e vennero rivisti in senso peggiorativo di 3 o 4 punti percentuali i deficit degli anni precedenti. Questa verità semplice e banale non è presente o non è ricordata nel film no profit debtocracy  di Aterina Kitidi e Aris Hatzistefanou, ammirevole dal punto di vista dello sforzo (produzione totalmente autofinanziata), ma che in quanto estremamente ideologico per stessa ammissione degli autori, rischia di diventare una zuppa in cui i contorni e le conseguenze vengono scambiati per cause e per fabbricare riscontri che coincidano con il pensiero degli autori.
Tra le cause più o meno imputate dal filmato si può elencare: la tirannia della Germania, dell’FMI, la consulenza di GS, le olimpiadi, l’euro, l’acquisto di cacciabombardieri, l’unione europea, la crisi del consumismo e del capitalismo (che ha colpito tutta la sfera globale ma in default c’è la grecia e non gli altri stati). Il tutto intermezzato da interventi di scrittori, sociologi, attivisti dei diritti umani imbevuti di terzomondismo e nostalgie marxiste con qualche economista in veste più da tifoso di calcio che da tecnico.
Ma andiamo con ordine, cos’è il debito illegittimo?
Di fatto non c’è una risposta esauriente, non esiste una definizione unanimemente condivisa riguardo l’illegittimità dei debiti sovrani di stato. E ancor più importante non esiste una giurisprudenza e un’autorità giudiziaria unanimemente riconosciuta a livello internazionale che certifichi o determini quando un debito non possa essere pagato.
In pratica uno stato insolvente perde credibilità di fronte ai creditori perché istituisce un precedente. Il che pone un’ipoteca sull’affidabilità dello  stato per le future richieste di credito influendo sul costo dei prestiti stessi e rendendo più probabili nuovi deficit che renderanno ancora più difficile la raccolta di nuovo credito e che determineranno un nuovo default. Sono default seriali insomma quando un paese fallisce è probabile che ciclicamente fallisca di nuovo.
Se inoltre noi non parliamo di un appartamento (uno stato), ma di un condominio (la comunità europea o meglio l’euro), si capisce la gravità della situazione e la minor tolleranza che debba essere data alle possibilità di danno del singolo condomino (la Grecia).
Questa banalità sembra dimenticata nel filmato da Lapavistas che come economista si rifugia  nello slogan un po' da ciarlatano  “si salvano le banche europee, mentre impoverisce l’economia greca” la razio degli interventi non è questa e dovrebbe saperlo bene. La realtà è che nessuno ha idea a cosa possa portare il primo default di un paese dell’euro (un paese sviluppato a tutti gli effetti non un paese in via di sviluppo), sia in termini di effetto domino che in termini di futuro credito per l’economia europea e futuri fallimenti seriali e adempiere o no alle scadenze obbligazionarie è tutt’altro che irrilevante.
E il debito illegittimo? Di fatto è una formula che gli stati in default usano per convincere gli investitori che questa volta è diverso, che non si paga non perché insolventi ma perché non si è tenuti a pagare perché quei contratti sono nulli, non perché il governo è inaffidabile ma perché il precedente era inaffidabile corrotto o dittatoriale e non ha nulla a che vedere con quello odierno, non perché il paese non è in grado di rispettare il contratto ma perché non era in grado di rispettare i precedenti contratti assurdi per qualsiasi tipo di economia o governo ma che nulla hanno a che vedere con i contratti che si propongono ora…
Insomma cercare di trasmettere ai creditori accompagnata da motivazioni filosofiche, economiche e morali, un’immagine di separazione tra il prima e il dopo una ripartenza da zero.
Può darsi che in un paese con riserve petrolifere che prima era sotto una feroce dittatura tenuto sotto embargo dalla comunità internazionale, mentre ora è governato da un’autorità riconosciuta, aperto a investimenti stranieri e soprattutto garantito indirettamente dalle maggiori economie occidentali Usa in primis, gli investitori percepiscano chiaramente la separazione (in irak); di certo questo caso non ha nulla a che vedere con il caso greco come erroneamente fa riferimento il filmato nel quale vi era una democrazia corrotta e in deficit prima e lo è pure dopo.
Ma è qui si entra nel merito la diffusa corruzione, l’acquisto di armamenti difficilmente in un futuro sistema giudiziario internazionale possono essere configurati come parametri di illegittimità del debito.
In pratica che credibilità possono avere bond in cui viene scritto sulle note informative “attenzione che se il tasso di corruzione del paese si alza il titolo può non essere rimborsato?”. Magari ci possono essere singoli prestiti tra stati in cui può essere dimostrato un interesse e un’influenza dello stato creditore rispetto a indirizzi di spesa non coerenti con le necessità del debitore, ma è obbiettivamente difficile immaginare parametri standard unanimemente accettati, impossibile se la controparte è un privato.

La realtà è che la Grecia estremizza mali presenti in tutti gli stati anche quelli sviluppati ma che sono di responsabilità propria e non possono essere trasferiti con scuse di illegittimità a soggetti altrui, il resto sono comparse, contorni e conseguenze non cause.
E’ la Grecia che ha falsificato i conti non informando i suoi coinquilini e il mercato della sua salute finanziaria, è la Grecia che ha truccato le carte per entrare nelle catene dell’euro di cui ora si lamenta, è il governo greco che ha chiesto alle banche d’affari strumenti atti a mascherare i deficit di esercizio e a spostarli nel tempo. In un paese dove pure le olimpiadi si trasformano in bombe di deficit pubblici, piuttosto che volani per la crescita economica, dove il fisco è un colabrodo assoluto  la linea vittimistica non può aiutare.
Si può terminare con la seguente frase di Lapavistas: “anche se il debito fosse provato legittimo, la grecia non dovrebbe comunque pagarlo, dovrebbe essere cancellato”.
Pertanto che piuttosto si sostenga la circostanza di fallire per inadempimento o meno senza ipocrisia, ma la richiesta di una commissione nominata e retribuita da chi è a malapena in grado di pagare il suo onorario a causa di quel debito che la commissione stessa deve giudicare se è corretto che chi l’ha nominata lo paghi o meno, è semplicemente una buffonata.
MMST

mercoledì 20 aprile 2011

Quattro domande sul signoraggio

Mi è capitato di trovare in rete una pagina denominata "La truffa del signoraggio spiegata ai bambini".
C'era una prefazione in cui si avvisava il lettore che ciò che avrebbe trovato proseguendo nella lettura, avrebbe cambiato completamente la sua visione del mondo.
La prima cosa che ho pensato è stata: ma certa gente ci crede davvero a quello che scrive! da un lato sono anche degli esseri umani che, poverini, sono stati abbindolati e raggirati da tante pagine come quella e ora a loro volta ne pubblicano di nuove, ammassando sciocchezze su sciocchezze avendo come basi il nulla più totale.

