Una nota inviatami in anteprima da Fotogian
Oggi le monete non sono più convertibili in oro mentre un tempo lo erano, o almeno era convertibile la base monetaria. Cosa è cambiato nel frattempo?
Immaginate di andare a fare un viaggio in Giappone. Al ritorno avete in tasca alcune banconote. Andate in banca, le versate sul vostro conto corrente e dopo qualche minuto sul vostro conto sarà accreditato l'equivalente in euro.
In ogni filiale bancaria si trova un foglio, stampato giornalmente, con i nomi delle monete acquistate e vendute e il prezzo a cui la banca compra e vende le diverse monete. Se la banca compra i vostri yen, potrà poco dopo venderli in mercati valutari che ogni giorno scambiano enormi quantità di dollari, euro, yen, franchi svizzeri, ecc. e fissano il prezzo incrociando le innumerevoli domande e offerte di valuta.
Un tempo tutto questo non esisteva. I mercanti che, come Marco Polo, partivano per terre lontane per acquistare beni da rivendere in patria dovevano pagare con beni accettati dai loro fornitori. Un commerciante cinese poteva forse essere interessato a un tessuto europeo? Se la risposta fosse stata sì, il mercante si sarebbe procurato un tessuto da scambiare con altri beni.
Più spesso ciò non accadeva. Il mercante europeo non aveva certezze sulle richieste dei fornitori. Sapeva però che alcuni beni, come l'oro e l'argento, erano accettati ovunque e li usava come merce di scambio, ovvero come moneta.
Fino a quando è stato in vigore il sistema di Bretton Woods prevalevano i cambi fissi. Ogni giorno una divisione della Banca d'Italia, l'Ufficio Italiano Cambi (UIC) riceveva i marchi che le banche compravano dai loro clienti e, dato un certo tasso di cambio fisso, chiedeva alla banca centrale tedesca l'equivalente in lire.
Lo stesso faceva la banca centrale tedesca con le lire ricevute dalle banche tedesche. Se la richiesta di marchi da parte della Germania superava l'offerta di marchi da parte italiana, la banca centrale italiana doveva pagare la differenza in oro o farsi prestare marchi o altre valute accettate dai tedeschi, usando l'oro come garanzia.
Come accadeva secoli prima con i mercanti che partivano per terre lontane, l'oro, l'argento e altri beni erano accettati ovunque e per questo si usavano come garanzia di prestiti o per pagare i debiti di una banca centrale verso un'altra o il debito di uno stato sconfitto in guerra verso i vincitori,
Per questa ragione le monete erano convertibili in oro e le leggi stabilivano un rapporto fisso tra la quantità di moneta in circolazione e le riserve in oro. Se si fosse creata troppa moneta rispetto alle riserve, queste avrebbero potuto risultare insufficienti a garantire i prestiti o il pagamento a favore di un'altra banca centrale.
Poi il mondo è cambiato. All'oro e all'argento si sono aggiunti nuovi beni accettati ovunque come il petrolio e i relativi diritti.
Quindi gli accordi di Bretton Woods sono saltati e i tassi fissi sono stati sostituiti dai tassi di cambio variabili: la domanda e l'offerta delle monete determinano il tasso di cambio. Non ci sono più debiti di una banca centrale verso un'altra dovuta a squilibri, al tasso di cambio, tra domanda e offerta e quindi la convertibilità di una moneta in oro non ha più ragione d'essere.
giovedì 2 settembre 2010
domenica 1 agosto 2010
Capitale sociale di bankitalia e riserve
Mi è stato chiesto, in questi giorni, del motivo per cui dei privati debbano godere dei frutti delle riserve di bankitalia.
Infatti, come abbiamo già visto in precedenza, ai partecipanti di bankitalia sono distribuiti, ogni anno, massimo 15600 euro più lo 0,5 % delle riserve.
Quest'ultima voce è attribuita dall'art.40 dello Statuto di bankitalia:
ART. 40
Le riserve sono impiegate nei modi e nelle forme stabilite dal Consiglio superiore. I frutti relativi agli investimenti delle riserve sono destinati in aumento delle medesime.
Dai frutti annualmente percepiti sugli investimenti delle riserve, può essere, su proposta del Consiglio superiore e con l’approvazione dell’assemblea ordinaria, prelevata e distribuita ai partecipanti, in aggiunta a quanto previsto dall’art. 39, una somma non superiore al 4% dell’importo delle riserve medesime, quali risultano dal bilancio dell’esercizio precedente.
