sabato 19 giugno 2010

Italiani, incostituzionalmente debitori (?)

Leggo oggi un articolo sul signoraggio particolarmente curioso, che mi ha particolarmente colpito per la fantasia nell'inventare frottole e stravolgere la realtà. Ad esempio, si firma "cittadino sovrano" abbreviandolo con "Citt.Sovr.", la qual cosa è quanto meno singolare.





Ho più volte affermato che la Banca d'italia (diretta diramazione in Italia della BCE Banca Centrale Europea), nel mettere in circolazione le proprie banconote o denaro virtuale mediante operazioni di prestito al Tesoro dello Stato e di anticipazione al sistema bancario, le addebita al popolo.
In realtà la BCE per emettere banconote compra, come ho ampiamente documentato in una mia nota come solo il 40% della BCE è emesso comprando titoli di Stato (quindi non addebitandolo, ma comprando titoli esistenti). La rimanenza è emessa comprando obbligazioni di privati e altre attività, tra cui oro.
Ma se la BCE compra un titolo di Stato da un privato (di solito investitori istituzionali), possiamo affermare che lo addebita allo Stato? no di certo, visto che, anche se la BCE non lo comprasse, il titolo esisterebbe comunque, e lo Stato sarebbe debitore verso chi l'ha comprato della stessa somma.
Che poi faccia prestiti al Tesoro, è una palese menzogna, dato che è un'operazione vietata dal trattato di Maastricht.


Questo è il nocciolo del problema monetario, è necessario che sia reso comprensibile a tutti i Cittadini sopratutto quelli completamente all'oscuro di tale problema; ricorrerò quindi a un linguaggio più semplice possibile.
Bene, se era quello il nocciolo, allacciamo le cinture. Che il linguaggio sarà il più semplice possibile ci posso credere, visto che per dire falsità si possono usare termini molto semplici, mentre per descrivere la realtà purtroppo bisogna usare i termini giusti.


In modo schematico, accade che lo Stato per perseguire i propri fini istituzionali generali (difesa, istruzione, sanità, giustizia, ecc.) e particolari (opere pubbliche), ha bisogno di notevoli risorse economiche.
Per ottenere tali risorse ricorre alla vendita dei propri beni patrimoniali (privatizzazioni) o demaniali (sdemanializzazioni), oppure al prestito.
Mentre il ricorso alla vendita è soltanto occasionale, perchè conseguente a scelte politiche, il ricorso al prestito, invece, è una fonte di finanziamento costante e generalizzata.
Il "cittadino sovrano" si è dimenticato di un concetto forse troppo complesso, forse perché non avvezzo alla materia, le imposte .
Leggiamo l'art. 53 della Costituzione Italiana, che il "cittadino sovrano" forse ha dimenticato.

“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”

Come fa l'Italia quindi a pagare le spese pubbliche? Beh di certo quindi attraverso le imposte.
Ospedali, scuole, etc. sono servizi di cui tutti usufruiamo e che tutti paghiamo proporzionalmente ai nostri redditi e alle nostre risorse economiche, tutti tranne gli evasori ovviamente.
Quando lo Stato si indebita? molto semplice, quando spende più di quanto incassa. E a quel punto, dovrebbe:
1) diminuire le spese, magari tagliando gli sprechi, ma allora come farebbe ad assumere i figli dei senatori, dare appalti alle mogli dei parlamentari, sistemare a vita i generi e i parenti sino alla quarta generazione?
2) aumentare le tasse, ma allora il popolo si ribellerebbe perché vedrebbe intaccati i propri redditi immediati
Allora che fa il furbacchione, o meglio i furbacchioni che lo governano? emettono titoli di debito, scaricando sulle generazioni future il peso degli sprechi di cui si avvantaggiano le generazioni presenti. Insomma una bella vigliaccata.