Proseguendo, affermava che la politica è tutta una farsa e solo continuando a leggere si poteva intuire chi può far crescere o annientare interi Stati.
Qui subentra il tipico nichilismo dei complottisti. Ossia se tutto va male, se non trovano lavoro, se la vita non è bella come credevano quando bigiavano le lezioni per andare a giocare ai videogames, non è per colpa loro, e nemmeno di chi ci governa. Neanche dell'opposizione. Insomma vivremmo in un mondo ideale se non fosse per colpa di... di chi? ovviamente loro lo hanno scoperto, e per nostra (s)fortuna ce lo vogliono rivelare.
Come sono arrivati a queste loro illuminate visioni? ovviamente guardando qualche video su youtube, navigando un po' in rete e persino guardando trasmissioni televisive come "Mistero" su Italia Uno.

A questo punto l'autore della pagina poneva al lettore quattro domande, per poi presentare una storia assurda come ne girano parecchie sul debito inestinguibile (ne ho già analizzate due in precedenza: Bankenstein e L'isola dei naufraghi, oltre ad averne presentata una mia, quindi non analizzerò quest'altra, uguale nella sostanza alle altre.
Però stranamente non presentava le risposte alle quattro domande. Visto che non è stato capace lui stesso di rispondervi, provvedo io.



1) Di chi è il denaro (compreso quello che avete nel portafoglio)?
2) Dove prende i soldi una banca quando ve li presta?
3) Cos'è l' interesse sul prestito applicato dalla B.C.E.?
4) Cos'è il debito pubblico? A chi dobbiamo tutti quei soldi? Perchè aumenta sempre?


Vediamole una per una

1) Di chi è il denaro (compreso quello che avete nel portafoglio)?
La risposta che da il signoraggista di solito è "delle banche".
In realtà la risposta corretta è: di chi lo possiede. La risposta è talmente banale da rendere idiota la domanda.
L'art. 832 del codice civile recita
Il proprietario ha diritto di godere e disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo, entro i limiti e con l'osservanza degli obblighi stabiliti dall'ordinamento giuridico.
Ora, dato che è indubbio che se ho 10 euro in tasca ho pieno diritto di disporne in modo pieno ed esclusivo, entro i limiti imposti dalla legge (ad esempio non posso infilarli nell'occhio del primo che passa), non c'è alcun dubbio che il proprietario di quei 10 euro sono io.

2) Dove prende i soldi una banca quando ve li presta?
Una banca fornisce due fondamentali servizi: il deposito e il credito.
Ossia c'è chi va in banca per depositare del denaro e c'è chi invece chiede soldi in prestito.
Per poter erogare credito, la banca attua la "trasformazione delle scadenze", argomento sul quale ho pubblicato una nota specifica. In sintesi, contando sul fatto che in media ha una certa giacenza proveniente dai  depositi, presta parte di quella liquidità a chi chiede prestiti.
Ma di chi sono quei soldi una volta depositati in banca?
C'è un articolo del codice civile che risponde al quesito 2, ed è il 1834:
Art. 1834. Depositi di danaro. (codice civile)
Nei depositi di una somma di danaro presso una banca, questa ne acquista la proprietà, ed è obbligata a restituirla nella stessa specie monetaria, alla scadenza del termine convenuto ovvero a richiesta del depositante, con l'osservanza del periodo di preavviso stabilito dalle parti o dagli usi. Salvo patto contrario, i versamenti e i prelevamenti si eseguono alla sede della banca presso la quale si è costituito il rapporto.
La risposta è quindi: la banca presta soldi propri.


3) Cos'è l' interesse sul prestito applicato dalla B.C.E.?
Innanzitutto la BCE  fa varie operazioni, avendo come controparti vari tipi di enti, prevalentemente istituti di credito (banche). Nessuna di queste operazioni è un "prestito" erogato nel modo in cui lo conosciamo nella terminologia  comune. Fa diversi tipi di aste e pretendendo delle specifiche garanzie quando emette moneta. 
Nella testa dei signoraggisti c'è la convinzione che la BCE presti soldi allo Stato, cosa che invece è assolutamente vietata. Vediamo cosa dice l'art.21 dello Statuto BCE.

21.1. Conformemente all'articolo 123 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, è
vietata la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia
da parte della BCE o da parte delle banche centrali nazionali, a istituzioni, organi o organismi dell'Unione, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di settore pubblico o ad imprese pubbliche degli Stati membri, così come l'acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della BCE o delle banche centrali nazionali.

Inoltre, analizzando lo Statuto della BCE e di bankitalia, è anche facile stabilire a chi vanno gli utili che la BCE consegue nell'emissione della moneta, ossia il "signoraggio", che sarebbero i redditi derivanti dall'emissione della moneta. In realtà il signoraggio è quello che, grossolanamente, nella domanda chiama "interesse sul prestito". Ed è facile scoprire che tale utile va agli Stati membri per tramite delle proprie banche nazionali.
Il tutto è anche documentato in questa nota.

4) Cos'è il debito pubblico? A chi dobbiamo tutti quei soldi? Perchè aumenta sempre?
Il debito pubblico è dato dall'insieme di tutti i titoli di debito che uno Stato emette (in Italia Bot, CCT, Ctz, Btz) quando si trova a far fronte a deficit.
Alla chi dobbiamo tutti quei soldi? Esattamente a chi possiede quei titoli. Ad esempio piccoli risparmiatori, investitori privati ma anche istituzionali, quali gestori di fondi  nazionali e internazionali.
Perché aumenta sempre? Non è vero che aumenta sempre, a volte diminuisce. Aumenta quando lo Stato va in deficit, ossia spende più di quanto incassa.
Vedasi a proposito questa tabella. Ho anche pubblicato una nota specifica sul debito pubblico, per chi fosse interessato a vedere "chi l'ha creato".

Visto che ho risposto a suon di articoli di legge spero che non cadiate in trappole simili quando le troverete cercando in rete la parola "signoraggio"

mercoledì 28 luglio 2010

No Debt No money.. beh? problemi?


30.09.1941
Marriner Eccles, Governor of the Federal Reserve System:
"That is what our money system is. If there were no debts in our money system, there wouldn't be any money".
Questa frase l'ho trovata su questa pagina ma anche in centinaia di altre quindi ritengo sia stata realmente detta.






In particolare riporto il contesto in cui fu detta e la frase per intero:

Federal Reserve Governor Marriner Eccles testified before the House Committee on Banking and Currency, September 30, 1941. Congressman Wright Patman asked Eccles how the fed got the money to purchase two billion dollars worth of government bonds in 1933. Eccles answered, "We created it." Patman asked, "Out of what?" Eccles replied, "Out of the right to issue credit money." Patman queried, "And there is nothing behind it, is there, except our government's credit?" Eccles responded, "That is what our money system is. If there were no debts in our money system, there wouldn't be any money."
A quanto pare ai tempi di Marriner succedeva, come ora, che la Federal Reserve emetteva moneta comprando titoli di Stato. Nulla di diverso da quanto succede oggi anche alla BCE. Anche se la BCE, come ho già illustrato, solo per il 40% compra titoli di Stato quando emette moneta. Per il resto compra obbligazioni private.