In realtà ogni anno è distribuito lo 0.5%, come si può evincere da un qualsiasi bilancio.
Ma perché ai partecipanti deve andare questa quota?
La prima spiegaziona logica è che abbiano versato loro inizialmente il capitale iniziale.
Da un documento del 1865 (art.21) si evince che i partecipanti hanno versato in tale data (70 milioni di lire subito e 30 milioni successivi) 100 milioni di lire, con 100 mila azioni da mille lire l'una.
Non è difficile immaginare che per l'epoca 100 milioni fossero una cifra considerevole.
Attualmente il capitale sociale di Bankitalia è di 156 mila euro in quote da 0.52 euro l'una (l'equivalente delle 1000 lire originali).
Quindi oggi le azioni sono 156000 / 0.52 = 300 mila. Evidentemente nel tempo sono state emesse nuove azioni.
Sarebbe interessante capire il valore attuale dei 100 milioni di lire del 1865 e come si rapporta al valore delle riserve di bankitalia. Queste, orientativamente, visto che lo 0.5% delle stesse è pari a 58 milioni di euro, dovrebbero ammontare a circa 58 milioni*200 = 11,6 miliardi di euro, ossia circa 22 mila miliardi di lire.
Creo questo articolo per chiedere a voi lettori ulteriori notizie o qualsivoglia informazioni sull'argomento, e lo modificherò man mano ne perverranno.
Aggiornamento 4/8/2010
Da un documento dell'Istat si evince che 100 milioni del 1865 equivarrebbero nel 2006 a circa 811 miliardi di lire, ovvero a circa 419 milioni di euro.
Dato che in realtà al giorno d'oggi per le quote non sono più 100 mila ma 300 mila, possiamo approssimare moltiplicando per 3 questo valore, arrivando a circa 1 miliardo e 200 mila euro.
Stando così le cose, i "frutti" accumulati sulle riserve avrebbero fatto si che queste riserve si siano decuplicate. Questo ovviamente in base alla gestione che ne è stata fatta.
Sarebbe interessante capire se OGGI c'è qualche articolo che stabilisce quanto delle riserve appartiene ai partecipanti privati.
Rimango in attesa di notizie..
sabato 31 luglio 2010
Moneta e debito
Piccola storia di una tesi interessante.. (ma non per questo vera)
In questi giorni ho pubblicato una nota che confuta il fatto che una banca centrale inneschi una spirale debitoria emettendo moneta, sotto ben precise condizioni.C'è stato un commento che mi ha colpito, di Moris:
Quello che dici diventa ovvio se introduciamo un concetto importante.Debito e moneta sono la stessa cosa
DEBITO e MONETA sono la STESSA COSA.
Gli stati creano debito pubblico, le BC trasformano parte di questo in moneta.
E' una affermazione molto forte che mi ha d'impatto affascinato. Anche se Moris, a dire il vero, non gode della mia considerazione dal punto di vista della conoscenza sull'argomento. Però è mia abitudine considerare le frasi per il loro contenuto, e non in base a chi le pronuncia.
Inizialmente ho fatto alcune considerazioni personali in favore di questa tesi:
1) La moneta è sempre emessa comprando debiti, sia quella delle banche centrali, che quella (scritturale) emessa dalle banche private
2) La moneta emessa dalla BCE è "debito" della BCE, anche se è un debito inesigibile. Questo è necessario affinché il suo portatore la possa considerare un credito.
3) Alcuni debiti, come i titoli di Stato a scadenza inferiore ai 2 anni, fanno parte dell'aggregato monetario M3. Quindi sono moneta in senso lato (denaro).
Dalla 3) ho pensato di poter dedurre, con un po' di apertura mentale, che qualsiasi debito il cui emittente goda di ottima fiducia nell'intera società, possa essere considerato moneta.
A questo punto la frase di Moris mi sembrava avere un fondamento, al punto che ho aperto nella pagina di facebook un post per avere le opinioni dei lettori.
Vinti i primi, prevedibili, scetticismi a causa dell'autore di quella frase (Moris), e inquadrata la frase stessa in un'ottica non complottista (altrimenti non l'avrei neanche proposta), mi è stato fatto notare (Massimiliano) che è più giusto dire che la moneta è credito, in quanto per chi la porta è credito non debito.
Tuttavia non mi è sembrato il caso di fossilizzarsi sulla dicotomia debito o credito, perché sono due facce della stessa medaglia. Non c'è credito senza debito e viceversa, quindi dire che la moneta è debito o è credito è equivalente, cambia solo il punto di vista.
