martedì 4 maggio 2010

La CONSOB ammonisce le prime cinque banche italiane

A quanto pare, in un caso più unico che raro, la Consob si è decisa a fare gli interessi dei consumatori mettendo "in riga" le principali banche.
E' di oggi la notizia che la Consob ha convocato UniCredit Banca, Intesa Sanpaolo, Mps, Banca Popolare di Verona e Bnl, per chiedere loro di convocare i consigli di amministrazione al fine di rivedere le procedure di vendita dei servizi finanziari.
I cinque istituti, sommati assieme, rappresentano oltre la metà del mercato.
Dalle indagini svolte dalla Consob infatti è risultato che le esigenze dei budget aziendali hanno prevalso sugli interessi dei clienti.
Le politiche di marketing delle cinque banche per l'offerta di servizi ai clienti e le politiche di incentivazione del personale «sono risultate in larga parte imperniate su logiche di prodotto (quantitativi di prodotti da vendere, di norma di raccolta propria o del gruppo) anziché di servizio reso nell'interesse della clientela».


Il parere della commissione è che tale apparato «non è idoneo a contenere i potenziali conflitti d'interesse tra banca e cliente» poiché il personale «può essere indotto a collocare i prodotti, spesso quelli sviluppati dalla casa, secondo criteri a budget, indipendentemente dall'adeguatezza degli investimenti per la clientela».

Tutto questo in violazione della direttiva Mifid sui servizi d'investimento che impone agli intermediari di «servire al meglio gli interessi dei clienti».

Tuttavia, invece di avviare un iter sanzionatorio,la Consob (così come aveva già fatto nei confronti di Banca Network, Banca Popolare di Milano e di Banca Generali ) ha preferito utilizzare gli strumenti di vigilanza preventiva previsti da Testo unico della Finanza che gli consentono di convocare gli organi amministrativi delle società per modifica pratiche considerate pregiudizievoli per gli investitori.

E' comunque importante che la Consob abbia indicato questa volta i nomi degli istituti oggetto dell'iniziativa. In precedenza la Consob aveva preferito invece secretare l'identità delle società oggetto delle sue reprimende (peraltro successivamente "scoperte" dalla stampa) per evitare una sorta di sanzione reputazionale.

Ma qual'è il confine tra normale incontro tra domanda ed offerta di prodotti finanziari e il conflitto di interessi tra venditore e cliente?
E' proprio questa la particolarità dell'iniziativa, in quanto la Consob sottolinea il fatto che i clienti rappresentano comunque il "soggetto debole" del contratto e che il principio della Mifid (di servirli al meglio) è «prioritario». La commissione ha appurato che, nel promuovere la vendita di tali prodotti, la verifica della "adeguatezza" «è risultata talvolta disattivata attraverso il ricorso ad una presunta "iniziativa del cliente" difficile da dimostrare specie in presenza di una campagna "direzionale"».

Accade quindi che l'intermediario che consiglia un prodotto ad un cliente – secondo quanto stabilisce la Mifid – deve dimostrare che questo fa al caso suo, è cioè "adeguato". Diverso è il caso in cui sia il cliente ad agire di propria iniziativa.

La Consob ha poi rilevato che in alcuni casi i prodotti collocati non erano risultati congruenti con la durata dell'investimento connesso alla tipologia del cliente.

La commissione di vigilanza ha ieri reso nota anche un'altra iniziativa "preventiva" rivolta alla Bnl e Banca Infrastrutture, Innovazione e sviluppo (gruppo Intesa Sanpaolo) per come le due banche stanno gestendo i derivati fuori mercato (otc, over the counter) collocati agli enti locali.

Secondo la comunicazione della stessa Consob sugli strumenti "illiquidi" (come sono i derivati otc) gli intermediari devono sottoporre a «sistematico scrutinio» le posizioni aperte e «proporre, nell'interesse dei clienti, anche eventuali interventi di ristrutturazione delle operazioni». Ciò che, evidentemente, non è sempre avvenuto.

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