Beh, dirà qualcuno, dov'è la notizia? cosa c'è di strano?
C'è che qualche sedicente studioso dell'argomento su questa frase ci ha ricamato l'impossibile.
Innanzitutto vediamo cosa vuol dire veramente quella frase.
Dato che la BCE, come tutte le banche centrali, emette moneta comprando titoli o obbligazioni, o al più prestandola, accade che in cambio della moneta emessa (che è una propria passività), riceve un titolo che rappresenta un debito per chi lo emette, quindi per lei un credito.
Per come avviene l'emissione, se non esistessero debiti, la banca centrale non avrebbe contropartite da acquistare e quindi si troverebbe nell'impossibilità di svolgere la propria funzione.
Questo è tutto.
Quindi la BCE non può costringere un privato o uno Stato ad indebitarsi perché altrimenti lei non può emettere moneta. Anzi, la BCE ha sempre raccomandato gli Stati di ridurre il proprio debito.
Dicono che questo sistema impedisce al sistema di saldare i propri debiti. Questo l'ho ampiamente confutato dimostrando:
1) Che è possibile che la moneta circolate aumenti e simultaneamente il debito complessivo diminuisca
2) Che è possibile azzerare completamente il debito totale, ovviamente costringendo di fatto la BC a riassorbire tutta la moneta
Che altro manca?

Dicono che se qualcuno possiede una grossa parte del debito di uno Stato, diventa padrone di quello Stato potendone influenzare le decisioni.
Ovviamente questo senza fornire alcuna argomentazione. Primo, sino a prova contraria, il creditore ha tutto l'interesse a che il debitore rimanga in salute.
Secondo, il fatto che qualcuno compri dei titoli di Stato di una qualsiasi nazione, al più lo renderà succube delle sorti di quello Stato, e mai artefice.
Pensiamo a cosa è successo a chi ha comprato tonnellate di titoli argentini prima del crack. Pensate che ci abbiano guadagnato qualcosa? o che invece si sono bruciati anche le mutande?


Questa storia del potere politico di chi compra debiti è un'invenzione bella e buona. Ad esempio Cina e Giappone posseggono buona parte del debito pubblico americano. Ma non mi pare abbiano voce in capitolo in alcuna decisione del governo USA. A voi risulta? Ovviamente è una sciocchezza. Al massimo SPERANO che il dollaro non si svaluti troppo ed è per questo che continuano a comprare bond americani.


Dunque assodato che:
1) La BCE distribuisce tutto il suo utile agli Stati per tramite delle BCN
2) Nessun potere politico è attribuito a chi compra dei titoli di Stato di una qualsiasi nazione
3) La BCE possiede solo una minima parte del debito pubblico
4) La rimanente parte del debito pubblico è posseduta da privati e/o investitori istituzionali (fondi pensione, fondi obbligazionari, risparmiatori etc.)
Qual'è questo problema nell'emissione della moneta da parte della BCE? Dov'è il complotto?

Non vi arrovellate troppo il cervello nella ricerca. Non ce n'è. C'è solo l'ignoranza di un gruppo di stolti.

Vi preannuncio a breve un articolo su moneta e debito, che sintetizzerà alcuni concetti di cui abbiamo discusso sulla pagina di facebook.

mercoledì 19 maggio 2010

La moneta dal nulla, tra signoraggio e truffa legalizzata ?


Mi è stato segnalato un nuovo articolo di Alberto Conti sul signoraggio, che a quanto pare sembra riscuotere un discreto successo in certi ambienti (complottisti).
Spero fare cosa gradita nel leggerlo e commentarlo per quanti non abbiano ben chiare le idee sull'argomento e quindi magari sono rimasti perplessi nel leggerlo, se hanno avuto la (s)fortuna di imbattervisi.



La moneta dal nulla, tra signoraggio e truffa legalizzata

Mentre attendiamo di vivere da protagonisti le sciagure di un terremoto finanziario-monetario globale, probabilmente aggiungendoci alla lista degli epicentri che anticipano il botto finale, si moltiplicano le diatribe sull’interpretazione qualitativa e quantitativa di uno degli aspetti genomici della nostra moneta, sospettato di essere concausa del cancro che la divora, il signoraggio bancario.
Innanzitutto, parlando della crisi, la situazione italiana non è paragonabile a quella della Grecia e non è assolutamente detto che noi (come Italia) possiamo diventare uno dei prossimi obiettivi della speculazione. Io la vedo più come un incentivo a migliorare il debito pubblico, ossia questa situazione alla fine potrebbe addirittura tornare utile.
Le diatribe ragionevoli circa le cause di questa crisi vertono sul cercare gli sprechi e le inefficienze dei governi, che hanno causato i debiti pubblici, e sull'uso molto spericolato che la finanza ha fatto di alcuni strumenti di investimento, causando bolle speculative all'origine della crisi.
Anche autorevoli economisti spesso citati dagli stessi signoraggisti, come Werner concordano nell'attribuire a tale finanza creativa le cause della crisi.
Citando proprio Werner ad esempio, nel paragrafo "Come evitare le bolle e le crisi finanziarie" afferma:
"il credito bancario non deve mai essere dato a coloro che lo utilizzano per le operazioni non-PIL. Questo significa soprattutto gli speculatori finanziari."
Nessun economista attribuisce invece al signoraggio bancario l'essere la causa di questa crisi.


Perciò vorrei chiarire una volta per tutte almeno due punti cardine della questione, che non è fondata solo su fatti accertabili in modo più o meno comprovato oltre ogni ragionevole dubbio, ma ha un suo solidissimo fondamento logico di ben più elevata inconfutabilità, come il paradigma della geometria euclidea per i costruttori edili.
La promessa è invitante, ossia dimostrare qualcosa con fatti inconfutabili e logici. Ciò che personalmente preferisco. Sarà però davvero all'altezza di farlo? vediamo..


Primo punto la costruzione e la gestione della cartamoneta, delle banconote che tutti utilizzano e credono di conoscere. Tralascio tutte le interessanti peculiarità tecniche sull’argomento, dando invece per scontato che si sappia che esse rappresentano circa il 5% del denaro “circolante”, secondo il gergo bancario, e che vengono emesse in esclusiva dalla BCE pro-quota fissa dei suoi azionisti, le Banche centrali dei paesi fondatori dell’euro, dopo essersene trattenuto l’8% del totale.
I fatti non stanno propriamente così. L'8% a cui fa riferimento l'articolo non è una "trattenuta" della BCE nei confronti delle banche centrali, bensì la quota di denaro che spetta alla BCE (intesa come sede centrale della SEBC) emettere.
Ma questo è da intendersi come un onere e non come un privilegio. Infatti, i profitti della BCE sono interamente distribuiti alle BCN (banche nazionali), come si evince dallo Statuto BCE, art.33 pagina 10:

Ripartizione dei profitti e delle perdite netti della BCE

33.1. Il profitto netto della BCE deve essere trasferito nell'ordine seguente:
a) un importo stabilito dal Consiglio direttivo, che non può superare il 20% del profitto netto, viene trasferito al fondo di riserva
generale entro un limite pari al 100% del capitale;
b) il rimanente profitto netto viene distribuito ai detentori di quote della BCE in proporzione alle quote sottoscritte.