Sono emerse alcune conseguenze della tesi (se fosse stata vera):
1) il debito è moneta (e magari questo avrebbe potuto far storcere il naso a qualcuno)
2) ognuno di noi indebitandosi (in qualsivoglia maniera) crea moneta, almeno potenzialmente
3) la moneta l'ha inventata l'uomo, il debito invece è qualcosa che esiste per natura a prescindere dall'esistenza della moneta (nel significato "ristretto" del termine); quindi questa frase assimila la moneta a qualcosa che esiste per natura, e che non è un "artificio" umano.
4) ampliando ancora il ragionamento si avrebbe: Ogni promessa è debito. Il debito e la moneta sono la stessa cosa. Quindi ogni promessa è moneta.
L'argomento si faceva via via interessante, e in particolare, cercavo qualche base scientifica o logica di spessore maggiore per poter affermare l'equivalenza debito=moneta, non foss'altro per quanto appassionanti apparivano le sue conseguenze.
Tuttavia ogni matematico sa che un teorema non è vero solo perchè sarebbe bello o interessante se fosse vero.
Cercavo voci fuori dal coro che smentissero la mia tesi. Senza una opposizione valida, da eventualmente smontare, la mia tesi mi appariva comunque debole.
Chi cerca solo opinioni concordi per provare le proprie tesi, sottovalutando quelle di segno opposto, di solito mente sapendo di mentire, o semplicemente va a finire che si sbaglia.
A questo punto ho avuto un scambio di vedute con MMST. MMST è uno che dice pane al pane e vino al vino e se c'è da affermare che una frase è una cazzata lo fa senza mezzi termini. Non lo fa solo con i signoraggisti. A me non crea problemi perché per me contano i fatti non i toni, a meno che non si inizia a insultare e fare attacchi personali. Ma MMST di solito non ne fa.
Io sostenevo che:
Moneta e debito parte di una stessa famiglia, differiscono per sfumature, come la frazionabilità e l'affidabilità, ossia la certezza che tutti l'accetteranno. Questo è il senso della frase "moneta e debito sono la stessa cosa".
Se tu l'accetti, viene poi scontato affermare che: non può essere ammesso l'emettere moneta senza debito, ossia "gratis" come vorrebbero i signoraggisti.
Il fatto è che il valore alla moneta lo può dare:
o il suo valore fisico, ossia usata come merce (es. moneta d'oro)
o un valore simbolico che gli proviene dal rappresentare un credito, ossia il valore nominale, che è quello che gli conferisce la BCE per aver immesso quel valore al posto di un debito di pari entità
Questo è il punto dove voglio arrivare. Non esiste un'altra possibilità di dare valore alla moneta.
Mentre MMST mi ha fatto notare che:
La moneta serve come potere liberatorio di un debito. Sono due cose diverse.
Non è una sfumatura la liquidità. E' il perno sul quale si basa la finanza.
Il potere liberatorio che la moneta ha sul debito mi ha subito messo in guardia. Se moneta e debito fossero la stessa cosa, a prescindere dall'apertura mentale con cui si possono considerare frazionabilità, affidabilità più o meno come sfumature, era veramente difficile accettare che la moneta avesse potere liberatorio sul debito. C'era una palese contraddizione che gettava la mia tesi nel buio inferno delle falsità.
Però a questo punto, incassato il colpo, rimaneva da capire dove avessimo sbagliato i ragionamenti precedenti con gli amici di facebook, o cosa ci fosse sfuggito.
Continuando a discutere con loro, Daniele ha postato un commento per me illuminante:
La moneta ha potere liberatorio sul debito quindi è credito del portatore. In effetti, uno scambio può considerarsi concluso definitivamente quando si paga.
Noi eravamo partiti ipotizzando che una persona di fiducia per tutta la comunità contragga un debito e utilizzi una sorta di "pagherò" cartaceo per saldare quel debito.
Quindi,questo diventa credito del portatore utilizzabile in qualsiasi scambio per pagare l'oggetto della compravendita.Cioè,la persona iniziale sta emettendo una forma di denaro utilizzabile dalla comunità per saldare qualsiasi debito contratto in uno scambio. Ma è realmente un debito per lui? Fino a quando quel "pagherò" continuerà ad essere accettato dalla società, no. E' come se avesse saldato il suo debito. E tutto questo senza escludere la possibilità che possa ritornargli indietro, visto che potrà riutilizzarlo.