Lo Stato si rivolge, in due direzioni, la prima verso i cittadini, ai quali vengono offerti titoli di credito statali fruttiferi (buoni del Tesoro, BOT, ecc.) in cambio di moneta; la seconda verso la Banca d'Italia, che per garantire allo Stato le necessarie risorse economiche, genera la moneta da emettere in circolazione.
La differenza tra i due tipi di prestito contratti dallo Stato non è tanto di natura quantitativa, nel senso del minor afflusso nelle casse dello Stato delle risorse finanziarie fornite dai Cittadini, dovuto alla loro disponibilità ad investire i propri risparmi in titoli di Stato, quanto di natura qualitativa, mentre la Banca d'Italia da in prestito allo Stato moneta creata dal nulla, quindi moneta priva di quel valore che solo la circolazione potrà conferirle, e della quale la Banca d'Italia si arroga la proprietà senza alcun fondamento giuridico.
I Cittadini in cambio dei titoli di Stato forniscono i loro risparmi, costituiti da moneta di cui sono proprietari perchè essendo stata accettata a titolo di pagamento, in essa vi è il sudore del lavoro compiuto dai Cittadini.

Lo Stato vende titoli di debito all'asta. Tutti possono comprarne, esclusa la BCE, per legge.
Il "cittadino sovrano" sta certamente copiando e incollando qualche testo di Auriti di quando non c'era ancora l'Euro, nel periodo (sino al 1981) in cui la Banca d'Italia era obbligata a comprare i titoli di Stato che rimanevano invenduti alle aste. Ne ho parlato estesamente in una nota sulle cause del debito pubblico in Italia.
A quei tempi l'inflazione galoppava a due cifre decimali.
La BCE invece, quando uno Stato emette dei titoli di Stato non emette alcuna forma di denaro.
E' uno dei vantaggi dell'avere una politica monetaria disgiunta dalla politica economica.


Mentre il prestito concesso dai Cittadini è il frutto della loro fiducia nello Stato e rappresenta per loro un rischio che potrebbe vanificare anni di lavoro, quello fornito dalla privata Banca d'Italia è soltanto segno della sudditanza dello Stato nei confronti della banca di emissione e del concreto esercizio di quella "sovranità monetaria" che lo Stato ha abdicato tramite i rappresentanti politici.
[ "i politici sono i servi dei banchieri" Ezra Pound ]
A parte il citare sciocchezze complottiste di poeti neonazisti, la banca d'Italia non è privata, sempre che il Citt.Sovr. riconosca una sentenza della Corte Suprema di Cassazione, o forse essendo lui "sovrano" ci vorrebbe una Corte Sovrana?
La sentenza, tra le varie cose, afferma:
La prima non è una società per azioni di diritto privato - come alcuni passaggi dell'impugnata sentenza sembrerebbero postulare bensì un istituto di diritto pubblico, secondo l'espressa indicazione dell'art. 20 del r.d. 12 marzo 1936, n. 375 (di recente ribadita anche dall'art. 19, comma 2, della legge 28 dicembre 2005, n. 262), fornito pertanto di autonoma personalità giuridica. La seconda del pari gode di autonoma personalità giuridica, come espressamente indicato dall'art. 107, comma 2, del Trattato CE; ed è perciò dotata di una propria capacità giuridica anche sul piano processuale (art. 9, par. 1, del Protocollo sul Sistema Europeo delle Banche Centrali).

Definirsi "cittadini sovrani" salvo poi non accettare le sentenze della Corte di Cassazione, che in Italia sono legge a tutti gli effetti, è molto singolare. Che "sovrano" voglia dire in realtà "anarchico"?