Quindi al più la BCE può trasferire un 20% dei profitti al fondo di riserva. Un fondo di riserva, per intenderci, non è qualcosa che un banchiere può usare per comprarsi un appartamento. E' di proprietà della BCE, non dei singoli.
Il fatto che alla BCE non competa neanche un euro di profitti, ma che questi siano distribuiti alle BCN lo si evince anche dallo schema di ripartizione dei profitti della BCE.
Quindi la favoletta che la BCE si trattiene l'8% delle banconote è completamente campata in aria.

Alla nostra Banca d’Italia compete così un volume di emissione attorno ai dieci miliardi di euri l’anno (più o meno un ottavo della torta), come comprovato dalla pubblicazione dei suoi bilanci alla voce “banconote in circolazione” nello Stato Patrimoniale, che di anno in anno cresce appunto di tale ordine di grandezza.
Non è assolutamente detto che le banconote emesse dalla BCE siano all'incirca uguali ogni anno. L'emissione può addirittura essere negativa, ossia si può avere la necessità di un assorbimento di denaro se la situazione economica lo richiede. E poi, l'emissione non è un privilegio utilizzabile a fini di lucro per la BCE. E' solo uno strumento, insieme ad altri, per assolvere alle proprie funzioni.



Ma qual è la “logica” d’emissione di queste banconote nel circuito economico? Non c’è discussione alcuna sul fatto che non siano più “note di banco”, ricevute di un pari controvalore depositato in custodia presso l’emittente, quindi nascono semplicemente come carta stampata, che nonostante un pregio tecnologico congruo all’uso successivo ha un costo di produzione di pochi centesimi, irrisorio rispetto al valore che rappresenta, stampato in bella evidenza per facilitare l’utente, dai 5 ai 500 euri a seconda dei tagli.
Verissimo, le banconote sono carta il cui unico controvalore è quello dei titoli ricevuti in cambio al momento dell'emissione. Non c'è una "riserva aurea" che le copre, ma proprio i titoli ricevuti in cambio. D'altronde se una banca centrale, per emettere banconote, dovesse prima acquistare dell'oro da mettere a riserva per quelle banconote, cadrebbe in un paradosso di non poter comprare quell'oro proprio perché se avesse il denaro per comprarlo non avrebbe bisogno di comprarlo. Insomma l'alternativa al modo attuale di procedere appare ridicola.


l termine “emissione” della banconota si riferisce al varo di questo esile ma robusto vascello, destinato a “circolare” senza limiti di tempo e spazio, senza scadenza, nel mare magnum dell’economia fisica, quella vera delle persone che producono e consumano ricchezze. Si sa che passando di mano in mano, non sempre mani attente alla sua miglior conservazione, si usurano fino a diventare indegne del loro nobile compito. In tal caso tramite circuito bancario rientrano alla BC che provvede alla loro sostituzione gratuita con pezzi equivalenti freschi di stampa, che ovviamente non entrano nel conteggio di quella decina di miliardi di nuova emissione.
Esatto, la sostituzione delle banconote usurate con quelle nuove non è considerata emissione. Non cambia lo stato complessivo della moneta circolante, e tanto meno lo stato patrimoniale della BCN che la effettua. Però non è un argomento particolarmente interessante a dire il vero.

Questo non per tediare il lettore con dettagli tecnici superflui, ma per sottolineare l’eternità giuridica del valore facciale della banconota, che è il punto cruciale dell’ipotesi di signoraggio integrale, ovvero di lucro dell’emittente pari all’importo stampato sulla banconota emessa.
E qui casca l'asino. Quando i titoli acquistati all'atto dell'emissione arrivano a scadenza, le banconote devono tornare indietro. Quindi non sono emesse "per l'eternità giuridica", nulla affatto!
Ecco spiegato la noiosa precisazione precedente, era tesa a dimostrare che le banconote rimangono sempre in circolazione, anche se si usurano, perché vengono sostituite.
Era questa la scientificità e l'inconfutabilità di cui si cianciava all'inizio dell'articolo? Ossia secondo l'autore, il fatto che la banca sostituisca le banconote usurate è sufficiente a dimostrare che queste sono emesse "per sempre"?
Non ha considerato che i titoli scadono? e che lo Stato deve pagare il valore nominale del titolo in scadenza? come crede che pagherà lo Stato? in noccioline?
Questo dimostra ampiamente che l'emissione delle banconote non è affatto "permanente" ossia "per l'eternità", anzi! E' soggetta a continui riassorbimenti che avvengono in concomitanza di ogni scadenza dei titoli acquistati.

Di fatto l’emissione si configura come acquisto di merce tramite denaro in forma di banconota, il primo di una catena potenzialmente infinita di acquisti successivi di altrettanti possessori temporanei di tale oggetto mistico, la banconota. La merce acquistata dall’emittente è un titolo di debito pubblico, garantito dallo Stato, con tanto di scadenza e interessi.
L'autore di nuovo "dimentica" che il titolo è vero che è acquistato, ma proprio perché ha una scadenza, fa si che la catena non sia affatto infinita, e venga anzi troncata brutalmente proprio al momento della scadenza, che comporta la restituzione del denaro alla BCE.
Ancora, forse l'autore non conosce bene come funzionano i titoli di Stato, che non danno "interessi", ma al più "rendimenti", che dipendono dal prezzo di acquisto. Lo Stato invece alla scadenza restituisce sempre il valore nominale. Il frutto sta nella differenza tra valore nominale e valore di acquisto.


a liquidità sul mercato di tali titoli li rende equivalenti al denaro, tant’è che vengono conteggiati nella grande massa del “circolante” in senso esteso, all’estremo opposto della gamma rispetto alla banconota, la più “liquida” di tutti, in una scala di liquidità che va da M0 a M3, sempre nel gergo dei banchieri (tutto da ridiscutere, ma questa è un’altra storia). Quindi l’emissione della banconota da parte del suo creatore si configura come acquisto di denaro tramite denaro, ovvero un riciclo di denaro di un tipo, esente da interesse, in denaro di un altro tipo, gravato d’interesse a carico del contribuente.
Ancora insistendo nell'errore di chiamare interesse ciò che interesse non è, infatti non si tratta di un prestito (la BCE non presta soldi a nessuno), ma di un acquisto.
Inoltre, quando uno Stato emette un titolo di debito, lo fa vendendolo in un'asta pubblica, a cui la BCE non può partecipare (a parte l'eccezione recente Greca). Il fatto che dovrà pagare dei rendimenti a chi gli compra i titoli, non è certo una colpa da attribuire alla BCE, che tra l'altro detiene solo una piccola quantità del debito pubblico degli Stati.
Se poi la BCE, per emettere moneta, acquista sul mercato dei titoli (ma non all'asta), lo Stato che danno ne subisce? nessuno. I suoi debiti rimangono gli stessi, per lo Stato non cambia nulla il fatto di dover restituire il valore nominale dei titoli alla BCE anziché a qualcun'altro.