Il nodo cruciale che emergeva dalle parole di Daniele, e che differenzia moneta e debito in modo inequivocabile è infatti la SCADENZA.
Se un debito fosse usato come moneta, e continuasse a circolare perché tutti lo accettano e si fidano della sua solvibilità, alla fine rischierebbe di non essere mai incassato, apportando un ingiusto e illecito profitto a chi lo ha emesso!
Sembrava quindi che:
Quindi il debito è moneta, si, ma con una scadenza, raggiunta la quale deve essere convertito in "moneta" in senso stretto del termine.
Ulteriore conferma del pericolo che vi fosse che un debito senza scadenza divenisse moneta l'ha data Giuseppe:
Bè, un debito che nella testa degli operatori è solvibile al 99,9%, rischia di diventare moneta. Non per niente c'è il divieto di "girata" negli assegni circolari, perchè appunto la gente potrebbe utilizzare l'assegno circolare per effettuare pagamenti, sapendo che la banca che lo emette sarà solvibile.Ossia anche in quel caso ci sarebbe stato il concreto rischio di un illecito guadagno da parte dell'emittente se chi avesse ricevuto il titolo (l'assegno circolare) invece di incassarlo avesse continuato a farlo girare perennemente.
A questo punto il quadro mi è apparso più chiaro, come anche le funzioni della banca centrale.
Se da un lato vogliamo che la moneta, come è giusto che sia, possa essere accumulata, per consentirci di crearci delle riserve di denaro, dall'altro è anche vero che la moneta, di ogni genere, è emessa sempre comprando o creando (nel caso di moneta scritturale) dei debiti, che in effetti danno il "valore" a quella moneta, ma al contempo scadono.
Proprio la scadenza d'altronde fa si che chi ha emesso quei debiti non tragga un illecito profitto dal proprio debito. Alla scadenza i debiti vanno pagati con moneta.
Per garantirci la possibilità di accumulare moneta (che tra l'altro è anche uno degli scopi principali e che fanno parte della definizione di moneta), è necessario che, man mano che i titoli di debito retrostanti la moneta scadono, ne vengano acquistati dei nuovi.
Se non ci fosse la BCE ad effettuare continuamente questo lavoro di "rigenerazione" della moneta, non sarebbe possibile accumularne il valore.
Ad esempio, in un mondo senza moneta, sarebbe comunque possibile fare scambi con pagamenti dilazionati nel tempo in cambio di altre merci o promesse di servizi, ma alla scadenza, saremmo costretti ad incassare quella merce o servizio ed eventualmente cercare qualcuno a cui rifilarla nel caso a noi non servisse. I debiti potrebbero tranquillamente continuare ad esistere.
Il concetto di debito è molto più primitivo e remoto rispetto al concetto di moneta.
La moneta è solo un mezzo per agevolare gli scambi, ma gli scambi banalmente possono prevedere un pagamento dilazionato nel tempo o rateizzato da una delle due parti, ossia un debito.
Ecco che il senso di una banca centrale diventa chiaro: convertire quei debiti, ovviamente solo i più affidabili, come possono esserlo i titoli di Stato o le obbligazioni di solidi istituti privati, temporaneamente in moneta, sino al momento della loro scadenza (o anche prima ovviamente).
In questo modo, nessuno trae un illecito profitto dall'emissione della moneta, e nessuno può emettere debiti senza poi saldarli (che era il rischio principale qualora un debito fosse stato usato come moneta e quindi mai realmente incassato).
All'improvviso, il sistema di emissione della moneta in cambio di debiti appare come la soluzione più naturale e semplice quando si voglia rispettare la semplice condizione che abbiamo considerato:
nessuno deve potersi arricchire ingiustamente creando un debito senza mai saldarlo
che è del tutto equivalente a dire:
nessuno deve poter emettere moneta "gratis"
Se si concorda che ogni debito va pagato, senz'altro si dovrà concordare anche che nessuno deve poter emettere moneta appropriandosi del suo valore e facendo di tale valore un proprio profitto.
La banca centrale si comporta esattamente secondo questi canoni visto che non considera proprio utile i titoli di debito che acquista in contropartita, ma solo gli interessi sui titoli stessi, interessi che sono poi interamente redistribuiti alla comunità.
Queste sono le conclusioni a cui sono pervenuto e spero servano anche a voi come chiarimento o spunto per ulteriori riflessioni.
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