La conseguenza naturale e ineliminabile, per adesso, di questo ricorso al prestito da parte dello Stato è il suo indebitamento nei riguardi sia dei Cittadini sottoscrittori dei suoi titoli di credito, sia della Banca d'Italia che ha emesso la moneta cartacea e virtuale per il raggiungimento dei suoi scopi istituzionali.
Occorre però tralasciare ogni riferimento al primo dei suddetti due tipi di prestito, quello contratto dallo Stato con i propri Cittadini mediante l'emissione di titoli di credito fruttiferi.
In tale operazione infatti non entra direttamente in gioco o in discussione la sovranità dello Stato, poichè si tratta di operazioni di natura civilistica compiuta da parti che su piani diversi, agiscono ciascuna nell'ambito di una propria autonomia e sopratutto della propria opportunità e convenienza economica.
In realtà tutti i titoli di Stato sono comprati, all'atto dell'emissione, da privati, tra cui investitori istituzionali, piccoli risparmiatori, e banche commerciali.
Se dobbiamo tralasciare questo tipo di contratti, allora cosa rimane? Assolutamente nulla.
Infatti se un privato vende alla BCE il proprio titolo di Stato, regolarmente comprato all'asta, per caso arreca un danno allo Stato? no di certo.
Questo voler escludere i Titoli di Stato venduti ai privati dall'argomento di discussione sa più di convenienza congetturale, al fine di non perdere il consenso di chi legge, che di reale convinzione. Tra l'altro solo l'8% dei titoli di Stato sono in mano alla banca centrale, quindi anche dal punto di vista quantitativo, pur volendo discutere dei titoli che sono comprati dalla BCE solo in seguito all'emissione, sul mercato secondario non rimane un granché.



La natura del rapporto che viene ad instaurarsi tra lo Stato e i Cittadini sottoscrittori non può ritenersi indebolito dal fatto che il sistema bancario nazionale è obbligato a acquistare i titoli emessi dallo Stato richiesti dai cittadini sottoscrittori, per ritrasferirli ai cittadini sottoscrittori; (il passaggio dei titoli nel sistema bancario è logisticamente obbligatorio) il rapporto nella sua essenza di carattere esclusivamente economico non muta per il fatto che tra lo Stato e i Cittadini vi è l'intromissione come mediatore il sistema bancario, vale a dire la singola banca alla quale si rivolge il Cittadino desideroso di investire i propri sudati risparmi nei titoli di Stato.
Il rapporto di credito-debito è sempre tra lo Stato e i "Cittadini finanziatori", qualunque banca può investire sottoscrivendo i titoli se nel suo interesse e cederli ai Cittadini se lo ritiene opportuno.
Un panegirico per ribadire che i cittadini che comprano titoli di Stato non sono dei farabutti.
Beh meno male, almeno questo!


Il ricorso dello Stato a questa forma di finanziamento è anch'esso la conseguenza dell'attuale sistema monetario, che potrebbe essere evitato qualora lo Stato, riappropriandosi della sovranità monetaria, emettesse la propria moneta (Bigletti di Stato a corso legale) da accreditarsi e non da addebitarsi ai Cittadini, cioè al Popolo.
Tutti i problemi sociali sparirebbero e sarebbe definitivamente superata quella lotta di classe o di categorie corporative che ancora oggi contribuiscono alla conflittualità permanente.
Ecco la stoccata finale, in sostanza, si, va bene comprare titoli di Stato, ma lo Stato non dovrebbe neanche emetterli perché dovrebbe  emettere denaro invece di chiedere prestiti ai cittadini. In questo modo "tutti i problemi sociali sparirebbero".
Certo che se bastasse stampare delle banconote per far sparire i problemi, sarebbe stupendo.
Ho pubblicato una nota in merito, in cui si evidenzia come l'emissione di denaro non risolve alcun problema.
Se ciò accadesse infatti, perché i governi non dovrebbero autorizzare stampe massicce di denaro da inviare un tot a cittadino, magari prima delle elezioni?
E perché i paesi del terzo mondo non risolvono i propri problemi allo stesso modo?
Ci sarebbe da chiederlo a questo geniale "cittadino sovrano".


Infatti, come sostengo da anni, con la riappropriazione della "Sovranità Popolare" lo Stato non solo riacquisterebbe per volontà del Popolo il potere di emettere moneta "Sovranità Monetaria" (come fa attualmente con le monete metalliche e ha fatto fino alla fine degli anni 70 con i Biglietti di Stato a corso legale da 500 lire), ma sarebbe in condizioni di attuare una politica socio-economica (reddito di cittadinanza) libera da qualunque interferenza esterna e nel rispetto più assoluto delle norme previste dalla Costituzione Italiana.
Certo, tutti sono buoni a stampare soldi, ma perché non lo si fa? Immaginate uno Stato che per assolvere alle proprie funzioni sociali, invece di tassare i cittadini, stampasse semplicemente denaro.
Immaginate quanto denaro si accumulerebbe anno dopo anno. Quale valore avrebbe quel denaro?
Zero.
Se voi foste un petroliere arabo e doveste vendere 1 milione di barili di petrolio ad un paese che i soldi "te li stampa là per là", accettereste il pagamento? o considerereste carta igienica quel denaro stampato in quel modo?
E pensate che tutto il resto del mondo non farebbe altrettanto?