Ma il grosso di questo signoraggio immediato non è l’interesse, come vorrebbero far credere i banchieri che pure lo ammettono, ma l’appropriazione di ricchezza pari al valore facciale, come affermano i cosiddetti “signoraggisti”, così chiamati in senso dispregiativo dai “negazionisti”.
E qui siamo arrivati al solito delirio di "BCE che si appropria della ricchezza pari al valore facciale". Senza peraltro alcuna argomentazione valida, diversamente da come annunciato nelle premesse.
Non si capisce questa appropriazione in cosa consista. Quei soldi sono usati per comprare dei titoli. Poi lo Stato, alla scadenza, restituisce quei soldi alla BCE, che li usa eventualmente per nuove emissioni.
E' ovvio che il profitto per la BCE sta nella differenza tra prezzo di acquisto dei titoli e valore nominale, profitto che abbiamo già visto essere distribuito alle BCN.


Che l’appropriazione indebita coincida con l’emissione è un fatto evidente di per sé, non può essere diversamente per quanti tecnicismi si vogliano frapporre per giustificarne il contrario. Uno però vale la pena ricordarlo, per la ricorrenza e l’ambiguità con le quali viene brandito dai negazionisti: l’emittente non scambia definitivamente la sua cartamoneta fresca di stampa con titoli di Stato, ma semplicemente la presta, come fosse un automobile che la Hertz consegna ai suoi clienti. La Hertz però non ha un parco di autovetture che cresce di numero perpetuamente di dieci miliardi l’anno.
L'autore si contraddice due volte nella stessa frase. Se parla di appropriazione indebita dell'intero valore nominale dei titoli comprati, perché parla di prestito? Parlando di prestito implicitamente ammette che i soldi vengano restituiti alla BCE. Addirittura propone di scambiare definitivamente con titoli di Stato. Ma che senso avrebbe? equivarrebbe a regalare quei soldi. Quindi la BCE non sarebbe più in grado di riassorbirli, e lo Stato vedrebbe diminuito il proprio debito in modo gratuito.
Sebbene possa ad una lettura superficiale apparire una cosa positiva, questo equivarrebbe ad emettere denaro regalandolo allo Stato. Quale valore avrebbe una moneta emessa in questo modo?
Supponete di essere un emiro arabo che deve vendere il petrolio all'Italia. Pensate che accetterebbe denaro "stampato al momento" gratis? Nessuno al mondo accetterebbe un pagamento in una valuta siffatta. Perché stampando non si crea valore. Il valore del denaro emesso dalla BCE è proprio garantito dai titoli che sono comprati con esso.
La BCE non si arricchisce con quell'acquisto, e tanto meno lo Stato si impoverisce, visto che il debito dello Stato non aumenta quando la BCE ne acquista un titolo.
Conti sembra essere disposto a sostenere tutto ed il contrario di tutto pur di dimostrare la sua tesi, ossia che il denaro dovrebbe essere stampato gratis. Certo, se lo dicesse in questi termini, farebbe ridere i polli, ecco perché cerca di confondere le acque con mille affermazioni false e insinuazioni varie.


Se poi pensiamo ai biglietti verdi stampati dalla FED negli ultimi 50 anni, all’interno di un analogo paradigma fondativo, si capisce tutta la monumentale bugia che sta dietro questa teoria del prestito. Un prestito non è “per sempre”, altrimenti si chiama regalo, a fondo perduto. Che è esattamente ciò che fa l’utente della banconota, rappresentato dallo Stato, nel momento in cui avviene l’emissione.
Un prestito non è per sempre, ovvio. Infatti le banconote non sono prestate. Servono a COMPRARE titoli di Stato. E tuttavia proprio per questo alla scadenza dei titoli di Stato, queste sono riassorbite. Poi sono eventualmente riemesse in cambio di altri titoli di Stato.
Quindi non è per nulla calzante l'esempio dello Stato con la banconota. Infatti non è lo Stato ad emettere la banconota, ma la BCE, e non la emette "per sempre", ma temporaneamente, acquistando un titolo di Stato (non prestandola).
Insomma il sig. Conti persiste nel ripetere gli stessi errori nella speranza che alla fine le bugie diventino vere.. mi ricorda un periodo piuttosto buio della storia italiana.

La legge stessa lo comprova, la banconota non è più “esigibile”, guai a chi volesse riconsegnarla alla BC pretendendo pari controvalore di altra natura in cambio.
Dato che in Europa vige il corso forzoso, chiunque volesse un controvalore in cambio di Euro, non avrebbe che da recarsi in un qualsiasi negozio (es. un oreficeria) a comprare ciò che vuole.
Cosa si pretende dalla BCE? fare le veci di un negozio?
Visto che le banconote sono la merce più scambiabile, non si vede perché uno dovrebbe andare in BCE a farsela cambiare. Con cosa poi?? Siamo al ridicolo se ci si riflette, tipo:
Si presenta la signora Pina con 100 euro alla BCE,
-- Ding-Dong (suona il campanello)
-- Chi siete?
-- sono la signora Pina
-- Quanti siete?
-- uno
-- cosa volete?
-- ho qui 100 euro, vorrei scambiarli con 5 Kg di prosciutto cotto


Ora il problema non è tanto negare il “fatto”, quanto giudicare se sia doloso, se il lucro gratuito dell’emittente sia o no devoluto alla comunità degli utenti, ad esempio allo Stato. La BC conserva a titolo di garanzia del sistema euro un pari controvalore di tutto il circolante in banconote accumulato negli anni? Certamente NO!
Ovviamente la BCE non conserva a titolo di garanzia un pari controvalore di tutto il circolante accumulato negli anni. Semplicemente, possiede a titolo di garanzia, il controvalore del circolante corrente.
D'altronde i titoli di Stato comprati 10 anni fa e scaduti 9 anni fa sono stati restituiti allo Stato alla scadenza, e in quel momento lo Stato ha pagato il loro valore nominale, che è quindi "tornato alla fonte". Non ha senso parlare quindi di "controvalore accumulato".
Il controvalore (titoli di Stato) è restituito allo Stato ogni volta che scade, ossia numerose volte all'anno.

La BC versa allo Stato un pari controvalore delle banconote emesse? Certamente NO!
La BC siamo noi, cioè la BC rappresenta un alter ego dello Stato? NI.
Sta rigirando completamente la frittata. La BCE emette denaro, comprando titoli. I titoli si trovano sul mercato e sono già stati emessi dallo Stato. Quindi ne' lo Stato versa nulla alla BCE e ne' viceversa. Ovviamente però, come con tutti i titoli, lo Stato è tenuto a pagarne il valore nominale alla scadenza.
La BC rappresenta noi? certo, è l'organismo che lo Stato ha delegato per la politica monetaria, così come i giudici sono i delegati alla giustizia, i maestri di scuola i delegati ad insegnare ai bambini e gli arbitri i delegati ad arbitrare le partite di pallone. Ad ognuno i suoi compiti.



Perfino in Italia, dove l’azionariato di Banca d’Italia è al 95% costituito da banche e assicurazioni private, controllori e controllate al contempo, la giurisprudenza definisce la BC come Istituto di Diritto Pubblico.
La banca d'Italia è una società di diritto pubblico e pertanto non ha azionisti ma partecipanti.
Il resto sono solo chiacchere.

Però i conti del Tesoro sono ben separati da quelli delle BC e del sistema bancario che esse esprimono, anche negli altri paesi dell’euro. E mentre il debito pubblico ingigantisce, il credito privato dei grandi proprietari fa altrettanto e ancor di più, per cifre ovviamente ben superiori alle banconote emesse, ma ci deve comunque essere una qualche relazione.
Il debito pubblico sale o scende in base al fatto che ogni anno c'è un deficit oppure no. L'emissione del denaro della BCE è effettuata acquistando dal mercato titoli di stato in circolazione. La quantità acquistata dipende da scelte di politica monetaria ossia di quale sia il livello di liquidità appropriato in quel momento.
Facendo un paragone, è come se a monte ci fosse un fiume (il debito pubblico) e a valle una donzelletta che riempie una brocca (la BCE che compra una parte dei titoli di Stato).
Che relazione c'è tra la portata del fiume (il debito pubblico) e il volume della brocca? nessuno.
Eppure per il sig.Conte ci deve essere per forza. Su quali basi? nessuna. E meno male che il ragionamento doveva essere inconfutabile e basato su fondamenta solidissime! Di fondamenta per ora non ce n'è neanche l'ombra, di sciocchezze invece ce ne sono parecchie, anche più di una per ogni frase.

Anche se il debito pubblico complessivo è molto superiore, è fuor di dubbio che ad ogni banconota in circolazione, priva d’interesse, corrisponde pari frazione di debito pubblico gravato d’interesse.
E non si capisce proprio perché le banconote necessarie alla vita economica di tutti, forzosamente imposte dallo Stato come mezzo di pagamento, anziché essere nostre ce le dobbiamo far prestare da estranei, in base a trattati distrattamente ratificati dai parlamenti nazionali nonostante il parere contrario della popolazione, come dimostrano le pochissime volte che la materia è stata indirettamente oggetto di referendum (mai in Italia).
Di nuovo, lo Stato non chiede soldi in prestito alla BCE. Li chiede al mercato, e in particolare a chiunque voglia comprare i suoi titoli. La BCE compra solo una parte dei titoli, ma non direttamente dallo Stato, ma dal mercato a sua volta.
L'alternativa dello Stato a chiedere soldi in prestito sarebbe quella di stamparli gratis.
Ma siamo di nuovo al punto di partenza. Chi vorrebbe soldi da uno Stato che li stampa come se fossero figurine?


Ma tant’è, questo paradosso del prestito delle banconote fa parte del sistema, così oltre al danno ci procura anche la beffa dei negazionisti del signoraggio, convinti nonostante l’evidenza dei numeri a bilancio che le banconote “prestate” tornino quasi tutte da mamma BC.
Ora le banconote sono di nuovo "prestate" e tornano tutte da mamma BC. Ma Conte non era quello che affermava, poche righe sopra, che le banconote erano emesse "per l'eternità"? Ah si, ma era PRIMA. Adesso invece non più, e non gli va bene lo stesso ovviamente. L'unico paradosso si avrebbe se uno Stato si mettesse a stampare soldi "gratis" e gli altri Stati accettassero tale valuta come strumento di pagamento. Quello si che sarebbe sorprendente, e stupido per chi accettasse una tale moneta.

E’ a dir poco avvilente che in questi drammatici frangenti, nell’attesa che ineluttabilmente il sistema monetario collassi dopo aver distrutto lo stesso tessuto economico lungamente parassitato, l’intelligenza individuale non riesca a livello di massa ad emanciparsi dalla fumosa confusione che avvolge i paradossi fondativi della moneta che ci portiamo in tasca, neppure nei casi più semplici, basilari. Non per niente i banchieri e i loro amici economisti descrivono M0 come “base monetaria”.
A dire il vero è avvilente che persone come Conte, che non hanno capito nulla dell'argomento, azzardino addirittura a scrivere articoli su di esso e una massa di pecore li segua in questi scempi della ragione.


Secondo punto la costruzione e la gestione del credito, ovvero il grosso della moneta in circolazione, sotto forma di annotazioni contabili.
Il Presidente di Banca Popolare di Milano ha pubblicamente spiegato perché hanno sottoscritto un prestito di Stato in forma di Tremonti-bond, che le grandi banche rifiutarono, visto il tasso d’interesse elevato (circa 8%). Motivo semplicissimo, con quei soldi ottenuti dallo Stato la banca erogava mutui per 15 volte tanto alla propria clientela, in un momento di scarsità del credito ai “piccoli”, così il costo di quel denaro è come se fosse stato 8/15 di punti percentuali, praticamente mezzo punto, nulla in confronto agli interessi attivi praticati alla clientela.
Sarei curioso di leggere il testo integrale di questa intervista. Se Conti è stato in grado di dire tutte le falsità che ha detto sull'emissione del denaro, non vedo perché non dovrebbe distorcere anche il contenuto di tale conversazione.
Nessun banchiere può, fronte di un prestito ricevuto, prestare 15 volte tanto, anzi, al massimo, proprio per il meccanismo della riserva obbligatoria al 2%, ne potrà prestare massimo il 98%.
A meno di non fare dei falsi in bilancio.

Questa verità sbandierata pubblicamente su una TV in chiaro, è la conseguenza degli accordi vigenti di Basilea 2, che fissano la riserva frazionaria obbligatoria tra il 2% e il 12% del prestito erogato.
Ecco, appunto, riserva frazionaria al 2% vuol dire che se hai 100 di deposito ne puoi prestare 98. Non che se hai 2 ne puoi prestare 100, anche perché non ce li hai!

Tramite riflusso bancario ed altri tecnicismi, questo implica la possibilità di erogare prestiti per 50 o 8 volte la liquidità (di altri clienti) posseduta (custodita) in quel momento. E’ un fatto sconvolgente, prestare a usura (pardon, a interesse) denaro inventato dal nulla, creato a costo zero solo perché un cliente ne ha assoluto bisogno.
La banca non crea denaro nel senso letterale del termine, presta una parte dei depositi. M0 (la base monetaria) rimane invariata, mentre M1 (che include i depositi) in questo caso aumenta, e questo tecnicamente significa che è creato denaro, ma si tratta pur sempre di un prestito.
Se una banca ha 100 non può mai prestare più di 98.

E questa dell’esempio è indubbiamente una delle banche più oneste e virtuose del sistema. In un paio di decenni tutte le onestissime banche commerciali (onestissime in confronto alle banche d’affari) si fanno gratis un capitale pari a tutti i loro mutui in essere, solo con gli interessi. Si capisce bene che se poi falliscono per inadempienza, detta volgarmente bancarotta, chissenefrega! Il malloppo è già al sicuro da un pezzo, nei paradisi della finanza globale. Rotta una banca privata se ne fa un’altra, e i cocci sono dello Stato.
Le banche fallite di recente non sono certo fallite per la riserva frazionaria, ma per l'uso spericolato di finanza creativa, e per aver concesso dei mutui senza opportune garanzie. Ossia perché hanno fatto un cattivo credito, e speculato con i soldi dei clienti.
Ma tutto questo col signoraggio non c'entra un benemerito.

domenica 11 aprile 2010

Debito pubblico italiano: nomi, numeri e date da sapere

Pubblico una nota tratta da un ottimo video di Weierstrass, diviso in due parti:
Debito pubblico italiano: nomi, numeri e date da sapere (1)
e
Debito pubblico italiano: nomi, numeri e date da sapere (2)


Spesa e debito pubblico italiano: un po' di informazione


Cos'è il debito pubblico italiano?