PS: scommetto la mia pensione di un anno che dopo la diffusione di questo articolo i debunkers negazionisti del signoraggio inizieranno una inconcludente campagna diffamatoria nei miei confronti, diffamatoria perchè non avranno nessuna argomentazione valida a sostenere il contrario di quello che ho affermato, cadranno sempre più in basso nella fossa ideologica della menzogna in cui si stanno seppellendo. Il dato inconfutabile che emerge dalla realtà è che il denaro in circolazione è il debito. "NO DEBT NO MONEY".
A dire il vero, questo P.S. è comparso solo dopo che io ho preannunciato il debunk in una pagina su facebook. E non è mio stile diffamare o oltraggiare nessuno. Commento solo i contenuti.
Sulla sparata finale "NO DEBT NO MONEY" voglio solo ricordare che si, è vero che la maggior parte del denaro esistente è emesso a fronte dell'acquisto di debiti pubblici/privati. Ma non è la causa di quei debiti, visto che l'acquisto è fatto su debiti pre-esistenti.

Libero Cittadino HiRes

10 commenti:

  1. Sei ridicolo ti faccio la pietà di un commento hires ti ha umiliato bene Nicoletta Forchetteri.

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  2. A dire il vero ho pubblicato diversi debunk sulla Forcheri, da quello di Bank of England ad altri su autori segnalati sul suo blog, di Buiter, Colignatus, Werner etc.
    Quando mi avrebbe umiliato la Forcheri?

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  3. x Himes,
    ho letto il post sugli utili di bankitalia e ho visto il bilancio Bankitalia 2008 ultima pagina di cui riporto testualmente:

    "A norma dell’art. 40 dello Statuto, il Consiglio superiore propone, inoltre, la distribuzione
    ai Partecipanti – a valere sul fruttato delle riserve ordinaria e straordinaria –
    di un ulteriore importo di 58.788.000 euro, pari allo 0,50 per cento (come nell’esercizio
    precedente) dell’ammontare complessivo delle riserve al 31 dicembre 2007.
    Pertanto ai Partecipanti verrebbe corrisposto l’importo complessivo di euro
    58.803.600 pari a 196,012 euro per ogni quota di partecipazione."

    punto 1 - dove è stabilito che dal 2002 è lo 0,5% delle rendite fruttate delle riserve?
    e non invece come cita l'art.40 una somma non superiore al 4% dell'importo delle riserve medesime?

    punto 2 - tu sembra che 58 milioni sono poco rilevanti?
    certo che da 15600 euro a 58 milioni ce ne passa non credi?
    58 milioni nel 2008 e credo molti di più nel 2009, visto l'utile record (ma non trovo il bilancio, tu lo hai visionato?)

    con queste cifre rilevanti le quote possiamo veramente paragonarle alle azioni, non credi?
    anzi meglio delle azioni visto che il capitale iniziale e' di 156.000 euro - quindi nessun investimento iniziale ma ottimi guadagni......
    master75

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  4. Allora, rispondo:
    <<
    punto 1 - dove è stabilito che dal 2002 è lo 0,5% delle rendite fruttate delle riserve?
    e non invece come cita l'art.40 una somma non superiore al 4% dell'importo delle riserve medesime?
    >>
    E' una consuetudine, che ho letto prima su wikipedia e poi ho verificato andando a leggere vari bilanci di bankitalia dal sito ufficiale

    <<
    punto 2 - tu sembra che 58 milioni sono poco rilevanti?
    certo che da 15600 euro a 58 milioni ce ne passa non credi?
    >>
    Certo, infatti ho messo un post scriptum nella nota originale che ho pubblicato.
    Però formalmente i 15600 sono parte dell'utile distribuito dalla BCE, mentre i 58 milioni dipendono dalle riserve proprie.