E' l'insieme dei debiti contratti dallo Stato italiano nei confronti di tutte le persone e delle imprese che gli hanno prestato del denaro (di solito comprando titoli di stato.

Ma perché lo Stato si indebita?

Perché ogni anno spende più soldi di quanti ne incassa attraverso le entrate tributarie.
Diamo un'occhiata ad una sintesi delle entrate/spese dello stato (pagina 148)



Anno 2005
Entrate statali: 44.2% del PIL (prodotto interno lordo), circa 630 miliardi di euro
Spesa pubblica: 48.5% del PIL, circa 690 miliardi di euro


Anno 2006
Entrate statali: 45.8% del PIL, circa 680 miliardi di euro
Spesa pubblica: 49.2% del PIL, circa 730 miliardi di euro


Anno 2007
Entrate statali: 46.9% del PIL, circa 725 miliardi di euro
Spesa pubblica: 48.4% del PIL, circa 750 miliardi di euro


Anno 2008
Entrate statali: 46.6% del PIL, circa 740miliardi di euro
Spesa pubblica: 49.3% del PIL, circa 780 miliardi di euro

E' evidente che, spendendo ogni anno più denaro di quanto se ne ha a disposizione, c'è un progressivo indebitamento. Ma come vengono spesi tutti questi soldi?
Nel 2007 la spesa complessiva per le regioni, considerando tutti gli enti implicati (Stato, enti previdenziali, comunitari etc.) è stata pari circa a 750 miliardi di euro

Leggiamo la Spesa statale regionalizzata nel 2007, totale e pro-capite (pag. 9 e 11 del documento omonimo della Ragioneria generale dello Stato)


Spesa complessiva (Bilancio Stato, Enti, Fondi) Anno 2007


Vediamo la spesa per abitante di ogni regione.


Le regioni con minor spesa pro-capite sono state il Veneto (7193 euro per abitante), la Campania (7525 euro), la Puglia(7756 euro) e la Lombardia(7840 euro)
Le regioni con maggior spesa pro-capite sono state la Valle d'Aosta (17557 euro), il Trentino Alto Adige (13521 euro), il Friuli Venezia Giulia (11603 euro) e il Lazio (10304 euro).
La media della spesa pubblica regionalizzata per abitante è quindi 8524 euro.
C'è inoltre una componente della spesa pubblica (2076 euro per abitante) che non è "regionalizzabile" ovvero differenziabile tra le varie regioni. La media totale è quindi 10600 euro per abitante.
Nell'analizzare questi dati bisogna tener presente che il costo della vita nelle regioni meridionali è inferiori di circa il 16.5% (stima del 2009 [1]) rispetto a quelle del centro-nord.
Quindi la spesa pro-capite dovrebbe essere inferiore, o perlomeno pari, a quella di Veneto e Lombardia (le regioni meno onerose, nel centro-nord per l'erario pubblico).


In ogni caso non si spiegano i 10364 euro di differenza (ossia il 144% in più) tra un valdostano (17557 euro) ed un veneto(7193 euro), perché il costo della vita dovrebbe essere all'incirca uguale per entrambi.
Nulla ci garantisce che non ci siano sprechi di denaro pubblico anche in Veneto, ma sicuramente ci sono delle regioni che spendono molto di più di quest'ultimo (tra cui anche Liguria, Molise e Sardegna).
Se consideriamo solo la spesa gestita dallo Stato, escludendo la spesa degli enti previdenziali e dei fondi comunitari (che SPERIAMO siano meno esposti sprechi e corruzione), notiamo che le regioni con più spesa pro-capite sono Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Molise, Sardegna, Lazio e Sicilia: tutte queste spendono ALMENO il 55% in più del Veneto.
Guarda caso, fatta eccezione per Molise e Lazio, queste regioni sono quelle a statuto speciale. Ovvero: hanno una maggiore autonomia amministrativa.
Siccome ogni regione non è tenuta a spendere in base alle proprie entrate fiscali, e siccome le regioni a statuto speciale decidono da se come spendere i soldi pubblici, ecco che ne spendono più delle regioni ordinarie.

Ma non sono solo quest'ultime a spendere troppo: anche in Campania e Calabria (per esempio) si spende circa il 33% in più del Veneto.

Dove vanno a finire tutti questi soldi?

Sarà un caso che il Corruption Perception Index classifichi l'Italia al 63mo posto, al pari dell'Arabia Saudita e sotto a Turchia, Cuba e Namibia?
Per inciso, gli USA sono al 19mo posto.

Se ogni regione avesse speso, pro-capite, quanto in Veneto, si sarebbero spesi 180 miliardi anziché 235. Si sarebbero risparmiati 55 miliardi di Euro.
Non ci sarebbe stato il deficit di 25 miliardi, che invece c'è stato, e si sarebbero potuti utilizzare i 30 miliardi rimanenti per diminuire il debito pubblico o le tasse.
E' evidente che è la politica la causa del debito pubblico. I politici sprecano denaro pubblico. L'elevato debito pubblico oggi esistente è il frutto dei deficit statali del passato.

Prima della crisi economica, il rapporto debito pubblico / PIL ammontava al 103.5% (dati 2007).
poiché il PIL cresce ogni anno, il deficit statale spesso non si traduce in un aumento percentuale del debito.
Anzi: se il PIL cresce più del debito, allora diminuisce il rapporto debito/PIL. Questo significa che in passato il governo non solo si è indebitato, ma ha speso più di quanto cresceva l'economia del paese.

Chi è stato dunque ad indebitare il paese?


Osserviamo l'andamento della spesa pubblica negli anni dal 1960 al 1995

Si è passati dal 26.2% del PIL nel 1960 al 52.9% nel 1993. Nel 2007, la spesa pubblica ammontava al 48.4% del PIL.

Mentre aumentava la spesa, non aumentavano di pari grado le entrate fiscali: nel 1988 le entrate si attestavano al 40.2% del PIL contro una spesa pari al 50.9%.
Tutto ciò è ben spiegabile: i governi che si sono susseguiti dagli anni 70 in poi hanno aumentato la "spesa sociale" in maniera vertiginosa al fine di riscuotere maggiore consenso elettorale.
Sempre allo stesso fine, si sono ben guardati dal tassare i cittadini proporzionalmente alla spesa statale: se l'avessero fatto, la gente si sarebbe resa conto del costo di tali politiche "assistenzialiste".

Vediamo un po' di dati relative alle entrate e alle spese tra il 1988 e il 1997. Notiamo che il deficit di fine anni 80 era al 10% del PIL, mentre a fine anni 90 era meno del 3%.