    <<
    58 milioni nel 2008 e credo molti di più nel 2009, visto l'utile record (ma non trovo il bilancio, tu lo hai visionato?)
    >>
    No, proprio per il motivo che ti dicevo, la cifra distribuita ai privati non cambia al variare dell'utile distribuito dalla BCE. Questa è una cosa che dovrebbe farti riflettere.
    Da che mondo e mondo se ci sono più utili per una ditta privata, maggiori sono i dividendi. Questo invece non accade per bankitalia.
    Vedi infatti il bilancio 2009 di bankitalia, ultima pagina.
    Ovviamente oltre quelli bankitalia paga anche le varie imposte (IRE,IRAP etc.)

    <<
    con queste cifre rilevanti le quote possiamo veramente paragonarle alle azioni, non credi?
    >>
    No, e, a differenza di quanto tu credi, 50 milioni di euro l'anno da redistribuire tra tutti i partecipanti non sono una gran cifra, parlando di bankitalia.

    <<
    anzi meglio delle azioni visto che il capitale iniziale e' di 156.000 euro - quindi nessun investimento iniziale ma ottimi guadagni......
    >>
    Quello è il capitale sociale, e non credo sia quello che hanno pagato le banche, forse per capire questo ci sarebbe bisogno di indagare meglio.

    RispondiElimina
  5. x hires,

    punto 1 - se è come dici una consuetudine, e non ne dubito, teoricamente ci potrebbero esserne altre che non non conosciamo, e soprattutto lo Statuto diventa carta straccia, se è possibile applicare consuetudini non previste in esso.....


    punto 2 - se formalmente gli utili sono 15600 ma poi materialmente (e soprattutto discrezionalmente), in base a consuetudini non scritte, possono comunque decidere , di ripartire cifre di una certa consistenza, (intaccando la riserva certo) conta più la forma o la sostanza?

    No, proprio per il motivo che ti dicevo, la cifra distribuita ai privati non cambia al variare dell'utile distribuito dalla BCE.
    .........rispetto alle azioni sicuramente non è la stessa cosa, non lo nego

    chi compra le azioni fa un grosso investimento iniziale, nel caso delle quote, olte alle quote iniziali per il capitale di 156.000 euro, che spese hanno affrontato le banche?
    indaghiamo :D

    sai per caso a quanto ammonta il fondo di riserva?
    master75

    RispondiElimina
  6. <<
    punto 1 - se è come dici una consuetudine, e non ne dubito, teoricamente ci potrebbero esserne altre che non non conosciamo, e soprattutto lo Statuto diventa carta straccia, se è possibile applicare consuetudini non previste in esso.....
    >>
    E' una consuetudine, ma all'interno del regolamento, che prevede che sia massimo il 4%, quindi è una consuetudine a favore dello Stato se noti.
    E comunque rientra pienamentenel regolamento. La consuetudine è infatti di distribuire il minimo previsto dallo Statuto.


    <<
    punto 2 - se formalmente gli utili sono 15600 ma poi materialmente (e soprattutto discrezionalmente), in base a consuetudini non scritte, possono comunque decidere , di ripartire cifre di una certa consistenza, (intaccando la riserva certo) conta più la forma o la sostanza?
    >>
    Stesso errore di prima, lo statuto è pienamente rispettato.


    <<
    sai per caso a quanto ammonta il fondo di riserva?
    >>
    c'è nel bilancio senz'altro, ma per ricavarlo basta fare il calcolo inverso no?
    (utile distribuito-15600)/ 0.5 = .. a mente..
    circa 60 milioni * 200 = un po' meno di 1,2 miliardi di euro

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  7. scusami, ho dimenticato uno zero..
    60 milioni * 200 = 12 miliardi di euro

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  8. Bel blog, stai facendo un ottimo lavoro in giro c'è tanta disinformazione sull'argomento. Strano che google non metta te ai primi posti ma il sito-cesso di Pascucci

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  9. Nel ranking di google incidono il numero di link che puntano alla pagina, e i siti complottisti sono centinaia e zeppi di link reciproci

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