Deficit negli anni dal 1988 al 1997 (pag. 157 del bilancio della Banca d' Italia 1997):


Vediamo ora l'andamento del debito italiano, in rapporto al PIL, negli anni dall'unità d'Italia in poi.

Debito italiano in rapporto al PIL dall' unità agli anni 2000
(pag. 20 del documento "Il debito pubblico italiano dallUnità a oggi. Una ricostruzione della serie storica" della Banca d' Italia):


Si nota che dalla metà degli anni 60 ai primi anni 90 il rapporto debito/PIL aumenta pressoché continuamente. Il debito è passato dal 30% al 120% del PIL. L'aumento del debito rispetto al PIL ha un'immediata conseguenza: l'aumento della spesa per interessi.
Ogni titolo di debito che lo Stato cede ai cittadini in cambio di denaro comporta l'impegno dello Stato a restituire nel futuro quella stessa somma di denaro con, in aggiunta, degli interessi.
E' infatti normale che, qualora in cittadino si privi della possibilità di investire i propri soldi e li dia invece allo Stato, egli voglia ottenerne un qualche guadagno. Gli interessi, per l'appunto.
Se inoltre lo Stato ha bisogno di molti soldi, e quindi di "vendere" molti più titoli di debito, allora aumenta il tasso di interesse che è disposto a pagare, così da invogliarne l'"acquisto".

Legge della domanda e dell'offerta

In sostanza, lo Stato italiano si è indebitato troppo, e nel farlo ha causato un aumento vertiginoso della spesa per interessi. Cosa che, assieme al mancato taglio delle altre spese, ha prodotto ulteriore indebitamento.
Il rapporto massimo tra debito pubblico e PIL è stato raggiunto nel 1994: 124.3%

Chi era al governo negli anni del boom del debito?

A.Moro, G.Leone, M.Rumor, E.Colombo, G.Andreotti, F.Cossiga, A.Forlani, G.Spadolini, A.Fanfani, B.Craxi, G.Goria, C.De Mita, G.Amato e C.A. Ciampi.
Tutti governi della Democrazia Cristiana o dei suoi alleati, spesso con l'appoggio di PSDI, PLI, PRI e PSI.
Da notare che, durante i due governi Craxi, il debito pubblico è passato (circa) dal 70%(1983) al 90% (1987) del PIL.
Da notare che, dal '91 al '94 il debito è passato (circa) dal 100% al 120% del PIL "grazie" ad Andreotti, Amato e Ciampi.
Sarebbe però "scorretto" attribuire la colpa solo a questi ultimi. Durante gli anni 70 i governi italiani alimentavano l'inflazione, dettando la politica monetaria alla banca centrale.
Quest'ultima era obbligata a comprare i titoli di debito pubblico che lo Stato no riusciva a vendere ai privati, e lo poteva fare solo stampando nuova moneta.
Aumentando notevolmente la quantità di moneta in circolazione, ne diminuiva il valore.
Equazione quantitativa degli scambi.

Si raggiunse così un tasso di inflazione annua del 25% circa. Se un oggetto costava 100£, l'anno dopo ne costava 125. Ma, aumentando i prezzi (in lire), aumentavano anche il PIL e le entrate fiscali (in lire). Aumentando il PIL, diminuiva il rapporto debito/PIL. Quindi il governo poteva spendere senza preoccuparsi del debito. Nel frattempo, i risparmi e gli stipendi dei cittadini venivano erosi dall'inflazione.
Non erano quindi meno ladri i governi precedenti a Craxi, ma solo più furbi. L'inflazione permetteva al governo di indebitarsi a spese dei cittadini e senza che questi sapessero di chi fosse la colpa.


Vediamo la serie storica dell'inflazione italiana dal 1970 al 1990. Notiamo che nei '70 c'è un notevole incremento, mentre dal 1981 (a poco più di metà del grafico) inizia a calare costantemente.


Serie storica dell' inflazione italiana dal '70 al '90
(elaborazione WWW.RIVALUTA.IT su dati ISTAT):


Nel 1981 infatti, la Banca d'Italia è stata esonerata dall'obbligo di comprare i Titoli di Stato invenduti. Ciò ha portato ad una notevole diminuzione dell'inflazione con beneficio dei cittadini.
Non è un caso se l'Unione Europea vieta alle banche centrali di comprare titoli di Stato all'emissione. E' consentito farlo solo dopo che un privato (cittadino o azienda) li abbia già comprati.
Ma lo Stato italiano, non volendo tagliare gli sprechi e diminuire la spesa pubblica, continuò ad emettere titoli di debito ad alto interesse, indebitandosi sempre di più (poiché l'inflazione diminuiva).

Proprio come hanno fatto Craxi e Andreotti

L'ereditò che hanno lasciato questi politici pesa ancora oggi su di noi, nonostante i governi precedenti alla crisi di fine 2007 abbiano aumentato (molto) le tasse e diminuito (di poco) la spesa pubblica.
Come abbiamo visto però, ci sono notevoli incongruenze nella spesa pubblica odierna.
Pur avendo ridotto il debito dal 124.3% (1994) al 103.8% (2004) del PIL, ogni governo continua ad avere deficit di bilancio. La spesa per interessi continua ad essere circa il 10% della spesa pubblica.

Inoltre, l'attuale crisi economica ha portato ad una diminuzione del PIL e ad un incremento della spesa pubblica per sostenere disoccupati e imprese in difficoltà. Il debito è così tornato al 116% del PIL.

Ognuno tragga le sue conclusioni



[1]
Costo della vita al sud rispetto al centro-nord (pag. 13 del documento "Le differenze nel livello dei prezzi al consumo tra Nord e Sud" della Banca d' Italia)
http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/quest_ecofin_2/QF_49/QEF_49.pdf

sabato 3 aprile 2010

Signoraggio: video educativi

Riporto alcuni video esplicativi sul signoraggio e argomenti correlati, fatti da persone competenti. In particolare Weierstrass88 mi ha autorizzato a trarre delle note da questi video, cosa che intendo fare appena possibile.

Tutti i motivi per cui il cosiddetto signoraggio è una bufala
http://www.youtube.com/watch?v=ZCW0APlsWvU&playnext_from=TL&videos=pZPx3paI5A0


Altra bufala del cosiddetto "signoraggio bancario": la riserva frazionaria

http://www.youtube.com/watch?v=gvN4L7trdUU&playnext_from=TL&videos=czgngwSo5mM



Altra bufala del cosiddetto "signoraggio bancario": gli interessi "inesistenti"

http://www.youtube.com/watch?v=S25mC3m3hsc&playnext_from=TL&videos=l861cb8BrMw


Debito pubblico italiano: nomi, numeri e date da sapere (prima parte).

http://www.youtube.com/watch?v=eHroJym_PDQ&playnext_from=TL&videos=AzZPBNUxwIY


Debito pubblico italiano: nomi, numeri e date da sapere (seconda parte).

http://www.youtube.com/watch?v=f0N8aAaQJRU&playnext_from=TL&videos=B263GPPHWlQ


Debito pubblico e signoraggio bancario per paradossi